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Coronavirus: l’importanza del saturimetro

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Coronavirus: l'importanza del saturimetro
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Rilanciamo un articolo di Biomedicalcue.it che spiega il funzionamento del dispositivo considerato spesso salvavita dai medici.

Ultimamente, nella lotta contro il coronavirus, sentiamo spesso parlare del saturimetro, che in alcuni casi ha addirittura salvato la vita di persone positive. Per questo motivo i medici lo reputano un dispositivo salvavita e utile da tenere in casa. Ma perché è importante? Cosa misura? Come va letto?

Il saturimetro, noto tecnicamente come pulsossimetro, è un dispositivo portatile e non invasivo dal costo di poche decine di euro che è in grado di misurare la frequenza cardiaca, ma soprattutto la quantità di ossigeno contenuta nel sangue. Quest’ultimo è un parametro importante da monitorare nei soggetti affetti da Covid-19. Innanzitutto la non invasività della misurazione si ha perché è sufficiente utilizzare il dito, in quanto ricco di capillari, per acquisire un segnale PPG (Photoplethysmography) da cui estrarre informazioni sull’ossigenazione del sangue e attività cardiovascolare.

Qual è il funzionamento base? È semplice, vengono sfruttati principi ottici per i quali una sorgente luminosa (nel nostro caso sarà un led) emetterà luce a una certa lunghezza d’onda che attraverserà il dito. Sicuramente una parte di essa sarà catturata dal sangue e, mediante un fotodiodo posizionato in opposizione al primo, sarà quantificata la luce uscente dalla superficie che, indirettamente, ci darà informazioni sulla saturazione del sangue.

Nello specifico, è stato osservato che l’emoglobina (Hb), contenuta nel sangue e responsabile del trasporto di ossigeno in tutto il corpo, modifica il suo picco di assorbimento a seconda della quantità di ossigeno legato: un intervallo di 600-805 nm implica la presenza di Hb povera di O2; viceversa, sangue fortemente ossigenato presenta un intervallo intorno ai 805-1.000 nm. Quindi il saturimetro possiede una coppia di led disposti su una clip il cui range di lavoro è compreso tra i 660 (luce rossa) – 900 nm (infrarosso). Perciò è in grado di rilevare eventuali picchi sia per bassi valori di lunghezza d’onda (sangue povero di ossigeno) o più alti (sangue ricco di ossigeno).

Un altro parametro che è in grado di quantificare, sempre a partire dal segnale PPG acquisito, è la frequenza cardiaca. Questo è reso possibile perché, quando il cuore è in sistole (in contrazione), eietta una quantità di volume di sangue maggiore nella circolazione sistemica. Queste fluttuazioni periodiche generano, nel segnale PPG, picchi positivi per la sistole e picchi negativi per la diastole. Il saturimetro è così in grado di fornire la frequenza cardiaca contando i picchi positivi.

Quindi abbiamo capito come funziona in generale un saturimetro. Ma come può tornarci utile nella lotta contro il Covid? Ora ve lo spieghiamo. La grande utilità nasce dalla possibilità di acquistare questo dispositivo e utilizzarlo comodamente a casa, soprattutto in caso di positività al Covid-19. Infatti un soggetto positivo lievemente sintomatico o asintomatico, costretto in quarantena a casa fino all’esito negativo del tampone molecolare, può monitorare da sé il livello di saturazione di ossigeno nel sangue e, in caso di peggioramento repentino, può subito intervenire chiamando il medico o l’ospedale.

Il Covid-19 è un virus subdolo, che colpisce in maniera diversa. Quindi, accorgersi di un livello di O2 più basso nel sangue implica che qualcosa nei polmoni (in particolare negli alveoli, dove avviene lo scambio di ossigeno e anidride carbonica con il sistema cardiovascolare) non funziona. E, come sappiamo, il Sars-CoV-2 è noto per alternare la funzionalità respiratoria.

I valori normali di ossigenazione (riportati come SpO2) vanno dal 97% in su per soggetti sani mentre per gli anziani e/o persone con altre patologie potrebbero scendere fino al 94% ed essere reputati ancora accettabil. Se dovessero scendere di 4-5 punti percentuali, allora c’è da preoccuparsi.

È importante effettuare la misurazione sempre nella stessa posizione, senza guanti e possibilmente senza smalto per unghie. Alcuni pazienti, come quelli affetti da Fenomeno di Raynaud o da patologie che causano una cattiva circolazione delle dita, possono mostrare valori della saturazione dell’ossigeno falsamente più bassi. Scaldare bene le dita può evitare, almeno in parte, questo problema.    

Redazione Nurse Times

Fonte: Biomedicalcue.it

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