L’inchiesta della Procura partenopea sui rapporti fra il gruppo Romeo e le pubbliche amministrazioni riguarda tre filoni di ipotesi corruttive
NAPOLI – Sedici misure cautelari, disposte dal Gip del Tribunale di Napoli, sono state eseguite nell’ambito dell’inchiesta della magistratura partenopea che riguarda tre filoni di ipotesi corruttive relativi ad appalti riconducibili all’ospedale “Cardarelli” di Napoli, al Comune di Napoli e alla Soprintendenza dei beni culturali di Roma. Tra i sedici arrestati anche l’imprenditore Alfredo Romeo e il direttore generale del Cardarelli Ciro Verdoliva, ai quali sono stati concessi i domiciliari
La Procura di Napoli contesta al direttore del “Cardarelli” tre episodi specifici: il primo riguarda il presunto utilizzo di operai di una ditta subappaltatrice dell’ospedale per realizzare lavori nella propria casa privata; il secondo è relativo a una progettazione per scopi privati assegnata a un architetto consulente del “Cardarelli”; la terza contestazione è una presunta segnalazione di un lavoratore che aveva perso il lavoro.
L’inchiesta è svolta congiuntamente dalla Dda di Napoli e dalla sezione reati contro il patrimonio della procura partenopea. Le misure cautelari sono state chieste dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia Henry John Woodcock e Celeste Carrano, con il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dal pm della seconda sezione (reati contro la pubblica amministrazione) Francesco Raffaele, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. L’ordinanza di applicazione delle misure cautelari è stata firmata dal gip Mario Morra che ha anche ha disposto il divieto per sei mesi di esercitare negli uffici direttivi di aziende per altri due manager: si tratta di Enrico Trombetta e Raffaele Scala. La misura interdittiva per un anno è stata emessa nei confronti della funzionaria della Soprintendenza, Rossella Pesoli.
La sospensione per sei mesi è stata applicata per il dirigente del ministero della Giustizia Emanuele Caldarera e altri quattro indagati, Stefano De Angelis, Gennaro De Simone, Leandro De Felice e Achille Tatangelo.
Il giudice Morra ha escluso la sussistenza dell’ipotesi di associazione per delinquere ipotizzata dalla Procura.
Verdoliva poco prima di ricevere la notizia degli arresti domiciliari aveva istituito, a causa degli eccessivi afflussi di pazienti al Cardarelli e in vista del picco influenzale, un’unità di crisi in ospedale.
Simone Gussoni
Fonte: Il Mattino
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