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Biondino replica a Binello: “Tutto il SSN deve mettere il paziente al centro, non solo gli infermieri”

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Biondino replica a Binello: "Tutto il SSN deve mettere il paziente al centro, non solo gli infermieri"
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Il caso di Monza (VEDI) sta continuando a far discutere molto la comunità infermieristica… Biondino: “È la sanità che deve mettere il paziente al centro, non un’unica figura professionale (l’infermiere), evidentemente reputata tanto sfigata e sprovveduta da compensare sempre e comunque tutte le carenze. Deficienze gravi e croniche che, per legge, dovrebbero essere sanate così da permettergli di pensare realmente a ciò che è di sua competenza…”

“Carissimi colleghi infermieri, ci sono volute 24 ore per digerire il quantitativo industriale di insulti ricevuti in rete per aver scritto un post che raccontava un mio vissuto professionale simile a quello vissuto dall’infermiere accusato di aver trascurato l’assistenza ad un paziente a lui affidato abbandonandolo nel suo vomito…”

È così che Laura Binello, infermiera e scrittrice, inizia una sua lettera inviata al giornale sanitario ACN (VEDI). Nel tentativo, probabilmente, di giustificare quanto da lei asserito in un recente post sui social (VEDI) che ha suscitato molte polemiche e che in una sua porzione recitava così: “…Sono altresì certa che tutti i miei colleghi infermieri in servizio presso la mia SOC, professionisti intellettuali, avrebbero senza problemi pulito un pavimento improvvisamente ed inaspettatamente raggiunto da qualsivoglia liquido organico di provenienza umana (il paziente), esattamente come facciamo quotidianamente con unghie, escare, sangue, pus…” (VEDI)

Nella sua lettera, la collega insiste su concetti oramai triti e ritriti, colorandoli con una spruzzatina di filosofia: “Eppure siamo fossilizzati su questa unità letto che è sempre più vuota del suo contenuto originale: il paziente. E presi dalle nostre battaglie quotidiane atte a prevenire il demansionamento ci siamo dimenticati che prima di ogni nostra ragionevole lotta dobbiamo mettere in sicurezza il paziente e la sicurezza oggi è anche comfort, benessere, risposta ai bisogni certi e magari anche a quelli meno certi e non dichiarati.”

E poi: Dal demansionamento al decerebramento è un attimo. Scrivere di proprio pugno parole ed insulti che nulla hanno di costruttivo costruiscono solo il curriculum di chi le ha scritte, indelebilmente, come un master sull’ignoranza che regna sovrana anche nella nostra bellissima professione”.

Cara Laura… Sei una infermiera con tanta esperienza e che ne ha viste tante. E che, come molti superstiti di una figura che non esiste più (la vecchia figura ausiliaria del medico, quella che purtroppo portava il nostro stesso nome e che era una sorta di manovale ospedaliero), forse fa tanta fatica ad accettare i cambiamenti che la professione infermieristica sta affrontando da 24 anni a questa parte.

Sei piuttosto conosciuta nel panorama infermieristico, anche perché sei uno dei pochi rappresentanti della categoria che scrive. Caratteristica più unica che rara, in quella che dovrebbe essere una categoria di professionisti intellettuali, sì, ma che troppo spesso fa di tutto (e sottolineo: di tutto!) per non pensarci. Però questo tuo vittimismo, ora, a meno che non sia studiato per ottenere una qualche visibilità, ci sembra un tantino eccessivo.

E inutile: quando tu, infermiera, scrittrice e personalità di spicco nel panorama infermieristico italiano esprimi un concetto tanto forte sui social (l’infermiere deve raccogliere il vomito dal pavimento per il bene del paziente), tra l’altro taggando 45 persone tra cui diversi infermieri molto attivi per la causa professionale (e ciò in un modo o in un altro, pro o contro demansionamento), appare molto chiaro che tu voglia divulgare il tuo pensiero. Sicuramente consapevole che, comunicando a quelli che dovrebbero essere dei professionisti veri che bisogna raccogliere il vomito, tu possa esporti a una qualche “gogna”.

Beh, la visibilità l’hai ottenuta. Gli insulti, che condanno (sapessi quanti ne ricevo io…) e per cui ti esprimo solidarietà, anche se li reputo inevitabili, pure. E allora perché continuare? Perché parlare di “demansionamento e di decerebramento”? Davvero ti sembra il caso di sottovalutare in questo modo una piaga che umilia e svilisce migliaia di lavoratori e di professionisti in tutta Italia? E davvero ti sembra furbo dare in qualche modo dei decerebrati a quelli che ti insultano e che magari hanno vissuto sulla propria pelle il demansionamento più terribile e svilente?

Continui a parlare de “il paziente prima di tutto”. Certo, sacrosanto. Ma ciò non può e non deve giustificare il demansionamento. È la sanità che deve mettere il paziente al centro, non un’unica figura professionale (l’infermiere), evidentemente reputata tanto sfigata e sprovveduta da compensare sempre e comunque tutte le carenze. Deficienze gravi e croniche che, per legge, dovrebbero essere sanate così da permettergli di pensare realmente a ciò che è di sua competenza. E indovina un po’? “PER IL BENE DEL PAZIENTE”!

Il caso di Monza (VEDI) non ha messo in discussione l’eccezionalità di un problema che può verificarsi e che chiunque (tranne i professionisti veri, forse, come ad esempio quelli col camice…) affronterebbe “per il bene del paziente” o per la dignità della persona assistita. A prescindere.

Il caso in questione ha mortificato un’intera professione sui giornali, Laura, sbattendo in prima pagina il fatto che un infermiere “negligente” sia stato strigliato a dovere dai dirigenti dell’ospedale per non aver svolto qualcosa che si dà per scontato faccia parte dei capisaldi del proprio vivere professionale: rassettare letti, pulire vomiti, passare scopa e mocio.

Tutte cose che, ahimé, proprio NON sono di sua competenza. In nessun caso. E parliamo di un poveraccio che magari non si è fermato mai per tutta la notte, correndo come un pazzo a destra e a sinistra per svolgere tante altre “mansioni” (sì: mansioni!) che per legge non dovrebbe proprio perdere tempo a fare. E oltre a garantire tutto questo, svolgendo mansioni vietate perché demansionanti e quindi umilianti, l’infermiere deve pure risponderne disciplinarmente se gliene scappa una? Deve pure essere sbattuto sui giornali come “negligente”?

Il “decerebramento” di cui parli e/o la pura e semplice malafede, si annidano soprattutto in chi è pienamente consapevole che questo sia un sistema sbagliato e fuori legge. Ma non fa nulla per cambiarlo. Anzi, lo avalla… Per chissà quale ignoranza o per quali promesse, poltrone e benefici.

Redazione Nurse Times

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