I ricercatori dell’Ospedale Bambino Gesù hanno condotto uno studio sulla trasmissione del virus nella sala d’aspetto di un pronto soccorso.
Uno studio dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, condotto con lo spin-off universitario Ergon Research e con Sima (Società italiana di medicina ambientale), spiega cosa succede, in tempo di coronavirus, quando un paziente in attesa al pronto soccorso fa un colpo di tosse. Attraverso una simulazione in 3D i ricercatori dell’Irccs pediatrico capitolino hanno riprodotto il movimento esatto delle particelle biologiche nell’ambiente e l’impatto dei sistemi di aerazione sulla loro dispersione. Un lavoro che fornisce “informazioni importanti per contenere la diffusione del virus Sars-CoV2 negli ambienti chiusi anche attraverso il trattamento dell’aria”, spiegano gli autori.
I risultati dello studio, pubblicato su Environmental Research, “confermano che i sistemi di condizionamento dell’aria svolgono un ruolo determinante nel controllo della dispersione di droplet” (le goccioline salivari grandi) e “aerosol” (le goccioline microscopiche), “prodotti col respiro negli ambienti chiusi”. Per la prima volta è stato infatti documentato che “il raddoppio della portata dell’aria condizionata all’interno di una stanza chiusa, calcolata in metri cubi orari, riduce la concentrazione delle particelle contaminate del 99,6%”.
Al tempo stesso è emerso che “la velocità doppia causa una dispersione aerea di droplet e aerosol più rapida e a distanze più grandi rispetto all’aria condizionata con portata standard oppure spenta”. Se «a condizionatore spento, le persone più vicine al bambino che tossisce (1,76 metri nella simulazione) respirano l’11% di aria contaminata, mentre i più lontani (4 metri) non vengono raggiunti dalla ‘nube’ infetta, con il sistema a velocità doppia si abbatte la concentrazione di contaminante e le persone più vicine ne respirano lo 0,3%, ma vengono raggiunte rapidamente anche quelle più lontane che in questo caso respirano lo 0,08% di aerosol contaminato”. Comunque “percentuali bassissime e sostanzialmente irrilevanti ai fini del contagio”, precisano gli esperti. Di seguito la simulazione in 3D.
Redazione Nurse Times
Lascia un commento