BARLETTA – L’immediato trasferimento del servizio di vigilanza armata dal vecchio ospedale di Barletta, dove è ospitato il distretto socio-sanitario, al “Dimiccoli” dove all’inizio del mese di agosto sono stati due gli episodi di aggressione nei confronti di operatori sanitari (e nel primo caso la vittima è stata un’infermiera in servizio al Pronto soccorso).
La risposta della Direzione Generale della Asl Bat è solo il primo passo per garantire sicurezza a chi lavora in ospedale: decisione che, per certi versi, è anche la diretta conseguenza delle numerose sollecitazioni arrivate, da più parti (politiche e sindacali) al Direttore Ottavio Narracci.
La proposta di prevedere un posto fisso di polizia al “Dimiccoli” (avanzata non solo dal Collegio Ipasvi Bat (VEDI), ma anche dal consigliere regionale barlettano, Filippo Caracciolo del Pd e dalla Cgil Bat) non ha trovato concorde il direttore generale Narracci: “L’istituzione di un posto fisso di polizia – ha spiegato – non è nella disponibilità della Direzione Generale”.
Una soluzione, seppur non definitiva, è quella dello spostamento del servizio di vigilanza armata anche se lo sguardo è proiettato all’immediato futuro con la predisposizione di un progetto sicurezza illustrato dallo stesso Narracci: “Doteremo il personale che lavora in luoghi a rischio (i pronto soccorso e le guardie mediche) di particolari congegni elettronici che potranno essere attivati nel momento in cui ci sia un episodio di aggressione o di tentativo di aggressione, così da allertare le forze dell’ordine”.
A giudizio del direttore generale della Asl Bat (che è parte lesa negli episodi di aggressione avvenuti nell’ospedale di Barletta), quel progetto è una risposta organica alla richiesta di sicurezza da parte degli operatori sanitari.
“Non possiamo militarizzare le strutture sanitarie” ha chiosato Narracci.
Salvatore Petrarolo
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