Il fenomeno delle aggressioni crea paura e demoralizzazione tra i lavoratori della sanità. Come arginarlo?
Le aggressioni ai danni dei professionisti sanitari riempiono ormai le pagine delle cronache locali e nazionali. Un fenomeno che crea un clima di paura e demoralizzazione tra gli operatori e che richiede interventi concreti.
Il recente episodio di violenza che a Pisa ha causato la morte della psichiatra Barbara Capovani per mano di un suo paziente ha riacceso un dibattito mai davvero sopito sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. La situazione in Italia è allarmante, fotografata dai dati dell’Inail relativi al triennio 2019-2021, con ben 1.600 casi di violenza fisica e/o verbale segnalati ogni anno (quattro in media al giorno).
A questa indagine si è aggiunta quella svolta dall’Ordine dei medici di Bari, in collaborazione col Gruppo di lavoro donne medico Agapanto, che evidenzia come nel 2022 le aggressioni siano aumentate del 60,87% tra gli operatori della Croce Rossa e come nel 20,84% dei casi l’aggressione sia avvenuta da parte di un gruppo.
Come si può arginare questo fenomeno? Nel 2020 è stata approvata una legge che prevede un aumento delle sanzioni penali nei casi di violenza contro gli operatori sanitari. In parallelo è stato istituito un Osservatorio dedicato proprio a questo tema.
Il ministero della Salute raccoglie ogni anno i dati delle regioni attraverso il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità (Simes). Un sistema che, come sottolineato dallo stesso ministero, è ancora in via di implementazione, ma che vuole individuare le zone dove c’è bisogno di un intervento tempestivo.
Da questo database è emerso che Puglia e Sicilia sono le regioni con la percentuale più alta di casi di violenza denunciati. Seguono Toscana, Campania e Piemonte. Parliamo, quindi, di un grave problema culturale, che bisogna arginare.
Tra le iniziative promosse dal ministero della Salute figurano una campagna di sensibilizzazione e l’aumento, in collaborazione col mionistero degli Interni, del numero di presidi di polizia nei presidi ospedalieri.
La violenza fisica è la forma più estrema di aggressione, ma non l’unica. Ci sono anche le aggressioni verbali e lo stalking, tutte sfumature di un fenomeno che comporta stress e demoralizzazione tra i professionisti sanitari.
Uno dei casi più recenti avvenuto a Udine ai danni di una specializzanda, ha addirittura portato la giovane vittima a decidere di cambiare mestiere. Le iniziative a tutela dei lavoratori della sanità devono sicuramente partire dall’alto, ma possono essere accompagnate anche da azioni dal basso.
Redazione Nurse Times
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