La conferma arriva da uno studio del Santa Lucia Irccs di Roma, che evidenzia la capacità dei linfociti T di riconoscere la mutazione e di proteggere dai casi gravi.
La vaccinazione anti-Covid protegge dalla variante Omicron. Sì, perché, anche se gli anticorpi calano nel tempo e non riconoscono bene le nuove mutazioni, le cellule T del sistema immunitario rimangono di guardia. Lo evidenzia un nuovo studio dell’Istituto di ricerca e ospedale di neuroriabilitazione Santa Lucia Irccs di Roma, da cui emerge appunto la capacità delle cellule T del sistema immunitario di riconoscere la nuova variante e quindi di proteggere dalla malattia grave e dall’ospedalizzazione.
Per lo studio sono state condotte analisi immunologiche su campioni di sangue provenienti da 61 donatori sottoposti a diverse tipologie di vaccinazione. Il protocollo utilizzato per la ricerca consiste nell’esposizione dei linfociti T dei donatori alla proteina Spike del ceppo originale di SARS-CoV-2, contro cui sono stati preparati i vaccini attualmente in uso. Il 100% dei donatori ha risposto con l’attivazione dei linfociti T specifici per il coronavirus.
I linfociti T sono stati poi esposti ai frammenti mutati della proteina Spike della variante Omicron, generando una risposta cellulare in circa il 70% degli individui. Tuttavia questa risposta era ridotta di quasi il 50%, ossia era minore il numero di cellule che riconosceva la proteina Spike mutata. Alla luce di questi dati l’efficacia residua dei vaccini a mRNA è stata stimata di circa l’80% rispetto a quella contro la variante originale.
“Gli anticorpi – sottolinea Giovanna Borsellino, direttrice del Laboratorio di Neuroimmunologia del Santa Lucia – sono solo una parte degli strumenti che il sistema immunitario mette in campo per combattere le infezioni. L’immunità cellulare è costituita da un esercito di cellule del sangue addestrate a riconoscere il virus, dotate anche di memoria e longevità: i linfociti T. Con questo lavoro è stato dimostrato che riconoscono anche la variante Omicron, seppur in misura ridotta rispetto al virus originale di Wuhan contro cui siamo stati vaccinati. Questi linfociti T hanno, chimicamente, una visione più ampia del virus rispetto agli anticorpi, e riescono a sorvolare su piccoli cambiamenti nella sua struttura, rimanendo sempre sul bersaglio”.
Redazione Nurse Times
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