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Capri, l’odissea di un turista brasiliano: soccorsi lunghi sei ore

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Elisoccorso bloccato per via di un guasto: si ricorre all’idroambulanza. Tra un intoppo e l’altro, il paziente arriva al Cardarelli solo alle 3 di notte. La rabbia degli albergatori: “Chiudiamo l’isola”.

È in Rianimazione all’ospedale Cardarelli di Napoli, in prognosi riservata e intubato (ma non in imminente pericolo di vita), Aurelio Mari Francisco, l’uomo di nazionalità brasiliana rimasto vittima di un grave politrauma l’altra sera a Capri, dopo essere stato investito da una bicicletta elettrica. Il soccorso è stato molto problematico per lui. La macchina del 118 ha funzionato nei tempi giusti, ma un’avaria dell’eliambulanza che si è alzata dal Cardarelli ha costretto al rientro del mezzo aereo e al ripiego sull’uso dell’idroambulanza dilatando così i tempi dell’intervento.

Anche l’utilizzo dell’elicottero militare, pur consultato e richiesto in prefettura dalla centrale, avrebbe richiesto almeno quattro ore per il suo arrivo, e comunque sarebbe stato utilizzabile solo in mancanza di altre alternative. Il servizio di soccorso in Emergenza-urgenza a Capri, da domani, per decisione del manager della Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, potrà contare su una seconda ambulanza del 118, attiva sulle 24 ore, con infermiere e autista a bordo, in affiancamento a quella medicalizzata che già presidia il 118 sull’isola. La terza ambulanza, disponibile in orario diurno (8-20) resta dedicata al trasporto secondario, che non rientra nelle attività del soccorso in urgenza, pur essendo gestita dalla centrale operativa. I mezzi di collegamento con la terraferma restano l’elicottero che parte dall’elipista della postazione del Cardarelli e l’idroambulanza.

In base ai dati della centrale operativa del 118, il problematico soccorso a Capri dell’altra sera parte alle 22:35 di venerdì, con una allerta del medico di guardia dell’ospedale Capilupi. La richiesta è di un posto di rianimazione in una struttura dotata di neurochirurgia per un grave politrauma e trauma cranico, e il trasferimento urgente in terraferma. L’unico ospedale disponibile risulta il Cardarelli. Qui, alle 23:15, si provvede a trasferire un paziente della Rianimazione all’ospedale San Paolo, liberando un posto per il ferito di Capri. Alle 23:28 vengono completate le consuete operazioni preliminari per il decollo dell’elicottero. Il rianimatore di Capri e quello deputato all’elicottero restano in comunicazione in conferenza.

Alle 23:29 c’è il primo intoppo. Il Capilupi contatta la centrale per chiedere di procrastinare il volo, in quanto l’ambulanza di Capri è impegnata in altro soccorso ed è quindi indisponibile per il trasporto dall’ospedale alla elisuperficie. Ma l’ambulanza risponde che entro cinque minuti tornerà in ospedale. Arriva dunque il via libera al decollo dell’elicottero alle 23:40. Alle 23:55 il comandante comunica alla centrale un’avaria in volo e l’annullamento della missione, con rientro all’elisuperficie del Cardarelli. Il mezzo, per essere riparato, richiede alcune ore. Si ripiega dunque sull’idroambulanza.

Si contatta la direzione sanitaria del Capilupi e arriva anche il via libera per il viaggio a Napoli del rianimatore. Alle 2:10 il mezzo navale lascia il porto di Capri e giunge al molo Beverello alle 2:57. Qui trova l’ambulanza rianimativa dell’Ospedale del Mare con a bordo il rianimatore dell’elisoccorso. Quest’ultimo, nel tempo del viaggio dell’idroambulanza, si rende protagonista di un duro screzio (registrato) con il responsabile di centrale, in quanto si rifiuta di raggiungere il porto sull’ambulanza dell’Ospedale del Mare che sarebbe passata a prenderlo al Cardarelli, ritenendo di essere consegnato alle funzioni dell’elicottero. Il mezzo, tuttavia, è fermo per avaria e tutto quello che avviene è in sostituzione proprio di questo servizio momentaneamente in tilt.

Solo dopo un’allerta ai carabinieri e l’avviso di denuncia all’autorità giudiziaria, il camice bianco, in base a quanto dichiarato dal responsabile di centrale, si convince a prestare il soccorso. Sarà avviata per questo la richiesta di un provvedimento disciplinare. Infine l’arrivo al Cardarelli e il ricovero in Rianimazione con l’assistenza neurochirurgica. Una vera e propria odissea per un soccorso intralciato da cause di forza maggiore, ma anche da intoppi evitabili.

Veemente la reazione di Federalberghi. Il presidente Sergio Gargiulo è durissimo: «Non ne possiamo più. Dopo l’ennesimo caso di malasanità, dobbiamo scendere in piazza e, se è il caso, usare il pugno di ferro. Propongo di mobilitarci, di chiudere l’isola. Una serrata generale, anche se siamo in pieno agosto e l’isola è piena di turisti, perché il diritto alla salute, nostro e dei turisti stessi, è molto più importante del business».

È un fiume in piena, Gargiulo, che invita gli isolani a ribellarsi: «Dobbiamo mostrare coraggio, avere le palle di adottare una misura drastica. Non è possibile che un’isola come Capri, che dà tanto alla nostra Regione, che è un emblema nel mondo della bellezza dell’Italia, sia abbandonata a se stessa dal punto di vista sanitario, che i suoi cittadini siano considerati di serie B e che non siano tutelati, né loro né gli ospiti».

Il presidente degli albergatori isolani rivendica con forza il diritto all’assistenza sanitaria completa, la certezza di essere soccorsi sia di giorno che di notte e un servizio affidabile di elisoccorso: «Questo è il momento per chiarire definitivamente anche la questione dell’imbarco delle ambulanze sulle navi Caremar. Faccio un appello al Governo, al ministro per la Salute, Giulia Grillo, e alla Regione Campania, questa specie di amministrazione regionale, perché intervenga con urgenza presso l’Asl Napoli 1, che dovrebbe tutelare i nostri diritti. Prenda in carico le esigenze delle isole, che non sono buone solo per le passerelle politiche e per far bella figura quando si tratta di andare in giro per il mondo a vantasi di appartenere al nostro territorio» .

A battagliare per la tutela della salute degli isolani e dei turisti, che in periodi di massima affluenza superano le 35mila persone tra residenti, ospiti stanziali e giornalieri, è anche il comitato civico Art. 32 Capri, che per primo ha lanciato l’allarme sulla mancanza di un mezzo di trasporto secondario sull’isola azzurra, usato per raggiungere elicottero o idroambulanza in caso di trasferimenti dal Capilupi su terraferma. «Siamo aperti al dialogo e appoggiamo ogni iniziativa valida che altre associazioni vogliano proporre – dice il presidente Concetta Spatola. Gli obiettivi, però, devono essere a lungo termine. Abbiamo bisogno di un lavoro costante, non di un solo giorno di gloria».

Redazione Nurse Times

Fonti: Corriere del Mezzogiorno – Il Mattino

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