Circa un mese fa, Nurse Times aveva raccontato la storia di Antonio (VEDI), infermiere disoccupato e costretto da varie vicissitudini ad arrangiarsi e a vivere come un clochard, facendo affidamento solo sulla compassione dei cittadini catanesi.
Antonio, messinese di nascita, è prossimo ai 59 anni, da 5 anni disoccupato e senza nessun parente su cui poter fare affidamento.
Incuriosita dall’articolo, scritto dal collega Simone Gussoni, mi sono messa alla sua ricerca visto che risiedo nella stessa città, e dopo diversi tentativi sono riuscita a trovarlo in Via Etnea, la via principale di Catania, in una serata gelida e ventosa.
Mi sono inginocchiata e mi sono presentata, gli ho spiegato chi fossi e per quale motivo fossi li, cioè per saperne di più e capire in che modo poterlo aiutare. Antonio ha accolto il mio invito e ha iniziato a parlarmi di sé, senza reticenze.
Ha cominciato a parlare delle sue esperienze professionali, i suoi inizi come inserviente in un Ospedale messinese, e di come ben presto avesse maturato l’interesse verso la professione infermieristica decidendo di iscriversi in una scuola regionale per infermieri professionali (quella di Taormina), diplomandosi nel 1988.
Da questo momento in poi, inizia il suo girovagare per la penisola in cerca di un lavoro stabile che non trova, decide quindi di affidarsi alle Cooperative.
L’ultima esperienza, conclusasi con una di queste Cooperative a Cagliari, lo lascia senza un lavoro e senza speranza.
A 54 anni non è semplice trovare lavoro, come sottolinea Antonio “a quell’età si è ancora troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per immettersi nuovamente nel mondo del lavoro”, da allora, – continua -, ha inviato decine e decine di CV senza ricevere alcuna risposta.
Comincia così il suo peregrinare per l’Italia passando da Roma per giungere infine a Catania; gli chiedo cosa lo abbia spinto a stabilirsi proprio a Catania, non essendo lui catanese di nascita, ed Antonio mi risponde ricordando le vicissitudini della mamma morta qualche anno prima in uno degli Ospedali catanesi dove era stata assistita mirabilmente, promettendo a sé stesso che se si fosse trovato in pessime acque, quella era la città che lo avrebbe accolto.
Antonio comprende molto bene le difficoltà che vivono tutti gli infermieri, anche i più giovani, per inserirsi nel mondo del lavoro, a fronte di 10 000 giovani infermieri sfornati dalle Università ogni anno, pochi sono quelli che riescono a trovare un lavoro in una struttura pubblica, i più si debbono accontentare di sistemazioni precarie, talvolta al limite dello sfruttamento.
Ho chiesto ad Antonio cosa si aspetta per quest’anno, la sua risposta è stata: “un lavoro qualsiasi, anche umile!”
Antonio è ben cosciente, difatti, delle difficoltà reali in cui versa la nostra economia, tuttavia ritiene che si possa fare di più per chi, come lui, versa in situazioni di indigenza.
Mi ha parlato, per finire, di ciò che lo tiene ancora legato a questa vita, dei suoi due figli che non possono aiutarlo e della poesia e della scrittura che lo aiutano ad affrontare le difficoltà nel vestire i panni di clochard. Racconti pieni di fantasia e speranza e tutti con un lieto fine.
Antonio mi ha lasciato una copia di un suo curriculum vitae, che alleghiamo all’articolo insieme al suo diploma di “infermiere professionale”. La documentazione è a disposizione di chiunque volesse dargli un’occasione per rimettersi in discussione, se qualche azienda sanitaria fosse interessata può contattarci presso la Redazione del nostro giornale inviandoci una mail a [email protected].
Di seguito una breve intervista realizzata con mezzi di fortuna (uno smartphone), in cui Antonio si lascia andare ad esternazioni amare e considerazioni sulle prospettive future.
Il mio augurio, così come quello di molti colleghi, è che Antonio possa avere, al più presto, un’opportunità per rimettersi in careggiata e dare un senso compiuto alla propria vita.
Rosaria Palermo
Allegati
Curriculum Vitae Antonio Nagazzù (pag. 1)
Curriculum Vitae Antonio Nagazzù (pag. 2)
Curriculum Vitae Antonio Nagazzù (pag. 3)
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