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Bologna: Agostinelli e Palese, provano a reindirizzare l’infermieristica italiana

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A Bologna ieri 21 aprile, si è tenuta la IX Conferenza nazionale delle politiche della professione infermieristica

Un appuntamento importante in cui la Federazione Nazionale ha inteso promuovere un dibattito sugli aspetti che coinvolgono gli infermieri dirigenti nel contribuire a ridisegnare l’organizzazione delle realtà socio sanitarie.

Dopo i saluti del presidente ipasvi di Bologna, Giurdanella e l’introduzione della presidente della FNC Ipasvi dott.ssa Barbara Mangiacavalli, prende la parola il dott. Lorenzini, presidente OIV (Organismo Indipendente di Valutazione) di Pescara che presenta una realtà sanitaria autonoma, con specifiche aree di contrattazione tra dirigenti e classe appartenente al comparto sanitario, e presenta il ruolo delle OIV nel decreto ex articolo 17 della legge Madia; le OIV si ripropongono questo scopo: riconvertire le risorse risparmiate per premiare le efficienze.

“Bisogna distribuire i premi più sul collettivo che sul piano individuale, in un contesto dove si parla sempre di più di EQUIPE…valorizziamo i talenti che sono in sanità e creare una emulazione positiva…”.

Ancora sul tema performance delle aziende sanitarie “…parliamo di inefficienze non di sprechi, da recuperare e destinare al personale per il salario accessorio e altre forme di premialità. In sanità si lavora in squadra!”

La salute non è un obiettivo raggiunto da uno, ma è l’unità e lo spirito di collaborazione a permettere il raggiungimento di obiettivi chiari in termini di qualità di vita e di benessere.

A seguire la relazione del dott. Simonetti, esperto ed autore di pubblicazioni in materia di organizzazione e gestione del personale e presidente OIV regione Veneto, presentando un punto saldo della nostra Costituzione, l’art. 36 che riguarda la durata massima della giornata lavorativa, fissata a 8 ore con il R.D del 1923.

Ed erano “Anni d’oro” il biennio 2003/2004, non esistevano i piani di rientro…poi nel 2005 ecco i blocchi del turn over e le sanzioni amministrative, fino ad arrivare al 2007/2008 che rispettivamente con la finanziaria e poi il I Decreto Brunetta sterilizzano l’Articolo 4, la norma appunto sulla durata del lavoro.

La Legge 161/2014 prevede una riorganizzazione delle normative vigenti secondo una più efficiente allocazione delle risorse umane disponibili, il suo intervento si chiude con un messaggio forte e chiaro: bisogna adeguare il numero delle risorse al lavoro nel contesto sanitario pubblico.

Il dott. Sartirana (Bocconi) e l’Avvocato Pittella ci mostrano quali sono le limitazioni lavorative della legge 161 e le responsabilità professionali degli esercenti delle professioni sanitarie: i casi di malasanità fanno più notizia della buona sanità, questo ha provocato la nascita di un nuovo metodo di fare medicina, la cosidetta medicina difensiva, attua non più solamente a curare, ma il suo scopo primario è evitare responsabilità di natura penale e civile, a cui si aggiunge un periodo di crisi, e un generale clima di disagio e tensione tra sanitario che teme per il suo operato e l’assistito che teme manovre “sbagliate”.

Dopo una breve tavola rotonda si apre la seconda fase del dibattito, dove il dott. Croce (Direttore Università Carlo Cattaneo LIUC) ci mostra una nuova visione del sistema e il dott. Tanese (Direttore Generale ASL ROMA 1) prospetta il cambiamento del sistema con un incremento delle figure manageriale e dirigenziali per dare, a un azienda forte, una forte organizzazione.

Ma uno degli interventi più innovativi è stato quello della Dott.ssa Vianella Agostinelli (Direttore Direzione Professioni Sanitarie AUSL Modena) che ha presentato un nuovo progetto di ri-orientamento organizzativo, il Mission Canvas Model, costituito da nove modelli: i Beneficiari esterni, ossia i malati, che generano cronocità, e i Beneficiari Interni, ossia gli infermieri e i sanitari clinici, necessitano di seguire valori professionali attraverso cui raggiungere l’obiettivo comune, del benessere lavorativo e della salute.

“Per guidare il cambiamento, l’unica cosa da fare è dare l’esempio”

La terza sessione riguarda il contributo alla formazione, la dott.ssa Alvaro (Università Tor Vergata) mostra la formazione infermieristica di oggi, un quadro generale su come si svolge la formazione infermieristica in Italia, e i tre livelli su cui si basa, rispettivamente: laurea trinennale, laurea magistrale, dottorato di ricerca e master.

A seguire la dott.ssa Alvisa Palese (Università degli studi di Udine), che ha catturato l’attenzione della platea, proponendo una strada chiara su cui indirizzare la formazione, non facendo mancare qualche critica al sistema.

La dott.ssa Palese ci rende un quadro generale di innovazione per affrontare le attese emergenti, presentando innanzitutto la forte disomogeneità formativa che caratterizza il nostro paese nel susseguirsi degli anni, causando una maggior diversificazione degli studenti di infermieristica, in cui il calo demografico che ha caratterizzato gli ultimi anni ha contribuito ad una diminuzione del 16% degli iscritti sul territorio nazionale.

Il passaggio da 180 CFU a 240 CFU allungando a 4 anni la formazione che potrebbe offrire l’opportunità ai nostri studenti di studiare con più tranquillità, offrendo loro una formazione migliore; considerando che gli studenti raggiungono la laurea mediamente in 3,5 anni.

Permettere agli Studenti delle Professioni Sanitarie di interagire tra di loro (studiare assieme, vivere assieme, fare esperienze di tirocinio clinico e didattico assieme, condividere tesi, condividere esperienze formative estere, condividere momenti di riflessione, ecc.).

Questo consentirebbe loro di entrare nell’ottica di equipe sin da subito e diventare una vera e grande famiglia multi professionale e multidisciplinare.

Sulle prospettive lavorative: “oggi, diciamocelo, stiamo creando un popolo di infermieri disoccupati; le Università non preparano i discenti sul mondo del lavoro e sul nulla che troveranno all’indomani dalla laurea”.

Il Nord Europa, che gode di condizioni economiche migliori, prende appunto l’Italia come modello, per quanto riguarda il tirocinio degli studenti, affiancati dal tutor, e la separazione dei vari profili sanitari.

 

Il dibattito viene a concludersi con la Dott.ssa Parveen Ali che mostra il percorso educativo degli infermieri con competenze specialistiche in UK e le conclusioni della presidente della Fnc Barbara Mangiacavalli, che intende raccogliere la sfida: rafforzare la sinergia tra le istituzioni pubbliche e camminare insieme verso un comune obiettivo.

 

Denise De Simone

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