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Chiusura del PFO: linee guida aggiornate la raccomandano per prevenire nuovi ictus in pazienti under 60

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Chiusura del PFO: nuove linee guida la raccomandano per prevenire nuovi ictus in pazienti under 60
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Questa la conclusione a cui è giunta l’American Academy of Neurology sulla base degli studi più recenti.

L’American Academy of Neurology (AAN) ha aggiornato una raccomandazione del 2016 secondo la quale non sussistevano sufficienti evidenze scientifiche per supportare la chiusura di routine del forame ovale pervio (PFO) per prevenire un secondo ictus. In base a tale aggiornamento la procedura è ora raccomandata come misura preventiva per alcune pazienti di età inferiore a 60 anni che hanno subito un ictus.

Secondo studi più recenti, infatti, le persone che hanno subito un ictus a causa del PFO beneficiano della sua chiusura, associata all’assunzione di farmaci per prevenire la formazione di coaguli, in quanto la stessa riduce il rischio di eventi futuri meglio dei soli farmaci. Di seguito alcune delle raccomandazioni chiave, pubblicate sulla rivista Neurology.

– In pazienti per cui è considerata la chiusura del PFO i medici devono assicurarsi che sia stata condotta una valutazione accurata per escludere meccanismi alternativi alla base dell’ictus (evidenze di livello B).
– I medici non devono raccomandare di routine la chiusura del PFO per pazienti con un meccanismo alternativo di ictus a più alto rischio (livello B).
– I medici devono informare i pazienti che il PFO è comune, che è presente in circa il 25% degli adulti nella popolazione generale, che è difficile essere certi se sia stato il PFO a causare il loro ictus e che la chiusura del PFO riduce probabilmente il rischio di un altro ictus in determinati pazienti (livello B).
– In pazienti con un’età inferiore ai 60 anni con PFO e infarto embolico e nessun altro meccanismo di ictus identificato i medici devono raccomandare la chiusura dopo una discussione sui possibili benefici (riduzione del rischio assoluto di ictus ricorrente del 3,4% a cinque anni) e rischi (tasso di complicanze periprocedurali del 3,9% e tasso assoluto aumentato di fibrillazione atriale non periprocedurale dello 0,33% all’anno, livello C).
– I medici possono consigliare un farmaco antipiastrinico o anticoagulanti per pazienti che scelgono di ricevere la sola terapia medica (livello C).

Redazione Nurse Times

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