Il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 ha fatto il punto in conferenza stampa: “Divisione dell’Italia in tre fasce? Fatta nell’interesse di tutti. Nei prossimi giorni ne capiremo l’importanza”.
“Sfido chiunque di noi a non conoscere nemmeno una persona colpita dalla pandemia. Il coronavirus è ancora tra noi, forse meno aggressivo, ma assai preoccupante. Per questo, ora come non mai, servono impegno e senso della responsabilità massimi. Non è il tempo delle polemiche o per tentare ardite interpretazioni dei dati, ma quello della collaborazione”. Così Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, durante una conferenza stampa tenuta ieri a Roma nell’Auditorium di Invitalia (guarda il video in fondo all’articolo), in cui ha fatto il punto sulle attività di contenimento e contrasto all’epidemia da coronavirus.
Arcuri ha anche comunicato che i 445 decessi del 5 novembre sono “il dato più alto dal mese di aprile”. E ha aggiunto: “I cittadini sono da troppo tempo in sofferenza e oggi stiamo chiedendo altri sacrifici. Per questo le istituzioni hanno il dovere di assumersi tutte le responsabilità e perseguire con tutte le forze, di giorno e di notte, una strategia comune per raggiungere gli obiettivi che abbiamo di fronte e che ci porteranno a breve a raffreddare la curva dei contagi. La situazione complessiva resta grave, ma non è fuori controllo. Questo grazie a tutte le misure e i provvedimenti che abbiamo messo in campo”.
E ancora: “Nell’ultima settimana i contagiati sono cresciuti del 38%, in quella prima del 64% e in quella ancora precedente del 107%. Questo significa che le misure delle settimane scorse iniziano a produrre i primi risultati, ma ancora insufficienti effetti sulla curva dei contagi”.
Rispetto alla prima ondata, però, “siamo in un altro mondo”, ha sottolineato Arcuri, presentando alcuni numeri: “Il 94,6% dei contagiati è in isolamento domiciliare o si cura a casa, il 4,9% è in ospedale, e lo 0,5% in terapia intensiva (0,6% una settimana fa). Nel corso della prima ondata, invece, il 52% era in isolamento e il 7% in terapia intensiva. Prima il virus correva più forte di noi, colpiva e uccideva. Oggi lo rincorriamo noi e, quando possiamo, riduciamo i danni. I posti in terapia intensiva arriveranno a 11.307, oltre il doppio rispetto all’inizio dell’emergenza e il 5% in più della previsione di rafforzamento degli ospedali Covid. A oggi possono essere attivati fino a 9.518 posti letto, mentre a marzo erano 5.179”.
La divisione dell’Italia in tre fasce in base al rischio (moderato, alto e molto alto), stabilita dall’ultimo Dpcm, “è stata progettata con il contributo delle Regioni e con un sistema che basato su 21 parametri, che permette di descrivere lo stato dell’arte della pandemia in un territorio e di valutarne e anticiparne la probabile evoluzione”, ha spiegato Arcuri. “È un sistema complesso e molto opportuno – ha aggiunto –. Capisco che i cittadini delle regioni con regole più severe non lo comprendano e siano delusi, ma credetemi: questa divisone è stata fatta davvero nell’interesse di tutti gli abitanti, per prevenire situazioni critiche o potenzialmente critiche. Nei prossimi giorni ne capiremo l’importanza e la portata”.
Redazione Nurse Times
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