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Cirrosi epatica, uno studio italiano apre la strada alla cura con albumina

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Cirrosi epatica, uno studio italiano apre la strada alla cura con albumina
The Photo Of Liver On Man's Body Against Gray Background, Hepatitis, Concept with Healthcare And Medicine
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Riprendiamo dal sito del Sole 24 Ore un interessante articolo sul tema.

Una riduzione del rischio di mortalità a 18 mesi del 38% accompagnata da minori complicanze e, dunque, meno ospedalizzazioni. Anche per i malati di cirrosi epatica scompensata è possibile una migliore qualità di vita. Lo testimoniano i risultati di uno studio indipendente (Answer) durato circa dieci anni in 33 centri italiani e coordinato da un gruppo di ricercatori dell’Azienda ospedaliera-universitaria Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, che ha valutato gli effetti di una terapia basata sulla somministrazione cronica di albumina.

“È un successo della ricerca italiana indipendente – spiega Paolo Caraceni, uno dei coordinatori dello studio e professore associato di Medicina interna all’Università di Bologna –. Il nostro progetto è stato finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco attraverso un bando competitivo del 2007, permettendoci di valutare, primi nel mondo, l’efficacia della somministrazione a lungo termine di albumina nei pazienti con cirrosi epatica scompensata”. Lo studio Answer ha confermato le potenzialità curative dell’albumina e la correttezza della strada imboccata dagli scienziati italiani, i cui risultati sono stati pubblicati su The Lancet, una delle più prestigiose riviste mediche internazionali.

La cirrosi causa ogni anno il decesso di circa 170mila persone in Europa (e circa 15mila solo in Italia) e rappresenta l’evoluzione di molte malattie croniche del fegato, le più frequenti causate da virus, uso inappropriato di alcol e problemi metabolici. Dopo una lunga fase spesso asintomatica, la cirrosi diventa scompensata quando i pazienti sviluppano gravi complicanze, tra cui la principale è rappresentata dall’ascite (accumulo di liquido nella cavità addominale), portando con sé una complessa gestione e frequenti ospedalizzazioni, con costi economici molto alti per il Servizio sanitario nazionale.

Ora, grazie a questi risultati, potrebbe cambiare il percorso di cura dei pazienti. Con la somministrazione settimanale di albumina, al dosaggio di 40 grammi da effettuare in ambulatorio in circa 45-60 minuti, si avrebbe infatti, oltre alla riduzione del rischio di mortalità a 18 mesi del 38%, anche una diminuzione del numero di drenaggi del liquido ascitico (-54%), della frequenza delle principali complicanze, tra cui insufficienza renale (-61%), encefalopatia epatica (-52%) e infezioni batteriche del liquido ascitico (-67%). “Per la prima volta nei pazienti con cirrosi scompensata – sottolinea Caraceni – è stata dimostrata l’efficacia di un trattamento in grado di agire complessivamente sull’intera malattia e non solo sulle singole complicanze”.

Lo studio include anche un’analisi farmaco-economica che documenta come il trattamento abbia un rapporto costo-efficacia positivo: “Perché, a fronte del costo della terapia, si ottengono da un lato il miglioramento della qualità di vita dei pazienti, e dall’altro risparmi legati al minor numero di ospedalizzazioni, con una riduzione della spesa sanitaria in molti di questi malati”. Il passo successivo, secondo Caraceni, sarà la definizione di raccomandazioni e linee guida che rendano omogeneo nella pratica clinica l’accesso a questo trattamento sull’intero territorio nazionale.

Anche Danilo Medica, presidente del Gruppo Emoderivati di Farmindustria, auspica una rapida ricaduta clinica dei dati emersi dalla ricerca Answer: “Si tratta di uno studio clinico randomizzato e indipendente, che ha arruolato oltre 400 pazienti: è un lavoro importante e unico, che apre nuovi orizzonti nella cura della cirrosi epatica scompensata e, grazie, all’analisi costo-efficacia, fa emergere come appropriata la cura con albumina”.

Non è un aspetto secondario in Italia, dove i livelli di utilizzo di albumina per mille abitanti si sono progressivamente attestati sugli attuali 560 grammi. “Un livello – aggiunge Medica – a cui si stanno gradualmente avvicinando sia l’Europa sia gli Stati Uniti, dove la domanda ha raggiunto i 550 grammi circa per mille abitanti”. Un trend in crescita, che ha una motivazione semplice, secondo Medica: “Anche all’estero si sta comprendendo il più ampio valore terapeutico dell’albumina, che in Italia era da tempo diffuso tra medici e ricercatori”. Tanto che lo studio Answer, ora, potrebbe fare da apripista a livello internazionale alla cura della cirrosa epatica scompensata con albumina.

Il futuro è tracciato. Bisogna valorizzare i risultati complessivi dello studio, adottando una visione di lungo periodo e prevedendo finanziamenti adeguati per garantire un accesso omogeneo su tutto il territorio. Lo studio Answer dà una risposta autorevole e indipendente sull’uso appropriato dell’albumina nel caso del paziente con cirrosi epatica scompensata, confermando nel nostro Paese un approccio terapeutico sempre attento alla cura di questa importante patologia e delle sue complicanze.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.sanit24.ilsole24ore.com

 

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