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Anche gli infermieri hanno il loro Ordine. Papagni (Ipasvi Bat): «Una vittoria della professione»

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Anche gli infermieri hanno il loro Ordine. Papagni (Ipasvi Bat): «Una vittoria della professione»
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Un’altra voce si aggiunge al coro di consensi per l’approvazione in Parlamento del ddl Lorenzin.

Venerdì scorso è stata una giornata storica per gli infermieri italiani: dopo ben undici anni dalla legge n. 43 del 2006, tutte le professioni sanitarie “non mediche”, entrate in università qualche decennio fa con le lauree triennali e magistrali, master di primo e secondo livello e dottorati, finalmente sono diventate Ordine.

«Una legge – commenta il presidente del collegio Ipasvi della Bat, Giuseppe Papagni che sicuramente proietta i professionisti infermieri verso altri, più importanti traguardi. Un riconoscimento della politica, una vittoria di tutta la professione, frutto del lavoro di tanti. Ora è compito di tutti riempire di contenuti questa nostra grande conquista. Un traguardo atteso da tanto, che rappresenta il giusto riconoscimento a una professione che merita rispetto, al pari delle altre professioni intellettuali».

Con l’approvazione della legge nasce anche la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), il più grande ordine professionale italiano, che raggrupperà sia infermieri che infermieri pediatrici. Ma cosa cambia sostanzialmente per gli infermieri? Nella legge appena approvata viene posta attenzione ad alcuni aspetti importanti, anche gestionali, del futuro ente ordinistico, superando una legge che risaliva alla prima metà del secolo scorso. La legge approvata permetterà una gestione più snella, favorendo l’avvicendamento alla sua guida, garantendo più partecipazione degli iscritti alla vita stessa dell’ente vigilato dal Ministero, rilanciando una forte identità professionale.

E ancora, spiega il presidente degli infermieri della sesta provincia pugliese: «Più tutela per cittadini e iscritti, offrendo agli ordini armi efficaci contro l’abusivismo. Previste infatti sanzioni e pene più severe per chi abusa: la reclusione passa da sei mesi a tre anni, la multa da 10 a 50mila euro. Per il professionista che ha portato altri a esercitare abusivamente sono previste sanzioni e pene più severe. Sono ancora tanti coloro che esercitano attività sanitarie senza possedere il relativo titolo, mettendo in serio pericolo la salute dei cittadini e infangando l’operato dei 447mila professionisti infermieri. Ora dovremmo concentrarci anche sul dovuto riconoscimento economico. La questione contrattuale, d’attualità in questi giorni, più di interesse sindacale che della rappresentanza professionale, sarà comunque un tema che discuteremo in questi giorni portando le istanze che arrivano dalla comunità che rappresentiamo».

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