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Caso Antinori: secondo il giudice l’infermiera non ha detto la verità

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Caso Antinori: querelata Infermiera per falsa testimonianza
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Nuovo capitolo nel Caso Antinori: il gip di Milano Luigi Gargiulo ha disposto l’imputazione coatta per calunnia nei confronti di Hanae Messouak, l’infermiera spagnola che aveva denunciato il ginecologo per un presunto prelievo forzato di ovuli (VEDI)

Scaduto il termine di 10 giorni valido per formulare il capo di imputazione, verrà chiesto il rinvio a giudizio per la professionista che avrebbe “falsamente accusato, mediante denuncia-querela” il medico romano difeso dagli avvocati Carlo Taormina, Tommaso Pietrocarlo e Gabriele Vitiello.

Per il gip Gargiulo, l’infermiera avrebbe agito con la “consapevolezza dell’altrui innocenza“. Raccontò che Antinori la obbligò al prelievo forzato di otto ovociti attraverso un’operazione effettuata in data 5 aprile 2016.

In seguito alla versione riportata dalla Messouak, i pm Ripamonti e Lesti processarono il medico, l’anestesista e le due segretarie della clinica Matris, nel quale sarebbe avvenuto l’intervento.

Nel provvedimento è indicato come la 25enne avrebbe calunniato il medico affermando che la sottopos “a un trattamento farmacologico non voluto e diverso da quello prospettatole, da cui sono derivate lesioni“, che le avesse sottratto il telefono provocandole “lesioni consistite in ecchimosi varie sul corpo“.

Il giudice ha ritenuto l’accusa al ginecologo una “ricostruzione fantasiosa” ed il racconto sul prelievo inconsapevole di ovuli come qualcosa di “immaginato dall’indagata già nei giorni precedenti ai fatti”.

L’indagine a carico dell’infermiera è stata la conseguenza della denuncia per calunnia presentata dai difensori di Antinori seguita da due richieste di archiviazione presentate dai pm Ripamonti e Lesti insieme ad altrettante richieste di opposizione presentate dai difensori.

Il processo a carico del ginecologo riprenderà il prossimo 29 novembre.

Il perito grafologico incaricato dal Tribunale sta nuovamente esaminando le firme apposte sulla modulistica riguardante il consenso informato all’operazione che, secondo l’infermiera, sarebbero state falsificate.

Gia in passato era stato appurato come le firme non fossero effettivamente della professionista, resta ancora da stabilire chi abbia firmato al posto suo.

Simone Gussoni

Fonte: corriere.it

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