La Gran Bretagna e il Paese asiatico hanno autorizzato l’uso emergenziale, ma Ema e Fda hanno chiesto nuovi documenti all’azienda farmaceutica. E ci vorrà tempo per analizzarli.
Il vaccino messo a punto da Università di Oxford e AstraZeneca, in collaborazione con l’italiana Irbm, ha avuto il via libera in Gran Bretagna e India per l’uso emergenziale. Negli Stati Uniti e in Europa, invece, non è stato ancora approvato perché, durante i test sul gruppo dei vaccinati, sono stati forniti per sbaglio due diversi dosaggi, con la conseguenza che al momento non conosciamo i dati certi sull’efficacia del vaccino: si era parlato del 90%, ma con il primo dosaggio si fermava al 60% circa.
Da qui la richiesta di ulteriori dati da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che ha costretto l’azienda anglo-svedese a produrre nuovi documenti. Serve del tempo per analizzarli, e per questo non è ad oggi possibile prevedere se e quando avverrà l’approvazione.
Il vaccino di AstraZeneca è uno di quelli su cui l’Europa ha puntato di più. A cominciare dall’Italia, che ha prenotato 40,30 milioni di dosi. La stessa quantità è stata chiesta a Sanofi, superata solo da quella di Johnson & Johnson (53,84 milioni), che però è un vaccino a dose singola, mente gli altri prevedono due iniezioni a testa.
Il 27 agosto la Commissione Europea ha firmato con AstraZeneca un accordo che prevede l’acquisto per conto di tutti gli Stati membri di 300 milioni di dosi, con l’opzione di altri 100 milioni di dosi supplementari. La Gran Bretagna ha deciso invece di procedere in modo indipendente, sotto la pressione dell’impennata di casi dovuta alla nuova variante del virus, approvando il vaccino in via emergenziale. Attraverso la dichiarazione di una fonte anonima al Times, il gruppo farmaceutico ha promesso al Governo di Boris Johnson che fornirà 2 milioni di dosi a settimana per accelerare la campagna.
Intanto il nuovo report di Astra Zeneca è arrivato all’Ema (il 30 dicembre), ma l’esame dei dati richiede non meno di 30 giorni lavorativi. L’eventuale approvazione riguarderebbe gli individui che hanno meno di 55 anni, in quanto la sperimentazione è condotta prevalentemente su soggetti in questa fascia d’età.
Anche il via libera negli Stati Uniti non è previsto a breve. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, la Food and Drug Administration (Fda), ente per il controllo sui farmaci, dovrebbe ricevere i dati a marzo, e quindi esclude fino ad aprile qualsiasi autorizzazione alla concessione dell’uso in emergenza.
Redazione Nurse Times
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