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Coronavirus, è guerra legale sull’obbligo vaccinale per i sanitari: in 150 ricorrono al Tar

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Padova, esonero dal siero anti-Covid per sanitari no vax: ci pensano gli avvocati
Syringes filled with Johnson & Johnson COVID-19 vaccine are loaded into a cooler in the pharmacy of National Jewish Hospital for distribution early Saturday, March 6, 2021, in east Denver. Volunteers worked with nurses and physicians from National Jewish to administer 2,500 vaccinations of the Johnson & Johnson vaccine that requires a single shot instead of two like the other vaccines. (AP Photo/David Zalubowski)
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“Non si tratta di no vax, ma di persone che rivendicano una libertà di scelta”, afferma l’avvocato che ha depositato il documento contro le Ausl di Bologna, Imola, Ferrara, Modena e Romagna.

La guerra dei ricorsi contro l’obbligo vaccinale per i sanitari è ufficialmente iniziata. E al Tar c’è già il documento contro le Ausl di Bologna, Imola, Ferrara, Modena e Romagna, depositato dall’avvocato e docente Daniele Granara. “Ma non si tratta di un ricorso fatto da no vax, sia chiaro – precisa immediatamente il legale del Foro di Genova, bensì di persone che rivendicano una libertà di scelta”.

L’atto al Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna si fonda “sulla illegittimità costituzionale, sotto plurimi profili, – si legge – di diritto interno e diritto europeo, di un obbligo riferito a un vaccino di cui non è garantita né la sicurezza né l’efficacia, e si ritiene insufficiente, sia dal punto di vista oggettivo sia dal punto di vista temporale, la sperimentazione eseguita”. Ne è riprova, secondo il ricorso, “l’ulteriore illegittima pretesa di condizionare la somministrazione del vaccino obbligatorio al rilascio di una totale esenzione da responsabilità per danni che dovessero derivare dallo stesso, non adeguatamente sperimentato e la conseguente mancata previsione di un indennizzo”. Ritenuto invece “dalla giurisprudenza costituzionale condizione essenziale e imprescindibile per l’imposizione di un obbligo vaccinale e, in generale, di un trattamento sanitario obbligatorio”.

I professionisti della sanità che hanno firmato il ricorso, dopo la lettera dell’Ausl con l’invito a vaccinarsi, sono oltre 150. “Noi – riprende Granara – impugniamo un obbligo che non può essere tale, perché un trattamento sanitario obbligatorio è possibile solo se ha i requisiti di efficacia e sicurezza. E il vaccino non ha né l’uno né l’altro. L’Italia è l’unico Paese che ha un obbligo vaccinale che non esiste in altri Paesi europei”.

Di “ricorsi prematuri” invece parla l’avvocato Luca Ventaloro, insieme alla collega Valentina Merlo segue alcuni sanitari di Bologna. Il legale precisa: “La nostra piattaforma Coordinamento nazionale giuristi per la sanità è stata contattata da centinaia di lavoratori, tra medici, oss, infermieri e qualche primario. Siamo nella fase dell’obiezione attiva, ossia nell’iter difensivo da parte di chi ha ricevuto le prime lettere, mentre i ricorsi, che saranno indirizzati al Tar o al giudice del lavoro, partiranno dopo la sospensione. C’è una palese violazione dell’articolo 32 della Costituzione e della normativa sulla sicurezza del lavoro”.

Fa i conti il professor Francesco Saverio Violante, direttore della Medicina del lavoro interaziendale al Sant’Orsola e Rizzoli: “I numeri di chi finora non si è vaccinato sono piccoli: qualche decina nella mia sfera di osservazione tra i due ospedali, e spero che le persone ripensino a questa decisione, in parte autolesionistica e non responsabile per la comunità. La possibilità di vaccinarsi è sempre aperta e chi riceverà la lettera che attesta il mancato obbligo vaccinale ha cinque giorni per una giustificazione o per vaccinarsi”.

Chiara anche la posizione di Pietro Giurdanella, presidente di Opi Bologna e coordinatore degli Ordini infermieristici dell’Emilia Romagna: “Per tutelare noi stessi e i cittadini la scienza ci ha dato il vaccino, previsto ormai anche dalla legge e poi è una prerogativa deontologica”. E Michele Vaira, segretario aziendale Fp Cisl dell’Ausl, precisa: “L’ultima riunione con l’Azienda è di una decina di giorni fa, e già allora ho chiesto i numeri di quanti e in quali settori riceveranno le lettere, perché anche se fosse una persona sola, va sostituita. Abbiamo ancora dati aggregati. Dobbiamo tutelare anche il personale vaccinato che non può affrontare doppi turni di lavoro”. Infine per Vittorio Dalmastri, segretario regionale Fp Cgil medici e dirigenti, “il primo punto è la formazione: bisogna puntare su uno sforzo collettivo per fare accettare a tutti la necessità scientifica e sociale della vaccinazione”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Resto del Carlino

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