Si tratta della settima operazione di questo tipo all’ospedale meneghino, stavolta in piena emergenza coronavirus.
Il Policlinico di Milano è stato tra i primi in Europa a realizzare un intervento chirurgico per correggere in utero la spina bifida, un grave difetto della colonna vertebrale che viene diagnosticato in epoca prenatale in circa una ogni 3mila gravidanze. E pochi giorni fa, sempre al Policlinico, è stato portato a termine con successo il settimo intervento di questo tipo su una futura mamma proveniente da un’altra regione.
L’ultima operazione, che richiede una notevole preparazione tecnica per essere eseguita e un centro altamente specializzato, a causa dell’urgenza è stata eseguita durante l’emergenza coronavirus. Questo ha richiesto un ulteriore sforzo organizzativo sia per allestire uno spazio operatorio dedicato, sia per concentrare le figure specialistiche che in questo momento sono impegnate a gestire le tante urgenze dovute a Covid-19.
La spina bifida è un difetto che può causare gradi variabili di disabilità nel nascituro. Nei casi più gravi può portare a paralisi degli arti inferiori, a disturbi della funzione della vescica e dell’intestino, ed essere addirittura fatale. L’intervento chirurgico in utero può cambiare significativamente la qualità di vita di questi bambini. Il feto viene operato intorno alla 26esima settimana di gestazione con tecniche di chirurgia mininvasiva, introducendo nell’utero della madre strumenti sottilissimi (3 millimetri di spessore). I chirurghi operano grazie a un costante monitoraggio ecografico, raggiungendo la colonna vertebrale del piccolo e riparando il danno causato dalla patologia.
Anche il settimo intervento, così come i precedenti, è stato portato a termine con successo. Ora bisognerà attendere la nascita e lo sviluppo del bimbo nei primi anni di vita per poter verificare l’efficacia del trattamento. I risultati preliminari riguardanti i primi cinque casi operati dall’equipe del Policlinico sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neurosurgical Focus, e il Policlinico è componente attiva dell’International fetoscopic spina bifida repair consortium, una rete di collaborazione e condivisione di dati tra i più importanti centri al mondo di medicina e chirurgia fetale e perinatale che si occupano di questi trattamenti.
“In un ambito così delicato e con l’utilizzo di tecniche sofisticate di recente introduzione – spiegano gli esperti del Policlinico di Milano – è fondamentale il continuo monitoraggio degli esiti osservati e la loro condivisione con la comunità scientifica internazionale, con lo scopo di contribuire a un loro progressivo miglioramento e a una riduzione dei rischi associati con questo tipo di interventi, tra cui soprattutto il rischio di parto prematuro”.
La delicatezza di un’operazione in utero è evidente anche dal numero di specialisti che hanno lavorato in sinergia: i chirurghi fetali Nicola Persico, Isabella Fabietti e Simona Boito, i chirurghi pediatrici Francesco Macchini ed Ernesto Leva, il neurochirurgo Giorgio Carrabba, le anestesiste Giuliana Porro e Laura Colantonio, di cui è responsabile Edoardo Calderini, i neonatologi diretti da Fabio Mosca e i ginecologi guidati da Enrico Ferrazzi. A tutti loro si è affiancato un personale infermieristico dedicato, coordinato dal caposala Carlo Scala.
“Il trattamento in utero della spina bifida – spiega Ernesto Leva, direttore della Chirurgia pediatrica del Policlinico di Milano – rappresenta una frontiera della medicina fetale che in condizioni di normalità richiede una sinergia multidisciplinare non comune. Ma questa volta, in concomitanza con l’emergenza da Covid-19, l’esecuzione della procedura ha rappresentato uno sforzo organizzativo delle risorse sia umane che tecnologiche enorme. Uno sforzo che solo un Ospedale all’avanguardia come il Policlinico poteva compiere anche in questo momento di grave criticità, garantendo ai genitori del piccolo le migliori cure che oggi possiamo offrire con la massima sicurezza”.
“L’intervento di correzione in utero della spina bifida – conclude Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano – è un’ulteriore conferma di quanto i nostri esperti siano in grado di fare la differenza nelle patologie rare, e in quelle che richiedono un approccio estremamente complesso e integrato. Con questa operazione possiamo minimizzare i danni di una patologia che rischia davvero di compromettere la qualità di vita di un bambino, e in diversi casi è capace di salvare la vita di un piccolo che altrimenti potrebbe non nascere. Nel Mangiagalli Center del Policlinico c’è un percorso dedicato alla chirurgia fetale che da tempo accoglie donne da tutta Italia, per intervenire con successo anche su gravi patologie come l’ernia diaframmatica e per affrontare casi che altrove non avrebbero una cura”.
Redazione Nurse Times
Fonte: InSalute News
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