Gli infermieri e gli operatori in servizio presso l’Asl di Vercelli pare non abbiano neanche il diritto ad essere sottoposti a quarantena dopo essere entrati in contatto con un paziente contagiato da Coronavirus.
La persona risultata positiva è transitata prima presso il nosocomio di Borgosesia per poi essere trasferita nel reparto di rianimazione dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli (riadattato per accogliere e gestire casi di contagio da Covid-19 diventando così punto di riferimento del quadrante per tale patologia).
I professionisti della salute che hanno assistito il paziente contagiato da Coronavirus sarebbero stati richiamati in servizio il giorno dopo nonostante si fossero messi in quarantena cautelativa volontaria, prescritta a causa del “contatto”.
A denunciare quanto accaduto è il sindacato infermieristico Nursing Up che chiede “l’immediato intervento della Regione e dei vertici dell’Asl di Vercelli perché vengano date spiegazioni e giustificazioni su di un fatto avvenuto nella stessa Asl di Vercelli che, se confermato, sarebbe gravissimo”.
“Secondo quanto ci è stato segnalato – spiega la nota del sindacato -, diverse unità di personale che sono entrate in contatto diretto con il paziente, durante le fasi di trasporto e di sistemazione nella rianimazione, sono state poi messe lo stesso giorno in “contumacia fiduciaria a casa” perché considerati contatti diretti. Alcuni di questi operatori però, infermieri e professionisti sanitari, avevano già raggiunto il loro domicilio e altri erano ancora in ospedale a Vercelli, dove in realtà si sono fermati per la contumacia, tra l’altro senza che fosse garantita loro una adeguata sistemazione. Incredibilmente poi però, gli stessi operatori, il giorno successivo all’arrivo del paziente positivo, sono stati richiamati in servizio, pur se considerati “contatti diretti”, per coprire dei turni di 12 ore. Un fatto molto grave che contrasta con le direttive del Ministero della Salute sulla contumacia del personale conseguente al contatto con una persona dimostratasi positiva al Covid-19, e inoltre rappresenta una violazione del CCNL sulla disciplina dell’orario di lavoro”.
Il sindacato ha chiamato in causa la Direzione dell’Asl e la Regione per avere chiarimenti in merito a quanto accaduto e per capire se, in qualche modo, sarebbero state violate le disposizioni del Ministero per la gestione del contagio e la sicurezza dei lavoratori sanitari a contatto con persone affette dal Covid-19.
Claudio Delli Carri, segretario regionale del Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up, ha dichiarato quanto segue:
“È necessario che la Regione e l’Asl di Vercelli diano immediate spiegazioni su quanto accaduto, chiarendo subito una tale comportamento. Se tutto ciò venisse confermato, infatti, si sarebbe configurata una palese e gravissima violazione dei protocolli di sicurezza sul contagio da Covid-19, sulla tutela dei lavoratori e delle loro famiglie, vanificando tutti gli sforzi che la sanità sta mettendo in campo in questi giorni. Stentiamo a credere che una tale situazione sia stata affrontata con tanta leggerezza. Se il problema a Vercelli è la scarsità di personale l’unica soluzione sono le assunzioni straordinarie da fare subito, immediatamente. Pensare a far rientrare al lavoro infermieri che invece dovrebbero essere in contumacia fiduciaria, per il periodo necessario, dopo essere entrati in contatto con un paziente potenzialmente contagioso, è semplicemente da irresponsabili. Ripeto, vogliamo risposte immediate che chiariscano quanto accaduto”.
Una segnalazione da parte delle Rsu sarebbe poi stata inoltrata alla direzione Asl. Nessuna replica è però ancora giunta.
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