In attesa di un vaccino specifico, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) la raccomanda come primo baluardo contro l’epidemia.
Dal punto di vista sanitario, la pandemia da coronavirus ha avuto gravi ripercussioni non solo per gli effetti diretti in termini di morbosità e mortalità, ma anche per le gravi conseguenze indirette perché la paura di contagiarsi ha spinto molte persone a non rivolgersi agli ospedali in modo tempestivo, pur in presenza di patologie severe come ictus e infarti.
Un altro aspetto rilevante correlato all’epidemia e osservato non solo in Italia è il drammatico calo delle coperture vaccinali sia per le immunizzazioni dell’età pediatrico-adolescenziale che per quelle raccomandate nell’adulto e nell’anziano. Paradossalmente, nello stesso periodo, a livello globale è stato più volte ribadito come l’assenza di un vaccino contro il Covid-19 rappresenti la principale causa della drammatica situazione sanitaria ed economica in cui si trova il nostro pianeta.
Tale considerazione ci deve portare a riflettere su come sarebbe il mondo senza i vaccini che ci hanno portato ad eliminare gravi malattie, talora mortali. Si pensi, per esempio, alla difterite o alla poliomielite. Allo stato delle attuali conoscenze è probabile che nella prossima stagione autunno-invernale vi possa essere un ritorno su più larga scala dei contagi da SARS-CoV-2.
In tale situazione la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) rimarca come sia fondamentale proteggere la popolazione, con particolare riguardo alle fasce fragili, utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione, compresi i vaccini già disponibili per altre patologie, che rappresentano uno strumento formidabile di prevenzione primaria. L’incremento delle coperture vaccinali per influenza e pneumococco diventa quindi preminente, considerato l’impatto che hanno le malattie provocate dai microrganismi responsabili di queste infezioni soprattutto sulla popolazione anziana e sui soggetti di qualsiasi età affetti da malattie croniche (cardiopatie, patologie croniche dell’apparato respiratorio, cancro, diabete, ecc.). Tra l’altro assume primaria importanza abbassare l’incidenza di malattie respiratorie acute nella popolazione perché di fatto si agevola l’attività di chi deve fare diagnosi differenziale tra SARS-CoV-2 e altri patogeni respiratori che, causando sindromi caratterizzate da segni e sintomi quali febbre e tosse, sono indistinguibili dal punto di vista clinico.
La SItI, in sintonia con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ribadisce come la vaccinazione antinfluenzale costituisca una priorità sia in funzione dell’elevato impatto che hanno in Italia le sindromi similinfluenzali (Ili), con numeri che in ogni stagione sono stimati in circa 8-10 milioni di casi, sia in relazione alle insoddisfacenti coperture vaccinali raggiunte, che sono intorno al 50% nella popolazione target dei soggetti oltre i 64 anni di età e circa il 25% nei pazienti con fattori di rischio. Ben distanti, quindi, dal 75% quale obiettivo minimo perseguibile indicato annualmente nella Circolare ministeriale su “Prevenzione e controllo dell’influenza”.
Un’ulteriore prospettiva da tenere a mente riguarda la composizione del vaccino per la prossima stagione influenzale, che avrà due nuove varianti antigeniche di tipo A e una nuova variante antigenica di tipo B. Essendo un vaccino completamente diverso rispetto a quello dell’anno precedente, si rafforza la raccomandazione di sottoporsi alla pratica vaccinale al fine di ridurre l’incidenza dell’influenza, le sue complicanze e la mortalità a essa correlata.
Considerata la situazione epidemiologica relativa alla circolazione di SARS-CoV-2, la già citata Circolare ministeriale raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre, e le Regioni hanno opzionato quantitativi aumentati di vaccini antinfluenzali per raggiungere l’obiettivo di un significativo aumento delle coperture vaccinali. Tuttavia la pandemia ha drammaticamente posto all’attenzione pubblica l’importanza di un’organizzazione sanitaria in grado di monitorare, coordinare, presidiare e gestire le emergenze sanitarie a livello territoriale, evidenziando di fatto il ruolo strategico dei dipartimenti di prevenzione.
Gli igienisti italiani e tutti gli operatori sanitari della prevenzione sostengono in modo deciso che la tragica esperienza maturata durante l’emergenza debba comunque costituire un prezioso patrimonio di conoscenze, da valutare attentamente e usare come riferimento per un presidio efficiente della salute pubblica nell’immediato futuro. A partire dalla imminente stagione invernale, con un’adesione sempre più consapevole da parte della popolazione alla vaccinazione influenzale.
Redazione Nurse Times
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