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Congo, l’impegno di Msf contro l’epidemia di morbillo

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An MSF doctor sees a child in the triage room in Mukanga General Hospital.
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Nel 2019 la malattia ha fatto strage di pazienti, soprattutto tra i bambini. Medici senza frontiere prova a limitare i danni.

Più di 288mila persone contagiate e oltre 5.700 morti, tra cui il 73% bambini al di sotto dei 5 anni. Sono i numeri dell’epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo, che l’Oms considera la più estesa oggi nel mondo e la più grave mai registrata nel Paese africano da decenni.

Diversi fattori contribuiscono alla diffusione dell’epidemia in Congo. A cominciare da una copertura vaccinale estremamente bassa in alcune regioni, vuoi per la mancanza di vaccini, vuoi per la carenza di personale, per le difficoltà di accesso alle strutture sanitarie o di conservare il vaccino alla giusta temperatura fino all’iniezione (il che ne riduce l’efficacia), o ancora nel portare i vaccini alle destinazioni finali.

Il morbillo è una malattia virale altamente contagiosa, a trasmissione aerea, e colpisce prevalentemente i bambini tra uno e tre anni. In Congo un paziente affetto da morbillo contagia in media altre due o tre persone. Non esiste un trattamento specifico contro la malattia, ma una campagna di vaccinazione ben condotta è estremamente efficace per prevenire nuovi casi. Nelle aree dove la copertura vaccinale è insufficiente, le attività di vaccinazione possono ridurre la mortalità infantile del 50%. Nell’arco del 2019 l’epidemia si è diffusa in tutte le 26 province del Paese e non mostra segni di attenuazione: 9.605 nuovi casi sono stati segnalati nell’ultima settimana di novembre, il numero più alto dall’inizio dell’anno. Il tasso di mortalità, oltre il 2%, è doppio rispetto agli anni precedenti, e il 73% dei decessi, come detto, riguarda bambini di età inferiore ai 5 anni.

Medici senza frontiere ha attivato strategie di sorveglianza epidemiologica per identificare nuove aree colpite dall’epidemia e avviare nuovi interventi il più rapidamente possibile. Come a Viadana, nella provincia di Bas-Uélé, dove una piccola equipe di Msf è andata a valutare la situazione dopo un rapido aumento dei casi riscontrato a inizio dicembre. Ciò che ha trovato superava di gran lunga i dati ricevuti. In una scuola di circa 300 bambini, oltre 100 erano affetti da morbillo. Questo intervento ha permesso di avviare immediatamente le attività mediche e di organizzare una campagna di vaccinazione.

Un sistema simile è stato istituito nelle quattro province dell’ex-Katanga, nel sud-est del Paese, dove Msf ha creato “siti sentinella” e realizzato nell’ottobre 2019 un laboratorio decentralizzato per analizzare rapidamente i casi sospetti di morbillo e rosolia. Prima i campioni venivano spediti fino alla capitale Kinshasa, e questo poteva richiedere diversi mesi.

“Quando viene dichiarata un’epidemia – dichiara Alex Wade, capomissione di Msf in Congo – bisogna combinare assistenza medica e vaccinazione per fermare la diffusione della malattia. Da metà novembre le autorità sanitarie congolesi hanno avviato attività supplementari di immunizzazione contro il morbillo in tutto il Paese. Intanto Medici senza frontiere continua a fornire cure mediche ai pazienti, ma al momento l’epidemia resta ancora più forte della risposta medico-umanitaria messa in atto”.

Msf interviene anche nella provincia del Kongo Central, dove il 13 dicembre ha aperto un centro di trattamento per casi complessi di morbillo nell’ospedale generale di Matadi, capitale provinciale e principale porto del Paese. La settimana prima un’altra equipe aveva aperto una struttura simile nella città costiera di Muanda, a poche ore di auto da Matadi. A pochi giorni dall’apertura questi centri erano già strapieni di pazienti e i team di Msf si sono dovuti trasferire in strutture più grandi.

In questi centri di trattamento prestano particolare attenzione anche ad altre patologie associate al morbillo, come malaria e malnutrizione, che aumentano notevolmente il rischio di mortalità. Inoltre Msf supporta la gestione di casi semplici, distribuendo kit di trattamento, rafforzando la sorveglianza epidemiologica e l’individuazione di nuovi casi, e offrendo trasporto gratuito per i pazienti che devono essere trasferiti in altre strutture di cura.

Dal 2018 i team di Msf lavorano per fornire cure adeguate ai pazienti affetti da morbillo ed effettuare vaccinazioni in diverse province del Paese, tra cui Ituri, Haut e Bas-Uélé, Tshopo, Kasai, Mai-Ndombe, Kwilu e Sud Ubangi. Tra il gennaio 2018 e l’ottobre 2019 hanno curato 46.870 pazienti e vaccinato 1.461.550 bambini in 54 distretti sanitari. In collaborazione con il ministero della Salute locale hanno poi contribuito a rafforzare le attività di vaccinazione contro il morbillo nelle aree dove continua a diffondersi l’epidemia di Ebola e, di conseguenza, la copertura vaccinale per altre malattie è diminuita drasticamente. Sfortunatamente molte regioni non sono state ancora coperte da campagne di vaccinazione.

“Il ministero della Salute congolese – conclude Wade – ha avviato attività di immunizzazione supplementari, ma ci sono ancora molte zone in cui l’epidemia continua. Dovremo aspettare la fine di queste vaccinazioni per avere un quadro migliore sull’evoluzione dell’epidemia, ma la situazione attuale suggerisce che i bisogni persisteranno, soprattutto per i bambini di età superiore ai cinque anni, che non saranno stati vaccinati durante questo periodo. Sarà quindi essenziale che le organizzazioni umanitarie e gli altri attori mettano in comune tutti gli sforzi possibili per aiutare le autorità sanitarie locali per superare questa epidemia. Troppi bambini sono morti per questa malattia facilmente prevenibile”.

Redazione Nurse Times

Fonte: In Salute News

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