I fatti di sabato 09/10/2021 e il barbaro attacco al pronto soccorso dell’ospedale Romano “Policlinico Umberto I” sono e restano fatti di una gravità inaudita in un paese democratico
Nemmeno in guerra è accettato ed accettabile assaltare ospedali e sparare sui soccorritori.
Quanto avvenuto ha messo a repentaglio la salute e la sopravvivenza di cittadini inermi e nella condizione più delicata, quella della malattia e del pericolo per la propria esistenza stessa.
Eticamente e moralmente inaccettabile questa ulteriore e preoccupante escalation di un problema atavico e mai affrontato seriamente: quello delle aggressioni al personale sanitario che attanaglia tutti noi da nord a sud.
Per primissima cosa desidero esprimere tutta la mia personale solidarietà a quegli eroici colleghi che, loro malgrado, si sono trovati in quella situazione critica e che nonostante tutto hanno affrontato quell’inedito scenario con grande spirito di responsabilità ed encomiabile professionalità.
Grazie a loro si è evitato il peggio e nessuno ha riportato danni gravi da questa situazione di vera e propria guerra nei confronti dell’istituzione tra le più inviolabili che esistano, il luogo di cura che è luogo di tutti perchè tutti prima o poi passeremo di lì e tutti ci aspettiamo di trovare serenità, cure di qualità ed assistenza efficace.
L’attacco al pronto soccorso da parte di una trentina di scalmanati con l’intento di liberare un loro accolito fermato durante i disordini e gli scontri che hanno caratterizzato la giornata di Sabato rappresenta una grave escalation.
Alza il livello della questione perchè non era mai accaduto che si scatenasse la violenza politica contro una struttura sacra anche in guerra come un ospedale. Certo le strutture ospedaliere non sono scevre dalla violenza contro gli operatori, non lo sono per una lunga serie di motivi che ho già in passato analizzato e non lo sono perchè mai la politica ed i decisori si sono voluti impegnare fattivamente per risolvere il problema che è strutturale, organizzativo ed educativo.
Però bisogna dire che mai era accaduto che un pronto soccorso fosse assaltato in forza da un gruppo organizzato e pianificato con modalità così violente e squadristiche e per motivi essenzialmente politici.
Un assalto al cuore del sistema salute deprecabile e da condannare senza se e senza ma come l’attacco al cuore della democrazia andato in scena qualche ora prima difronte alla sede della C.G.I.L.
Un attacco al cuore stesso ed all’essenza stessa del vivere civile e del confronto democratico che non ha scusanti in nessuno dei due casi perché in ambedue i casi è un attacco portato per imporre con la violenza l’idea di pochi nei confronti dei molti.
Doverosamente detto tutto questo però mi sembra il caso di fare anche alcune considerazioni sul silenzio assordante della politica nazionale, del governo, sulla vicenda Policlinico, come se fosse un danno collaterale di minore gravità rispetto al gravissimo attacco alla sede nazionale del sindacato.
Qualche passerella di rito ed in chiave elettorale dell’assessore alla salute della regione, qualche autoreferenziale comparsata del presidente della regione, ma la politica nazionale cosa dice e cosa ha detto rispetto a questo gravissimo fatto?
Possibile che solamente chi negli ospedali ci lavora in silenzio e con grandissimi sacrifici si sia accorto della gravità di quanto accaduto? Possibile che solamente il personale sanitario riesce a vedere tutta la dirompente gravità del gesto?
Quale è la differenza tra un luogo di rappresentanza democratica come il sindacato ed un luogo in cui si curano tutti senza distinzione alcuna con grande sacrificio, e che proprio per questo rappresenta un baluardo democratico e costituzionale esattamente come un sindacato?
Non ci sono istituzioni di serie A e di serie B; ci sono le istituzioni e tutte insieme le istituzioni sono il nervo vivo della nostra democrazia e del nostro stato di diritto.
Infine due paroline mi sento di spenderle anche per la nostra rappresentanza ordinistica: la FNOPI.
Perché, anche se fa male la lontananza e l’indifferenza dei big della politica nei nostri confronti, quella della nostra rappresentanza ordinistica fa paura.
Si certo gli ordini sono politicamente equidistanti, è un ente sussidiario dello stato, l’ordine esiste a tutela del cittadino tutto vero, ma proprio per questo difronte a questo evento non poteva e non doveva esimersi dall’affrontare il problema in tutta la sua gravità e di bussare alle porte di quello Stato di cui è ente sussidiario, ed in un certo senso parte integrante perchè anch’esso se ne facesse carico.
Un ordine che non ha esitato a prendere posizione su tanti aspetti, che ha una visione alquanto limitata e su cui si potrebbe discutere a lungo del futuro della professione.
E che difronte ad un attacco vile e squadristico all’istituzione salute e di conseguenza a tutti quegli infermieri che si dovrebbe onorare di rappresentare in seno a quello Stato di cui è parte, tace colpevolmente. Si esime dal ricordare a quello stesso Stato quanto grave sia l’accaduto e si esime dal portare la solidarietà dovuta ai colleghi coinvolti.
Trovo tutto questo davvero stucchevole ed inaccettabile, ma non è mai troppo tardi per rimediare, sia chiaro, a questa colpevole dimenticanza e fare ciò che ogni infermiere oggi vorrebbe fosse fatto.
Per quello che mi riguarda sono fiero ed orgoglioso di poter dire a questi squadristi violenti che non vinceranno mai finché a difesa del nostro sistema salute e del democratico diritto alle cure di tutti indistintamente ci saranno infermieri come quelli del pronto soccorso del Policlinico…ma anche come tutti quei colleghi che quotidianamente fanno le stesse cose in migliaia di ospedali e presidi su tutto il territorio nazionale…. e finché avrò ancora un filo di voce non smetterò mai di gridare e di lottare per il nostro sistema salute e per gli infermieri che ne sono spina dorsale.
Io sono i colleghi del Policlinico ed in questo momento sono con loro e per loro.
Angelo De Angelis
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