Il dottor Francesco Cariati praticava, da solo, circa 250 aborti ogni anno all’Ospedale Civile Annunziata.
“Abortire in Calabria non è mai stato semplice. Non abbiamo mai dato per scontato il diritto ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza e purtroppo avevamo ragione: oggi a Cosenza la Legge 194 del 1978 è ignorata”. E’ la denuncia social del Collettivo FEM.IN Cosentine in lotta, giunta dopo le dimissioni di Francesco Cariati, unico ginecologo non obiettore dell’Ospedale Civile Annunziata. Nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del nosocomio di Cosenza era solo lui a praticare circa 250 aborti ogni anno.
“Ora questo non è più un diritto nella nostra città”, ribadisce il movimento femminista, che in attesa della nomina del sostituto del dimissionario offre “supporto materiale e psicologico a chi in questo periodo avrà più difficoltà del solito e non può andare fuori provincia o fuori regione per accedere al servizio”. Anche se dall’ospedale rassicurano: “Stiamo lavorando per ripristinare la prestazione sanitaria”.
“Nella provincia di Cosenza si può abortire chirurgicamente solo a Castrovillari, mentre per l’aborto farmacologico bisogna spostarsi fuori regione per la mancata distribuzione da parte dell’Asp della pillola abortiva Ru486”, incalza Pino Assalone, sindacalista della Cgil, intervistato da Repubblica. “E’ incredibile – continua il Collettivo FEM.IN. nella sua denuncia su Facebook – quanto in fretta possano negarci la libertà di autodeterminarci; quanto in una manciata di ore possano precludere l’aborto a chi non può andare fuori provincia o fuori regione per accedere al servizio”.
“Io sono abituato a dare la vita, è il mio lavoro – spiegava Cariati in una recente intervista a ICalabresi.it –. Ed è molto difficile far coesistere la mia attività di ginecologo che accompagna le donne fino al parto con quella di medico non obiettore che aiuta ad abortire. Da una parte do la vita, dall’altra devo interromperla. Perché lo faccio? Per garantire un diritto: quello che hanno le donne di accedere a un servizio che la legge impone agli ospedali di fornire. Ci sono donne disperate che, se non hanno la possibilità di abortire in ospedale, potrebbero finire in situazioni di illegalità e mettere a rischio la loro vita”.
E aggiungeva: “Mi sento molto solo. Soprattutto perché è complicato garantire ogni settimana questo servizio. I ginecologi non obiettori di coscienza sono animali in via di estinzione. Lavoriamo sul filo dei giorni, il tempo è prezioso. Per le Ivg chirurgiche ho bisogno di anestesisti, ostetriche e infermieri, anche loro non obiettori, e sono pochissimi. Bisogna organizzare e incastrare i turni di lavoro. Al di là delle ferie programmate, sempre tenendo conto delle urgenze delle pazienti, non possiamo permetterci di assentarci, altrimenti il servizio si interrompe”. Cosa che effettivamente è accaduta.
Redazione Nurse Times
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