Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera della famiglia Caroni-Molinari, grata a infermieri e medici per essersi presi cura della parente 86enne.
Gentile Direttore,
desidero raccontare la storia di una paziente che ha dovuto subire un ricovero ospedaliero a Bari. Potrebbe sembrare strano, ma vorrei raccontare un caso di estrema buona sanità. La protagonista di questa storia è una simpatica donna di appena 86 anni e di nome Giulia, che all’improvviso il 21 agosto 2019 ha dovuto rapportarsi con il mondo sanitario. Il panico totale della famiglia, in quanto una donna autonoma fino a qualche giorno prima, improvvisamente è colta da sincopi multiple, pallida e incapace a deambulare, viene allertato il servizio 118. All’arrivo dei sanitari, l’iniziale visita sembra non rilevare nulla di anomalo.
Il dott. Di Corato, medico responsabile, e la dott.ssa Lorusso S., infermiera, entrambi in servizio, colgono le poche parole che nonna Giulia emette: “È da qualche giorno che vado oscuro”. Molti avrebbero potuto non dare peso a queste parole o semplicemente non capirle, ma sono queste parole e l’abilità dei sanitari che attraverso una manovra individuano la “melena”.
La corsa in ambulanza all’ospedale “Di Venere” di Carbonara di Bari e la situazione che appare seria. Le prime parole di un sanitario sono: “Ha 4.8 g/dL di emoglobina”, considerando che i valori normali per una donna sono tra 12 e 16 g/dL e che con valori inferiori a 4 g/dL vi è l’incompatibilità con la vita. Indubbiamente vi è un’emorragia in atto e questo prevede il ricovero nell’UO di Chirurgia diretta dal dott. Lorusso, medico chirurgo, e dal dott. Maiorano D., coordinatore infermieristico. Durante il ricovero ci saranno ben 12 trasfusioni di sangue e 6 di plasma.
I valori continuano a non stabilizzarsi e, nonostante le terapie mediche, non vi è una risposta dell’organismo. Così la gastroscopia evidenzia un flusso costante di sangue, neanche l’angiotac riesce a individuare in modo specifico la fonte primaria. Dopo 5 giorni, la continua ricerca di soluzione mette sul piatto due scelte: intervento chirurgico o prosecuzione della terapia, entrambe illustrate con i rischi e i possibili vantaggi. Il potenziamento della terapia imposto nei giorni, però, finalmente produce gli effetti desiderati: emorragia terminata. Adesso è necessario individuare la causa. A questo punto la RMN finalmente illustra il colpevole, e attraverso ERCP (eseguita all’ospedale San Paolo di Bari) la nonna Giulia può finalmente tornare a casa con valori di emoglobina decenti.
Racconto questa storia principalmente per evidenziare come una donna di 86 anni in condizioni disperate sia stata salvata, e di come il miracolo è avvenuto attraverso le mani laboriose di medici e infermieri, e per evidenziare come nonna Giulia non sia mai stata considerata come una donna di 86 anni, al termine di una vita, ma assistita in modo eccellente. Mi sento di ringraziare il personale del 118 intervenuto e tutti gli attori di questa storia, eroi quotidiani di cui nessuno parla.
Un sentito ringraziamento al dott. Lorusso per aver traghettato nonna Giulia fuori dal pericolo. Un ringraziamento al dott. Dino Maiorano, coordinatore del reparto, che ha sempre speso parole di conforto e consiglio, indicandoci il percorso. Un ringraziamento alla dott.ssa Falcone E., infermiera, per essersi presa cura di nonna Giulia. Un ringraziamento al dott. Centonze, al dott. Garofalo, alla dott.ssa Paradiso, alla dott.ssa Pazienza, al dott. Balena. Un sentito ringraziamento anche all’intera equipe infermieristica e medica. In modo particolare al dott. Favia R., al dott. Paglionico V., al dott. Alfarano V., alla dott.ssa Barnaba N., al dott. Colucci A., alla dott.ssa DiStefano C., al dott. Di Lucchio P., alla dott.ssa Fanelli R., al dott. Lerario G., alla dott.ssa Martello D., al dott. Mercieri C., alla dott.ssa Rubino R. Sentiti ringraziamenti da parte della famiglia Carone-Molinari.
Redazione Nurse Times
Lascia un commento