Uno studio veronese dimostra come nal-Iri (Onyvide), in combinazione con una fluoropirimidina, rappresenti il miglior trattamento per i pazienti interessati.
Il tumore del pancreas è una delle neoplasie più difficili da trattare, con prognosi spesso infausta. Ma per i pazienti italiani arrivano notizie positive. Il gruppo di ricerca veronese guidato da Davide Melisi, docente di Oncologia medica all’Università di Verona e responsabile dell’Unità operativa di Terapie sperimentali in oncologia dell’Azienda ospedaliera di Verona, ha infatti da poco iniziato una nuova sperimentazione clinica – lo studio Napan – per il trattamento dei pazienti affetti da carcinoma del pancreas avanzato divenuti resistenti alle terapie standard di prima linea.
Ampi studi randomizzati hanno dimostrato come il farmaco nanotecnologico di ultima generazione denominato nal-Iri (Onyvide), in combinazione con una fluoropirimidina, rappresenti il miglior trattamento per i pazienti interessati. “Il tumore del pancreas è la neoplasia umana maggiormente resistente ai trattamenti chemioterapici convenzionali – spiega Melisi –. Le nanotecnologie hanno dato a oggi i migliori risultati clinici sia nel trattamento dei pazienti di nuova diagnosi che in quelli già trattati, ma ad oggi in Italia non tutti i farmaci sono rimborsati”.
Continua Melisi: “In questi ultimi anni, il nostro team si è molto impegnato nello sviluppo di questo nuovo farmaco nanotecnologico a livello clinico con studi per pazienti di nuova diagnosi con malattia resecabile che avanzata; ma , anche, nell’identificazione di biomarcatori per la selezione dei pazienti che più probabilmente ne possano beneficiare. Questo anche grazie al sostegno della Fondazione Airc e di associazioni di pazienti come l’associazione Nastro Viola e l’associazione Voglio il Massimo”.
La sperimentazione clinica Napan è attiva nel reclutare pazienti a Verona nel Centro di Ricerche cliniche, Crc, dell’università scaligera. “Questo studio – conclude Melisi – rappresenta l’immediata traduzione in clinica dei nostri risultati di laboratorio. La ricerca nella mia unità è un continuo dialogo tra il laboratorio e i bisogni dei pazienti in clinica. I problemi che affrontiamo quotidianamente nel seguire i nostri pazienti rappresentano le sfide più urgenti da studiare in laboratorio. Contemporaneamente, i risultati preclinici alimentano il disegno di studi clinici che possano verificare nei pazienti le nostre ipotesi. Solo così è possibile sostenere quel circolo virtuoso teso a migliorare la conoscenza su queste patologie e l’aspettativa di vita dei nostri pazienti”.
Redazione Nurse Times
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