L’analisi delle mutazioni dei geni denominati BRCA1 e BRCA2 è eseguita per verificare l’esistenza di una predisposizione genetica allo sviluppo dei tumori al seno e all’ovaio.
Il tumore al seno è molto frequente tra le donne e ogni anno in Italia si stima vengano diagnosticati 48.000 nuovi casi. Può svilupparsi a qualsiasi età, ma il rischio aumenta tra 50 e 69 anni. Sebbene la maggior parte delle donne venga colpita dopo la menopausa, in un caso su cinque la malattia compare prima dei 50 anni. Il 5-10% dei tumori al seno è ereditario, vale a dire legato alla presenza di mutazioni nei geni che compongono il DNA, il codice genetico che contiene tutte le informazioni necessarie al funzionamento dell’organismo e, quindi, alla vita. I geni BRCA1 e BRCA2 sono i principali responsabili della predisposizione genetica a sviluppare il tumore. Anche l’uomo può essere colpito da cancro al seno che, in particolare in età giovanile, risulta associato alla presenza di BRCA2 e, in misura minore, di BRCA1.
Il cancro ovarico è la quinta tipologia di tumore più comune nelle donne in tutta Europa, con oltre 65.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno (incidenza).
Colpisce 14 donne su 1000 (circa il 1,4%) ed è fortemente legato all’età. Circa il 15% dei tumori ovarici sono ereditari a causa di difetti (mutazioni) dei geni BRCA1 e BRCA2. Le persone che hanno la mutazione genetica possono sviluppare, contemporaneamente o in tempi diversi, sia il carcinoma della mammella che il carcinoma dell’ovaio.
Prima di sottoporsi alle analisi genetiche è necessario rivolgersi a un genetista esperto che valuterà l’utilità dell’esame. Se il risultato è positivo, vale a dire evidenzia la presenza della mutazione dei geni, potranno essere intensificati i controlli mammografici ed ecografici allo scopo di identificare il tumore in una fase precoce. In casi molto particolari è possibile ricorrere all’asportazione preventiva delle ovaie o dei seni. Anche se la presenza dei geni mutati aumenta molto il rischio di sviluppare il tumore, è importante ricordare che non tutte le persone portatrici delle mutazioni si ammaleranno.
L’esame
Il test (esame) analizza nel dettaglio la sequenza di molecole dei geni BRCA1 e BRCA2 per cercare alterazioni (mutazioni) associate ad una condizione ereditaria di tumore al seno o alle ovaie.
Solo il 5-10% del totale dei tumori al seno si sviluppa a causa di una mutazione ereditaria a carico dei geni BRCA1 e 2. L’ereditarietà di tali alterazioni genetiche è spesso associata alla comparsa di queste forme di tumore ad un età più giovane rispetto a quella media in cui, generalmente, sono scoperte (spesso al di sotto dei 50 anni con un’età media di 41 anni al momento dell’accertamento della malattia).
Come si esegue il test
L’esame per la ricerca delle mutazioni sui geni BRCA1 e BRCA2 consiste nel prelievo di una piccola quantità di sangue (campione) da una vena del braccio e nell’analisi del DNA contenuto all’interno. Non richiede alcun prelievo di tessuto (biopsia chirurgica) dal seno né dall’ovaio e alcuna preparazione specifica.
Occasionalmente, possono essere utilizzati altri tipi di campioni come, ad esempio, la saliva o le cellule della mucosa della bocca (prelevate con un tampone).
Le analisi per le mutazioni dei geni BRCA1e BRCA2 devono essere eseguite, obbligatoriamente, sotto l’osservazione di un genetista clinico. È necessario che le persone che intendano sottoporsi al test siano accuratamente informate e forniscano un adeguato e consapevole consenso ad eseguire l’analisi.
Quando eseguire l’esame
La presenza di più casi di tumore in una stessa famiglia, eventualmente comparsi in giovane età, può far sospettare al medico curante che possano essere legati a mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 e fargli ritenere opportuna la prescrizione dell’analisi genetica. Gli individui che hanno, o hanno avuto, familiari colpiti da tumore al seno e/o alle ovaie (familiarità per questi tumori) potrebbero voler sapere se siano portatori di una predisposizione a tali malattie. La ricerca delle mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 può essere importante anche nel caso di giovani donne malate di tumore al seno in assenza di altri casi in famiglia.
