Gli operatori socio-sanitari che hanno affrontato l’emergena della prima ondata di Covid rischiano il posto di lavoro all’ospedale di Verduno.
Rischiano di perdere il posto molti lavoratori in servizio ad Alba (Cuneo) durante la prima ondata pandemica. La denuncia arriva da alcuni oss e magazzinieri che lavorano all’ospedale di Verduno per conto di Amos, società consortile partecipata dalle Asl che opera a supporto dalla sanità locale, fornendo alle stesse personale e servizi. Colpa del processo di internalizzazione avviato dall’Asl di Alba e Bra (in ossequio alle più recenti indicazioni in materia arrivate dalla Regione Piemonte) con la prospettiva di procedere, nel corso del 2022, a circa 110 assunzioni dirette a tempo indeterminato.
Un passo che per l’Asl Cn2, in particolare, è reso possibile dagli esiti del concorso per 12 posti da oss che la stessa ha chiuso nel marzo scorso, garantendosi, grazie a una graduatoria finale di oltre 700 addetti ritenuti idonei, di poter attingere da un serbatoio potenzialmente in grado di soddisfare le proprie esigenze attuali e future.
Una buona notizia, se non fosse che, denunciano gli oss di Amos, “proprio il nostro impegno in corsia nei mesi dell’emergenza sanitaria aveva fatto sì che molti di noi, a quel concorso, non avessero potuto materialmente partecipare”. Col risultato che ora quei posti “rischiano di essere assegnati a colleghi in molti casi in arrivo anche da altre zone d’Italia, a discapito di chi tra Alba e Bra ha collezionato un’anzianità di servizio di anni”. La vicenda è al centro di un confronto tra la direzione dell’Asl, quella di Amos e le principali sigle sindacali della funzione pubblica.
Redazione Nurse Times
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