Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato sulla direttiva che prevederebbe il rientro su base volontaria.
Gli operatori sanitari positivi al coronavirus, ma asintomatici, in Emilia Romagna potrebbero anche rientrare al lavoro su base volontaria. È quanto si evince da una direttiva della Regione alle aziende ospedaliere. “Apprendiamo non senza stupore di tale direttiva che prevederebbe anche il tampone per screening periodici con cadenza quindicinale da effettuare ai sanitari operanti in aree Covid-19, e in tal modo indicherebbe l’esigenza di definire le dimensioni delle forze lavoro in campo, anche nell’ottica di proporre, su base volontaristica, la ripresa del lavoro ai soggetti positivi ma asintomatici. Cosa che troviamo totalmente folle e inaccettabile”. Questo il commento di Antonio De Palma (foto), presidente del sindacato Nursing Up.
Secondo quanto diffuso dagli organi di stampa, la direttiva distinguerebbe “tre diversi scenari” nella Regione Emilia Romagna con “tre diverse priorità di screening”: zone di penetrazione massimale (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Rimini), di penetrazione elevata (Modena, Bologna) e di penetrazione contenuta (Ferrara, Ravenna, Forlì). E proprio nelle aree più colpite dal virus, “è razionale sottoporre a screening periodico gli operatori sanitari operanti in aree Covid-19 mediante diagnosi diretta, al fine di identificare – leggiamo con sorpresa – coorti di operatori sanitari asintomatici idonee a mantenere l’attività lavorativa”. A riprova della scarsa considerazione da parte della pubblica amministrazione degli operatori sanitari impiegati sul campo.
Nelle aree dove la penetrazione viene definita moderata si prevede invece il tampone per lo screening agli “operatori sanitari esposti a pazienti con infezione diagnosticata al fine di definire l’entità della diffusione verticale (da paziente ad operatore) finalizzata a mantenere – prosegue il documento – la maggior parte degli operatori sanitari Covid-free e a porre in quarantena gli eventuali contagiati per evitare la diffusione inter-operatori”. Dunque in questa zona si applicano le buone pratiche del pater familias, mentre nei luoghi dove ormai sono stati quasi tutti infettati tanto vale che continuino a farlo. Incredibile.
“La persona asintomatica può essere fonte di contagio – spiega De Palma –. Perciò imploriamo gli organismi competenti della Regione Emilia Romagna di non procedere con la paventata ipotesi di invitare i sanitari interessati su base volontaristica alla ripresa del lavoro anche se positivi ma asintomatici. E ricordiamo che esperti di indiscussa fama hanno stigmatizzato che le persone infette, anche in assenza di sintomatologia, rappresentano una fonte formidabile di contagio e sottolineano come, con riferimento agli asintomatici, il controllo della diffusione della malattia si basa essenzialmente sull’isolamento degli interessati. L’esatto opposto di quanto si intenderebbe fare in Emilia Romagna”.
Nelle scorse settimane il Nursing Up ha depositato una formale diffida con costituzione in mora destinata al presidente del Consiglio, ai ministri della Salute e della Pubblica amministrazione, nonché a tutte le Regioni italiane, per tutelare l’incolumità degli infermieri italiani in questo momento impegnati in prima linea nella lotta al coronavirus. “Esprimiamo ogni possibile riserva di azione – avverte il presidente Nursing Up – in relazione all’accertamento delle responsabilità istituzionali di coloro i quali, realizzando effettivamente le premesse contenute nel documento del quale si parla, consentissero, o, ancor peggio, invitassero professionisti sanitari infetti da Covid-19 ad operare a contatto con persone che possano risultare contagiate”.
Conclude De Palma: “Trattandosi di comportamento che dovrebbe essere su base volontaria – conclude – siamo certi che gli operatori sanitari eventualmente interessati rifletteranno in modo opportuno sulle potenziali conseguenze che le loro decisioni potrebbero avere per l’intera collettività, e adotteranno le conseguenti e ponderate determinazioni che non potranno che aderire alle indicazioni del mondo scientifico nazionale ed internazionale”.
Redazione Nurse Times
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