Se in un membro della propria famiglia (familiarità) sono state già trovate delle mutazioni a carico dei due geni BRCA, è possibile fare una previsione del rischio di ammalarsi di tumore al seno o alle ovaie.
È importante ricordare che i tipi di analisi sono due: quelle diagnostiche e quelle predittive.
Analisi di tipo diagnostico per BRCA1 e 2
Sono effettuate nelle persone malate di tumore al seno o alle ovaie, con familiarità per questi tipi di tumore. L’analisi fornisce informazioni sulla possibilità di sviluppare ulteriori tipi di tumore e sulle migliori possibilità di cura. A fronte della presenza di mutazioni geniche gli altri membri della famiglia potranno decidere se sottoporsi alle analisi di tipo predittivo.
Analisi di tipo predittivo BRCA1 e BRCA2
Questo tipo di analisi è rivolta alle persone sane che in famiglia hanno, o hanno avuto, una parente con una mutazione del gene BRCA1 e BRCA2. Se si è figli o fratelli di una persona con la mutazione esiste il 50% delle possibilità di averla ereditata.
I risultati delle analisi saranno utili nella scelta da compiere da parte di ciascun familiare. Le persone interessate potranno prendere in considerazione l’esecuzione di controlli che consentano di scoprire e curare il tumore in una fase iniziale o di sottoporsi a procedure che impediscano al tumore di svilupparsi. Esistono diverse possibilità, dall’effettuare mammografie ed ecografie più frequenti di quanto normalmente previsto, alla rimozione chirurgica degli organi a rischio. In qualsiasi caso, è sempre necessario discutere in dettaglio la situazione specifica di ogni persona con un gruppo di esperti, comprendente il genetista, ma anche lo psicologo, per valutare quale sia il percorso migliore da seguire. Il medico di famiglia potrà fare riferimento al servizio locale di genetica clinica.
Risultati
È necessaria la consulenza iniziale di un gruppo di medici per valutare l’opportunità, o meno, di sottoporre una persona all’analisi genetica poiché il risultato potrebbe avere effetti sulla sua vita futura e su quella di tutta la famiglia.
Il test può risultare positivo, vale a dire confermare la presenza di mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2; essere negativo, ossia non evidenziare alcuna mutazione; risultare incerto, in altre parole evidenziare alterazioni di cui non sia noto l’effetto.
Dal momento che esistono centinaia di possibili mutazioni dei geni BRCA, i risultati dell’analisi dovranno essere interpretati tenendo conto della storia personale e familiare di una persona. Il medico genetista spiegherà il significato dei risultati e, in caso di necessità, insieme ad altri specialisti, quali l’oncologo e lo psicologo, offrirà una consulenza su tutte le possibili strategie per ridurre il rischio di sviluppare un tumore alla persona che si è sottoposta al test e agli altri membri della famiglia.
Nel referto deve essere indicato il significato clinico della variante genetica BRCA identificata e devono essere elencate le informazioni essenziali utilizzate per la classificazione.
Recentemente, sono stati sviluppati dal consorzio Enigma criteri specifici per l’interpretazione del significato clinico (accertamento di rischio ereditario) delle varianti costituzionali dei geni BRCA. Enigma classifica le varianti in cinque categorie, secondo le indicazioni IARC: benigna, probabilmente benigna, incerta, probabilmente patogenetica e patogenetica. Poiché i dati molecolari sono in continuo aumento, auspicabilmente sarà individuato il rischio associato a varianti oggi considerate “incerte”.
Se una persona sottoposta all’analisi genetica per BRCA risulta portatrice di una mutazione, dovrà comunicare il risultato a tutti i membri della sua famiglia. È consigliabile che le informazioni vengano trasferite loro da personale adeguatamente preparato e in grado di gestire queste situazioni con grande professionalità poiché i risultati delle analisi genetiche potrebbero influenzare il loro futuro e, comunque, richiedere di effettuare delle scelte consapevoli.
Redazione NurseTimes
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