La giovane attivista apre il Climate Action Summit e scuote la platea con parole forti: “Non voglio credere che abbiate capito e continuiate a non fare nulla: sareste persone malvagie. Gli occhi delle future generazioni saranno su di voi”.
«Come osate?!». Greta Thunberg ripete quattro volte la domanda, con una formula retorica studiata per lasciare una traccia nella memoria collettiva. Tuttavia le parole rabbiose della 16enne dalla forza di volontà a prova di traversata oceanica, con un secchio al posto della toilette, saranno forse l’unica cosa che ricorderemo della 74esima Assemblea generale dell’Onu, cominciata ieri a New York.
Il segretario generale Antonio Guterres le ha riservato un’accoglienza da star, accordandole l’apertura del Climate Action Summit. Per quattro minuti Greta ha letto da un foglio, con le mani tremanti. Parole semplici, se vogliamo elementari, sorrette da numeri allarmanti, persino angosciami. «Il mio messaggio è che vi teniamo d’occhio…». La platea di diplomatici risponde con un sorrisetto complice, come dire: siamo dalla tua parte o, forse, “dai, Greta, ormai sei una di noi”. Ma la ragazza li fulmina con uno sguardo severo e ristabilisce le distanze. Lei è e resta un’outsider, nonostante le confidenze di Barack Obama o il corteggiamento politico di Angela Merkel, che ieri mattina ha chiesto di incontrarla da sola, poco prima del vertice.
Nel momento culminante della sua missione americana, Greta sembra cedere alla tensione, sciogliersi in lacrime. In effetti la sua voce vibra, ma per l’ira: «È tutto sbagliato. Io non dovrei essere qui. Dovrei essere di nuovo a scuola, dall’altra parte dell’Oceano. Eppure voi venite da noi ragazzi e promettete speranza. Come osate?! Voi avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre vuote parole, e io sono tra quelle più fortunate. Ci sono persone che stanno soffrendo, che stanno morendo. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa, e l’unica cosa che voi siete in grado di fare è parlare di soldi e della favole dell’eterna crescita economica. Come osate?!».
Nel Palazzo di Vetro la giovane attivista ha ripetuto un concetto che aveva messo in chiaro la settimana scorsa in un’audizione al Congresso, a Washington. Non tocca a lei, non spetta ai giovani che hanno marciato a milioni nelle città di tutto il mondo, fare proposte. Anzi, non c’è bisogno di idee nuove, perché «da più di trent’anni la scienza è di una chiarezza cristallina».
Il tema, lo sappiamo, è politico, o meglio è lo scontro tra diversi interessi economici. Greta la mette così, riprendendo ancora con «Come osate?!», e poi: «Voi continuate a guardare altrove e venite a dire che avete fatto abbastanza, quando le politiche e le soluzioni necessarie non sono neanche in vista. Voi dite che ci state ascoltando e che avete capito l’urgenza della situazione. Non voglio credere che voi abbiate veramente capito e, tuttavia, continuiate a non fare nulla. Non lo voglio credere perché, in questo caso, voi sareste persone malvagie».
Il Summit si è concluso di fatto con un solo impegno: 66 Paesi si sono dati come obiettivo quello di azzerare le emissioni di biossido di carbonio entro il 2050. Ma in generale, nota l’attivista svedese, il percorso di rientro è troppo lento: «L’idea di dimezzare le nostre emissioni in 10 anni ci dà solo il 50% di possibilità di restare sotto il riscaldamento di 1,5 gradi. Ma per noi un rischio del 50% è semplicemente inaccettabile».
Greta, a questo punto, pensa di poter parlare per tutti, se non come leader, certamente come portavoce naturale di questo nuovo movimento: «Gli occhi delle future generazioni saranno su di voi e, se voi sceglierete di deluderci, vi dico che noi non vi perdoneremo mai. Noi non ve la faremo passare liscia. Ora e qui noi tiriamo una linea: il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no». L’audience è tramortita. Ma non ci sono alternative: non resta che applaudire.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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