Tratto da www.infermieristicamente.it
Infermieri: la rappresentanza opaca langue, il Nursind (re)agisce
Gentile direttore,
che la questione trasparenza fosse una battaglia da farsi con le mutande di bandone h. 24 è stato detto. Che sarebbe scattata la macchina del fango (“metodo Boffo”) verso chi osava mettersi contro un sistema in decomposizione era da aspettarselo, e puntualmente si è verificato.
Ma prima di entrare nel merito delle questioni mi permetta, signor direttore, di stabilire un punto fondamentale della linea politica del sindacato. Che a un certo punto, il parlamento abbia sentito il bisogno di legiferare su conflitto di interesse, anticorruzione, incompatibilità, inconferibilità cioè sul valore della “trasparenza” e sulla distinzione netta tra interesse personale e interesse pubblico, è perché gli interessi personali speculativi che sfruttano l’istituzione pubblica costano e impediscono la crescita del paese. Oggi la corruzione insieme all’evasione fiscale è uno dei costi più alti che ostacolano la nostra competitività. In sanità questo è ormai un palese problema di sostenibilità del sistema che è pagato dai lavoratori con il blocco della contrattazione e dai pazienti con il taglio dei diritti. Il documento “Ora basta” dei medici di Vicenza è esemplare.
Detto questo la nostra battaglia per la trasparenza ha tre fondamentali ragioni:
1) quella morale, cioè la distinzione netta tra ciò che è giusto e ciò che non lo è; perché la nostra professione è soprattutto una professione morale che ha bisogno di essere guidata e governata dalla morale.
2) quella relativa alla rappresentanza, cioè se i nostri rappresentanti usano il potere per sé e non per gli infermieri. Se non siamo rappresentati nei nostri problemi è come se non avessimo una rappresentanza professionale pur pagando le tasse per averla e di questi tempi, al contrario, abbiamo bisogno non solo di una forte rappresentanza ma anche di una rappresentanza credibile.
3) quella relativa al progetto professionale. Ormai è chiaro che l’IPASVI, non in quanto tale cioè istituzione che è e resta un bene professionale prezioso, ma come gruppo dirigente da anni non ha né un progetto condiviso né strategia di sistema.
A me non impressionano le lettere di fango che Lei riceve per screditarci ma chi si avvale di questi metodi per abbattere il proprio avversario, cioè mi impressiona la mancanza di remore morali, la facilità con cui si vuole eliminare fisicamente il proprio avversario, perché se a comandare è l’immoralità, tutto è lecito compreso tradire e danneggiare gli infermieri e chi li rappresenta.
Detto questo, cioè ribadito il significato di trasparenza e la sua indissolubile implicazione con i nostri legittimi interessi, mi permetta di fare alcune considerazioni di merito.
I sindacati sono da codice civile “associazioni di fatto” (art. 36) e non enti pubblici come gli ordini e i collegi, e Nursind applica la stessa normativa degli altri sindacati come la CGIL, CISL, UIL, FIALS e FSI. In Nursind non ci sono indennità di funzione né favolosi gettoni di presenza né spenderemmo mai un milione di euro per un nostro Congresso, sia perché non li abbiamo tanti soldi ma anche se li avessimo non lo riterremo morale. Ricordiamo che Nursind ha la quota associativa più bassa del comparto (tra gli 8 e i 10 euro per 12 mesi) che in molti casi è meno della metà di altri sindacati anche non rappresentativi. Personalmente vado regolarmente a lavorare come infermiere (anche se in semidistacco pur potendo avere un distacco completo), entro in turno come gli altri a significare che, come ha detto qualcuno, Nursind è un sindacato tra i lavoratori e non sopra i lavoratori. Al sindacato sto dando i migliori anni della mia vita senza nulla chiedere per me e il mio stipendio annuo è 7 volte inferiore a quello dichiarato dalla Presidente IPASVI nel 2012 (significa che per guadagnare quella cifra devo lavorare 7 anni!). Mi pare, a chi mi chiede conto, che la differenza sia sostanziale e che la mia scelta di campo sia chiara rispetto anche agli interessi personali. La trasparenza di Nursind è nel suo DNA, nella sua idealità, nella sua diversità ed è questa diversità a dare fastidio perché non è omologabile al malcostume generale cioè non è in vendita. Nursind non è in vendita perché la maggior parte degli infermieri non sono in vendita.
