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Coronavirus, Tar Lazio dice no all’assistenza domiciliare per i medici di famiglia

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Coronavirus, "In assenza di sintomi, tampone solo a contatti stretti di caso confermato"
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Accolto il ricorso del sindacato Smi: il compito assegnato ai MMG dalla Regione spetta solo alle Usca. Pronto il ricorso.

Il Tar Lazio (vedi sentenza allegata) ha accolto il ricorso presentato dal sindacato Smi, che sosteneva come una serie di provvedimenti assunti dalla Regione Lazio avesse investito i medici di medicina generale di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti affetti da coronavirus che per legge (art. 8 D.L. n. 14/2020 ed art. 4-bis D.L. n. 18/2020) dovrebbe invece spettare solo alle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), istituite d’urgenza dal legislatore nazionale proprio a questo scopo. I medici di famiglia, dunque, dovrebbero occuparsi unicamente dell’assistenza domiciliare ordinaria (pazienti non Covid).

Una sentenza, quella del Tribunale amministrativo regionale, che certamente farà discutere, anche alla luce del recente accordo sui tamponi rapidi in capo agli stessi medici di famiglia, che potrebbero effettuarli anche a domicilio.

La Regione Lazio però, non ci sta e annuncia ricorso. “Proporremo ricorso urgente al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio – comunica l’Unità di crisi regionale -, che è in contraddizione con le funzioni che il nuovo ACN assegna ai medici di medicina generale (MMG), tant’è che di recente è stato siglato l’accordo nazionale, non dalla sigla che ha proposto il ricorso, che permettere loro di eseguire i tamponi rapidi, dove necessario anche a domicilio. La sentenza del Tar, che rispettiamo, non tiene conto di un quadro di forte evoluzione del ruolo dei medici di medicina generale nel contrasto alla pandemia, e arriva dopo otto mesi dalle modalità organizzative messe in atto, che finora hanno consentito di essere nella cosiddetta zona gialla”.

Prosegue la nota: “Nel Lazio vi sono oltre 60mila persone in isolamento domiciliare ed è tecnicamente impossibile gestirle unicamente con le Usca-R. E’ innanzitutto compito della medicina territoriale farsi carico, con i dovuti mezzi di protezione e la dovuta formazione, di questi pazienti che molte volte non sono affetti unicamente da Covid, ma anche da altre patologie croniche. Pertanto l’assunto del Tar per cui gli MMG dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza ordinaria domiciliare (non Covid) è tecnicamente impossibile in una visione olistica del paziente. Vorrebbe dire che un anziano iperteso diabetico e con il Covid può avere un’assistenza domiciliare dell’MMG solo per le patologie croniche, anziché per l’intero quadro clinico”.

E ancora: “Proprio in questi giorni, attraverso il commissario nazionale per l’emergenza, si stanno distribuendo a tutti i medici i kit per i tamponi rapidi antigenici, da fare nei loro studi, o presso locali messi a disposizione dalle Asl e dei Comuni, e lì dove necessario, anche a domicilio, ed è per questo che la Regione Lazio ha disciplinato su base volontaria e nell’ambito delle prerogative attribuite dalla legge questa modalità. Ora c’è un rischio di un danno grave e irreparabile alla rete dell’assistenza territoriale nel contrasto alla pandemia”.

Redazione Nurse Times

ALLEGATO: Sentenza Tar Lazio

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