Presto potrebbe toccare al siero prodotto dalla società di biotecnologie americana. Ci provano anche la canadese Medicago e la francese Sanofi.
Tra non molto dovrebbe artrivare sul mercato Usa un nuovo vaccino anti-Covid. Si tratta di quello prodotto dalla società di biotecnologie americana Novavax, che funziona in maniera leggermente diversa dai sieri già autorizzati dalla Fda. Definito vaccino a “subunità proteica”, si basa su una tecnologia nota e non richiede una refrigerazione speciale.
In generale, i vaccini operano mostrando al sistema immunitario un qualcosa che assomiglia al virus ma non lo è, e quando il vero virus si presenta il sistema immunitario è pronto a respingerlo. Nel caso del coronavirus, quel qualcosa è che la proteina Spike, per la quale i sieri Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson hanno istruzioni genetiche, ma tocca alle cellule del nostro corpo produrla. Novavax, invece, già contiene la proteina Spike, prodotta insieme a un adiuvante che migliora la risposta del sistema immunitario. E per produrla vengono utilizzate vasche giganti di cellule coltivate in laboratorio.
“La nostra società prevede di presentare la richiesta di autorizzazione nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Europa nel terzo trimestre, alla fine dei vasti trial fatti in Messico e negli Stati Uniti”, ha dichiarato Gregory Glenn, presidente della ricerca e dello sviluppo di Novavax.
Ma c’è un altro modo per produrre la proteina Spike: portare le piante in una serra. Questo è l’approccio utilizzato dall’azienda biotecnologica canadese Medicago, che però riconosce di essere in ritardo rispetto agli altri produttori. Stesso discorso per la francese Sanofi, che sta portando a termine gli studi per il proprio vaccino dopo un periodo di risultati altalenanti.
Redazione Nurse Times
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