Dopo la pubblicazione del nostro articolo che riprendevano le dichiarazioni dell’on. Salvini, pronunciate durante la trasmissione televisiva Mattino Cinque andato in onda lo scorso 8 aprile, molte sono state le prese di posizione e tra i commenti ricevuti pubblichiamo quello di Erika Nelli
Caro Salvini, ti scrivo da infermiera emigrata in UK. La verità è che se l’Italia assumesse tutti i neolaureati, i laureandi, e gli infermieri attualmente disoccupati, negli ospedali non saremmo ancora abbastanza.
Il vero problema non è la mancanza di turnover, ma la mancanza di crescita e di prospettive, e ciò che accade sui luoghi di lavoro.
L’Italia è un paese strano per l’infermieristica. Lo sa che i nostri infermieri neolaureati sono considerati fra i migliori ed i più preparati al mondo?
Eppure, nel paese cui viene garantita questa formazione di ferro, non vi è la possibilità di metterla in atto. Troppo spesso l’infermiere è visto ancora come l’ausiliario del medico, non come il professionista che coordina l’assistenza.
Talvolta, sono gli infermieri stessi, sia della vecchia guardia che della nuova, a vederci in questo modo. Assistenti, non certo professionisti intellettuali. Troppo spesso nei reparti di infermieristico si fa poco o niente, ci si limita all’assistenza di base ed a qualche tecnicismo.
La verità, caro Salvini, è che l’infermiere italiano è sfruttato, umiliato, sottopagato, demansionato, sotto organico, costretto a turni assurdi ed a lavorare in condizioni di totale assenza di sicurezza.
La verità, caro Salvini, è che i professionisti sanitari, medici, infermieri e quant’altro, mandano avanti con sacrifici personali una Sanità sempre più allo sbando, sempre meno al servizio del cittadino.
Sono il capitano che non abbandona la nave, e le permette di non affondare. Di mantenere una parvenza di eccellenza, combattendo ogni giorno con la burocrazia, con la mancanza di fondi, e con l’insensibilità di chi vede nei nostri pazienti solo numeri.
A che prezzo, però. Un infermiere italiano, nel reparto medio, funge da o.s.s. a tempo pieno, da infermiere, da infermiere specialista, da housekeeper, da magazziniere, da farmacista, da segretario di reparto, da cleaner, e talvolta anche da manutentore/ingegnere di emergenza.
Il tutto, mentre cerca di fornire ai suoi pazienti un’assistenza decente. Il tutto senza vere prospettive di crescita e carriera, e con una considerazione della professione da parte dell’opinione pubblica davvero misera, anche per colpa nostra.
Sentendosi spesso e volentieri attaccare, sentendosi definire “quello che pulisce culi” (che sì, è una minima parte dell’assistenza di base che l’infermiere può delegare all’o.s.s. sotto la sua supervisione. C’è ben altro!) o insultare ed umiliare da chi non capisce che la nostra professione è quella responsabile dell’assistenza sanitaria, non solo al singolo, ma a tutta la comunità e popolazione, che siano sane o malate.
Ad esempio, prevenzione ed educazione del paziente sono due ambiti profondamente sentiti qui in Inghilterra, due ambiti di competenza infermieristica, esattamente come in Italia… peccato che in Italia nessuno ci pensi.
Per concludere, Salvini, quello che a noi giovani serve, prima di tutto, è che ci venga garantita DIGNITA’.
La stessa dignità che ci impegniamo a garantire ai nostri pazienti, fino all’ultimo respiro. Dignità personale e professionale, dignità di poter svolgere la nostra delicata professione in condizioni sicure per noi stessi e per il paziente.
Dignità che in questo momento è assente, non solo per i giovani neolaureati, ma spesso per tutti gli infermieri.
Se volete fermare la fuga dei giovani Italiani all’estero non la fermerete solo con nuovi posti di lavoro. Dovrete offrirci la stessa dignità e la stessa considerazione con cui siamo stati cercati, apprezzati, accolti e valutati.
Rendetevi conto fino in fondo dell’eccellenza che state perdendo, e poi cominciate a lavorare con noi, per cambiare le cose.
Un commento che questa Redazione condivide e regala a tutti gli infermieri italiani…grazie Erika!
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