È curioso che la sanzione disciplinare sia stata inflitta dopo la cessazione del servizio.
Un contratto a tempo determinato in un ospedale della provincia di Ferrara: sei mesi, tre dei quali passati in malattia. Lunghe assenze che hanno spinto la direzione infermieristica dell’Asl a compiere verifiche sulla veridicità delle motivazioni addotte dalla dipendente, un’operatrice socio-sanitaria. E proprio da tali controlli è emerso che in alcune di quelle giornate di assenza la dipendente svolgeva in realtà un’attività parallela, di volontariato: prestava servizio in ambulanza per conto di un’associazione del territorio.
La coincidenza si sarebbe verificata più volte e ha fatto scattare la tagliola del licenziamento. Con una formula decisamente curiosa: la sanzione disciplinare è stata inflitta dall’Azienda sanitaria dopo la cessazione del servizio. Il motivo? Impedire che la dipendente ritenuta “infedele” possa ripresentarsi a un concorso pubblico, conquistando nuovamente un posto in graduatoria e tornando in servizio nell’Azienda ferrarese. Questa porta viene sbarrata se la motivazione del licenziamento per giusta causa è legata all’interruzione del rapporto fiduciario col datore di lavoro per fatti di particolare gravità, come ha sancito l’Asl, recependo il parere della Commissione disciplinare.
L’operatrice era stata assunta in ospedale il 22 dicembre 2018. Ma a partire da marzo 2019 l’assenza si è protratta per diverse settimane, interrotta solo per brevi o brevissimi periodi. Durante uno di questi l’addetta sarebbe rientrata, ma per svolgere un’attività collaterale in ambito non sanitario, prevista dalla legge, presentando un certificato medico dopo aver espletato la mansione autorizzata. L’Asl ha preso in mano la questione, e dai controlli incrociati eseguiti dal personale della Direzione infermieristica sarebbero risultate alcune presenze in turni svolti per conto di un’associazione di volontariato che opera nel settore dei trasporti sanitari. Turni coincidenti con giornate di malattia.
Da qui l’esigenza di chiudere formalmente il rapporto, utilizzando un atto formale con irrogazione della massima sanzione: il licenziamento, l’unico provvedimento disciplinare che può essere assunto anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro. Una segnalazione è stata inviata in Procura. La stessa decisione, per motivi simili, era stata presa dal Sant’Anna nel 2017 a carico di un’infermiera, ma il suo medico di famiglia aveva affermato di aver commesso un errore nella compilazione di un certificato. Il reintegro era costato all’ospedale circa 42milaeuro.
Redazione Nurse Times
Fonte: la Nuova Ferrara
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