Desideriamo però entrare nel merito della miserabilità dei comportamenti di chi tenta di screditarci. Si tenta di raccogliere delle storie di periferia da parte di ex-iscritti o recentissimi iscritti che hanno motivo di avversità nei confronti di Nursind ma nessun appiglio, per richiamare procedure di controllo interne all’associazione. Si mandano a raffica lettere che insinuano, seminano il dubbio e puntano a screditare per difendere apertamente il gruppo dirigente IPASVI. Tutte le lettere sono sistematicamente pubblicate anticipatamente in un blog che punta a diffamare Nursind. Il blogger in questione è un dichiarato sostenitore di Annalisa Silvestro, promotore della Leopoldainfermieri, un progetto supportato dalla FNC IPASVI.
Allora la domanda che ci dobbiamo fare è: a chi giova tutto questo? Chi ha interesse a screditare il principale Sindacato degli Infermieri che si batte per la trasparenza dell’IPASVI? Perché questo succede l’indomani di una manifestazione che ha portato un migliaio di infermieri in piazza, del primo sciopero in sanità e di una situazione che ha attirato l’attenzione della stampa nazionale come mai successo in precedenza?
Perché l’unico ente pubblico che rappresenta gli infermieri non ha speso nemmeno una riga per darne notizia? perché L’IPASVI chiede l’intervento dei sindacati e quando l’unico sindacato infermieristico rappresentativo interviene lo ignora? Non si ricordano questi signori le dichiarazioni della Silvestro? Eccole: “come senatrice mi impegno a coinvolgere i miei colleghi parlamentari perché sollecitino in modo unitario il Governo a trovare soluzioni diverse per l’economia nazionale da quella del blocco delle retribuzioni. E come rappresentante dei 420 mila infermieri italiani, di cui poco meno di 300 mila alle dipendenze di Asl e ospedali (quasi il 50% del personale), chiedo ai sindacati che da sempre tutelano il diritto al lavoro di intervenire, perché l’alternativa è che tra qualche anno, così facendo, di lavoro pubblico da tutelare ne resti ben poco” (Clicca per leggere).
Al di là delle belle dichiarazioni, l’IPASVI cosa ha fatto? Perché non ha supportato chi si è dato da fare per rispondere al suo appello? E’ politicamente scorretto esprimere il dissenso non solo a parole nei confronti delle politiche del governo che lascia medici e infermieri – per usare le stesse parole della Presidente – “vecchi, poveri e bastonati”?
Ora bisogna screditare perché Nursind è riuscito a dare voce a quegli infermieri intrappolati tra le parole della politica e la dura realtà del blocco contrattuale, dei sempre più gravosi carichi di lavoro, della disoccupazione?
Carissimo direttore, condividiamo la sua riflessione che la categoria ha altri problemi che non le beghe interne tra associazioni di rappresentanza. Ma, come vede, la battaglia per l’applicazione della normativa sulla trasparenza è il presupposto per poter affrontare i veri problemi degli infermieri; diversamente i Collegi saranno delle semplici “cinghie di trasmissione” delle politiche governative, come ha ben detto il prof. Cavicchi.
Nursind, e nessun altro finora, si è sforzato di rappresentare i disagi della categoria portando l’attenzione dei media e della politica sulla disoccupazione, sul precariato e sull’adeguamento dei salari. Stiamo lottando per far uscire gli infermieri dall’anonimato, per creare un gruppo di professionisti che se unito diventerebbe la principale forza della sanità italiana. Questa voglia di identità – libera e non normativamente viziata – è diffusa, come ben evidenziato da una lettera del collega Giulio che ha suscitato numerosi commenti e dove si chiede riconoscimento prima che riconoscenza per ciò che facciamo.
Abbiamo dato identità alla nostra voce di protesta perché nessuno se ne faceva carico. Abbiamo concretamente proposto un emendamento al Dl stabilità che è stato condiviso anche da altri sindacati e stiamo verificando come perseguirlo al meglio per ridare dignità al lavoro. Un emendamento che metta al centro il lavoro come valore e che faccia ripartire la contrattazione. Nursind sta tutelando i lavoratori in diverse cause a livello locale e, a livello confederale, segue il problema del precariato ed è in attesa con i propri legali della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre per poter poi partire con la richiesta di stabilizzazione se tutto andrà come speriamo. Questi sono fatti non parole o dichiarazioni di intenti. Che Nursind sia il punto di riferimento dell’infermieristica italiana ormai lo hanno capito anche i sassi e ce ne dispiace se altri ne soffrono o si sentono spodestati. Gli infermieri hanno scelto di autorganizzarsi liberamente perché non trovavano risposte ai loro problemi nelle rappresentanze già presenti. È colpa nostra se gli infermieri chiedono di agire e di farlo direttamente a partire dai disagi quotidiani e dai problemi di chi fa l’assistenza diretta? È colpa nostra se chi ha la rappresentanza non supporta concretamente chi si impegna a risolverli?
Noi vogliamo andare agli stati generali degli infermieri perché l’IPASVI continua a fare orecchio da mercante?
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