Il governatore della capitale libanese: “Ciò che è successo ricorda Hiroshima e Nagasaki”.
Lasciare quanto prima Beirut. Questo l’appello lanciato da Hamad Hasan, ministro della salute libanese, e motivato dalla diffusione nell’aria di materiali pericolosi, con effetti a lungo termine mortali, dopo le due deflagrazioni che hanno devastato la capitale, causando finora 135 vittime e 5mila feriti. Tra questi, anche un militare italiano, il caporal maggiore Roberto Caldarulo, del battaglione Gestione Transiti (RSOM) di Bari.
In un comunicato ufficiale il premier Hasan Diab ha confermato che 2,700 tonnellate di nitrato d’ammonio, un materiale altamente esplosivo usato per fabbricare bombe e fertilizzanti, erano conservate in un magazzino situato al porto di Beirut, senza seguire i protocolli di sicurezza. Una circostanza confermata anche dal presidente Michel Aoun, che ha definito “inaccettabile” il fatto che tutto quel materiale esplosivo sia rimasto immagazzinato “per sei anni senza misure di sicurezza”.
Le dichiarazioni confermerebbero le notizie sulla formazione di una nube tossica, riconducibile a una sostanza chimica, segnalata anche dai residenti di Beirut. Una testata libanese, al Mayadeen, parla di un deposito di sostanze chimiche, in particolare il benzene. Come riferito da Fouad Aoudi, presidente dell’Associazione dei medici stranieri in Italia (Amsi), in contatto con i colleghi locali, le potenti esplosioni hanno fatto crollare anche un edificio di tre piani e si cercano persone intrappolate sotto le macerie.
“Ciò che è successo a Beirut ricorda Hiroshima e Nagasaki – ha dichiarato in lacrime Marwan Abboud, governatore della capitale libanese –. Nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano”. Secondo l’Osservatorio sismologico della Giordania, l’esplosione ha eguagliato l’energia di un terremoto di magnitudo 4.5 della scala Richter.
Redazione Nurse Times
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