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Coronavirus, spaventa la variante brasiliana. Galli: “Bella tosta”

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Coronavirus, Galli preoccupato dalla variante brasiliana: "Bella tosta"
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L’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano non nasconde la preoccupazione per la mutazione evidenziata a Manaus.

Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’Università degli Studi di Milano, non nasconde la propria preoccupazione per la variante brasiliana del coronavirus, di cui tanto si parla in questi giorni: “È una variante bella tosta, che ci tocca studiare parecchio. Chiudere i voli dal Brasile è stata una decisione necessaria e sacrosanta”.

Il lignaggio evidenziato a Manaus (capitale del grande Stato brasiliano di Amazonas), denominato P.1, contiene una costellazione unica di mutazioni, comprese alcune di importanza biologica note come E484K, K417T e N501Y. Quest’ultima è comune alla variante inglese, mentre P.1 e la variante sudafricana condividono tre posizioni di mutazione nella proteina Spike, tra cui E484K. Le tre varianti, nonostante le somiglianze, sembrano essere sorte in modo completamente indipendente ed essere associate a un rapido aumento dei casi nei luoghi dove sono state identificate.

“La variante brasiliana, che ha fatto già chiudere l’Inghilterra, è una cosa pesante – afferma Galli –. Quello che è capitato a Manaus mette la pietra tombale sulla strategia di chi ha in mente di far circolare il virus indisturbato per arrivare a un’immunità di gregge a furia di infezioni. A Manaus è accaduto invece che, lasciando girare il virus come gli pare, si è avuta sì una percentuale importante di gente che si è infettata, e quindi immunizzata, ma non abbastanza importante da creare una vera barriera. È successo quindi che il virus ha sviluppato la mutazione giusta per tornare a essere in grado di colpire non solo quelli che non aveva ancora infettato, ma in qualche caso anche quelli che si erano già ammalati. È un elemento di notevole preoccupazione”.

Sulla possibilità che questa variante comporti rischi per l’efficacia dei vaccini, poi, Galli non si sbilancia: “Non sappiamo ancora. La mutazione 501, alla fine, pare di no. Ma non sappiamo ancora se il vaccino prenda o non prenda la 484k, che in un ceppo brasiliano si associa alla 501y. Credo che verificarlo sarà il primo lavoro che faranno alla Pfizer. Le mutazioni virali emergono casualmente, ma se sono vantaggiose, la ‘prole’ del primo virus in cui compare ‘la mantiene’, e questo sembra essere il caso”.

Redazione Nurse Times

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