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Coronavirus, in arrivo il vaccino che può piacere ai no vax. Garattini: “Novavax è diverso dagli altri”

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Coronavirus, in arrivo il vaccino che può piacere ai no vax. Garattini: "È diverso dagli altri"
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A breve l’okay dell’Ema. Il presidente dell’Istituto “Mario Negri”, intervistato da Huffington Post, parla dei possibili vantaggi.

“Novavax è diverso dagli altri vaccini perché è composto dalle proteine del virus SARS-CoV-2. Queste contengono la parte del virus che muta meno, ed è per tale motivo che si ha la speranza che possa essere efficace con più di una variante”. Silvio Garattini, decano dei farmacologi, presidente dell’Istituto “Mario Negri” di Milano, spiega a Huffpost che il vaccino Novavax, di cui si attende l’approvazione da parte dell’Ema in questi giorni, è stato pensato per combattere diverse varianti del virus. “Certo questa è la teoria – afferma il professore –. Poi bisogna vedere cosa succederà una volta somministrate le dosi a milioni di persone”.

Nuvaxoid, questo il nome commerciale, è stato creato da un’azienda biotech statunitense e sfrutta la tecnica delle proteine ricombinanti, che viene utilizzata ormai da diversi decenni contro malattie come pertosse, epatite o meningite. L’Ema ha annunciato che l’approvazione di questo vaccino, considerato più “tradizionale”, potrebbe arrivare entro fine anno e potrà essere somministrato alle persone dai 18 anni in su.

Il professor Garattini conferma che il vaccino è stato valutato come molto efficace e sembra rispettare i parametri dell’Ema: “Dagli studi effettuati pare che l’efficacia sia molto alta, che sia ben tollerato, inoltre per conservare questo vaccino non dovrebbe esserci bisogno della catena del freddo. Quindi potrebbe essere adatto anche ai Paesi a basso reddito. Speriamo sia davvero così”

Il vaccino è considerato più “tradizionale” o più “antico” perché non funziona come i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) o a vettore virale (Astrazeneca e Johnson&Johnson). Non funziona, cioè, grazie alle molecole di acido ribonucleico messaggero (RNA), che contengono le istruzioni affinché le cellule della persona che si è vaccinata sintetizzino la cosiddetta proteina Spike. “Non è l’RNA che produce proteine nelle cellule che poi suscitano risposta immunitaria, ma sono le stesse proteine del virus che vanno a legarsi con le proteine delle membrane cellulari, vengono considerate anche loro come estranee dall’organismo e quindi viene poi sviluppata la risposta immunitaria”, spiega Garattini.

Il Novavax non funziona neanche come un vaccino a vettore virale, cioè non utilizza un virus per portare all’interno della cellula la sequenza del codice genetico che codifica per la proteina Spike. Il Novavax si serve però di un adiuvante, la saponina, una sostanza chimica che, continua Garattini, “sembra che riesca a rafforzare la risposta immunitaria”.

Proprio perché basato su una una tecnologia più antica, che si serve anche di adiuvanti, secondo il professore, questo vaccino potrebbe “convincere maggiormente le persone che ancora sono reticenti a vaccinarsi”. Sono ancora 6,5 milioni le persone sopra i 12 anni d’età che non hanno nemmeno cominciato il ciclo vaccinale. Molte di queste sono in fascia lavorativa, fra i 30 e i 60 anni. Nella fascia tra i 40 e i 49 anni gli italiani no vax sono oltre un milione e trecentomila. ”È il 10% della popolazione ed è un numero significativo, che favorisce la circolazione del virus”, ha affermato Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss.

“Gli adiuvanti sono presenti in molti dei vaccini tradizionali, anche in quelli influenzali. Mentre queste sostanze non sono presenti nei vaccini come Pfizer o Astrazeneca, che invece presentano un contenuto molto meno complesso”, osserva Garattini. Secondo il professore è possibile che, se questo nuovo vaccino viene propagandato come più simile a quelli tradizionali, alcuni no vax si convincano ad effettuare il vaccino. “Anche se – ribadisce il professore – non c’è nessuna ragione scientifica che possa portare a pensare che Novavax sia meglio degli altri vaccini. L’efficacia, stando agli studi effettuati finora, è più o meno uguale”

Di Novavax si dice anche che abbia meno effetti collaterali rispetto ai vaccini contro il Covid già in commercio. Garattini, però, su questo punto è ancora una volta molto prudente: “Non si sa ancora se abbia meno effetti collaterali rispetto agli altri vaccini. Per fare confronti con gli altri vaccini bisogna avere anche la stessa base di applicazione. Novavax finora è stato somministrato e quindi studiato solo su poche migliaia di persone. Gli effetti collaterali invece si desumono dalla somministrazione a centinaia di milioni di persone”.

Un vaccino che è arrivato non a caso molti mesi dopo quelli a mRNA o a vettore virale, “perché è stato creato proprio per essere diverso da tutti gli altri”, dice Garattini. E aggiunge: “L’idea alla base della creazione dei vaccini è che possano avere una breve durata a causa delle varianti. Allora si cerca di studiare vaccini che siano sempre diversi. È probabile che vengano prodotti anche altri vaccini se, come si pensa al momento, le somministrazioni dovranno avvenire ogni anno”

Tra i nuovi anti-Covid messi in commercio ci sarà probabilmente anche il Vla2021, sviluppato dall’azienda francese Valneva. L’Ema dovrebbe approvarlo il prossimo anno. La Commissione europea ha già prenotato 24,3 milioni di dosi, che sono aumentabili a 60. Anche Vla2021 è un vaccino che potrebbe piacere ai no vax. ”È un vaccino ancora più tradizionale, in cui viene inattivato il virus – commenta Garattini –. Quindi il virus non può più crescere, ma le proteine dello stesso destano la risposta immunitaria. Il suo funzionamento è molto più vicino al vaccino contro la poliomielite”

Nuovi vaccini, dunque, che potrebbero far cambiare idea a una parte della popolazione no vax. Su Novavax l’approvazione dell’Ema dovrebbe arrivare a breve. E non sono pochi coloro che sperano che, insieme alla campagna vaccinale sui bambini e l’effetto super Green Pass, il vaccino possa contribuire a far avvicinare al 90% di popolazione totale vaccinata. Garattini si mostra fiducioso, ma vuole attendere dati più certi: “L’effetto psicologico dato da un vaccino più tradizionale potrebbe esserci, ma bisogna vedere poi come si concretizza. Per ora la nostra è solo una speranza”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Huffington Post

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