La vicenda di Gustavo Biagi risale al 2013. Contestate gravi negligenze a tre dei quattro imputati.
Dopo sei anni, non c’è ancora la sentenza di primo grado. Dovrebbe arrivare l’11 febbraio, però, giacché il pm ha formalizzato le sue richieste in aula Bologna. La vicenda è quella del 66enne Gustavo Biagi, ex dirigente d’azienda di Castelfranco Emilia, morto d’infarto il 20 febbraio 2013 durante un ricovero all’Ospedale Maggiore.
Secondo l’accusa, la sera prima il personale aveva disattivato dal monitor della sua postazione l’allarme rosso, acustico e luminoso, che rilevava frequenza, aritmia e polso. I colleghi subentrati al mattino non si sarebbero accorti né della disattivazione né delle gravi anomalie cardiache intervenute in nottata. Sempre secondo gli inquirenti, il sistema automatico di intervento led fu disattivato al mattino in vista di un intervento, che però sarebbe stato eseguito solo 2-3 ore dopo, lasciando così il paziente senza protezione in presenza di fattori di alto rischio.
Degli otto imputati coinvolti nel 2015 dall’udienza preliminare, tutti accusati di omicidio colposo, un’infermiera fu condannata a due anni con rito abbreviato e un suo collega patteggiò una pena identica. Due medici di guardia furono invece prosciolti. Tutti e quattro erano di turno la notte prima del decesso. Altri quattro, di turno il mattino dopo, andarono invece a processo. E ora il pm ha chiesto l’assoluzione per la caposala Valeria Marchiori e quattro mesi per gli altri tre: gli infermieri Alessandro Chiuppani e Giusy Sozzo e il cardiologo Gaetano Barbato. L’Ausl ha già risarcito privatamente i famigliari della vittima.
Redazione Nurse Times
Fonte: il Resto del Carlino
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