Riprendiamo il pensiero di Aurora Giacometti, fiera di aver scelto il corso di laurea in infermieristica
Se ripenso a qualche anno fa non mi sarei mai immaginata nella corsia di un ospedale, intraprendere questo percorso è stato una sorpresa anche per me ma non potrei esserne più contenta.
Finisci il turno stremata ma non smetteresti mai di raccontare ciò che hai fatto durante la giornata. Ti trovi faccia a faccia con la sofferenza, con la morte, il dolore ma soprattutto la vita.
La vita negli occhi di quella vecchina che durante tutta la notte è agitata, suona il campanello per delle scuse quando vorrebbe solo un po’ di compagnia ma poi mi prende la mano me la stringe forte, me la poggia sul cuore e mi dice: “hai sentito Aurora? Hai fatto tranquillizzare anche il mio cuore che batteva all’impazzata”.
Certe scene per chi non le vive possono risultare banali e di poca importanza, io quella frase sussurrata nel bel mezzo della notte non la dimenticherò mai.
Lavorare in ospedale ti dá un turbinio di emozioni, sei agitato, hai voglia di imparare e allo stesso tempo hai paura, ti arrabbi quando vedi la malattia che colpisce senza tregua una persona, ti si stringe il cuore quando vedi la moglie di un malato terminale piangere sul corpo del marito ormai morto e ti chiedi, insieme a lei, perché nel mondo esiste tutto ciò e come dobbiamo comportarci davanti a queste disgrazie che non hanno rimedi.
La verità è che non c’è una risposta a questa domanda, l’uomo a volte è impotente davanti alle ingiustizie e alle sofferenze della vita, io nel mio piccolo mi rendo conto di quanto sia importante stare accanto a queste persone, saperle ascoltare, supportarle con la consapevolezza che non posso cambiare il loro destino ma forse posso rendere un po’ meno pesante il loro percorso.
Aurora Giacometti
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