Lettera del presidente ipasvi di Bari, Saverio Andreula indirizzata al direttore di quotidiano sanità, Cesare Fassari, che riapre il confronto sull’ormai “famoso” comma 566 dal titolo emblematico di sicuro interesse per gli infermieri italiani.
Verrà valorizzata dal punto di vista economico la nostra professionalità “specialistica”?
Sarebbe stato più saggio riorganizzare il lavoro all’interno delle unità operative?
Raccogliamo infatti giornalmente come redazione testimonianze di molti colleghi che denunciano situazioni lavorative impossibili, in molte realtà sanitarie soprattutto del sud Italia, l’infermiere è l’unica figura professionale presente in organico ad occuparsi di assistenza!!
Fonte: www.quotidianosanita.it
Gentile direttore,
correva l’anno 2012 quando il Ministero della Salute e la Commissione Salute del Coordinamento delle Regioni, istituirono un “tavolo tecnico” cui fu assegnato il compito di implementare una proposta per riformare le competenze dei profili professionali sanitari, iniziando dagli Infermieri. Quotidiano sanità, esattamente il 12 aprile dello stesso anno 2012, pubblicava un’interessante redazionale dal titolo: “Anteprima. Infermieri: avranno più competenze e autonomia”.
L’articolo, corredato da precisi dettagli sulla revisione delle aree di competenze specialistiche degli Infermieri, tracciava il percorso tecnico giuridico del provvedimento specificando, tra l’altro, le declinazioni possibili a beneficio della qualità prestazionale dell’attività infermieristica resa al servizio dei cittadini. Interessante e prospettica, nell’articolo in esame, la valutazione della redazione di q.s. riguardo alcune opportunità che il provvedimento offrirebbe a beneficio degli Infermieri: … omissis … un sistema di flessibile dinamicità che esclude ingessature organizzative, nelle progressioni di carriera, favorendo meccanismi di valorizzazione professionale …
Corre l’anno 2015 e la proposta di ridefinizione dei profili delle professioni sanitarie, licenziata dal “tavolo tecnico” dopo estenuanti approfondimenti, e “prese di posizioni”, tutte riprese dallo stesso quotidiano sanità, si sostanzia in una proposta di accordo ai sensi dell’art. 4 del d. lgs. n. 281/1997 tra le Regioni e lo Stato.
La “bozza di accordo”, più volte annunciata in dirittura d’arrivo all’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regione, ancora oggi è “parcheggiata” nelle segrete dei ministeri competenti (Salute, MIUR e MEF) con le “quattro frecce accese” . Tanto perché, magicamente e magistralmente, il Governo tira fuori dal cilindro magico il “comma 566” all’interno della legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190). Riuscendo nell’intendo di rimescolare il tutto per riaprire la “stucchevole disputa” sui rispettivi ruoli e aree delle competenze, tra i Medici e gli Infermieri.
Il testo del “comma 566”, con le sue indicazioni testuali, per quanto si deduce da numerosi commenti postati da personalità del mondo infermieristico, medico, politico e accademico, è diventato ormai ai più, un lessico incomprensibile per una serie di ragioni puntualmente riprese da QS.
La “guerra” delle competenze, scatenata dalla bozza di accordo, sin dalla prima stesura, e ritenuta “ positivamente superata”, secondo la voce di alcuni tecnici del Ministero della salute, alla luce dei nuovi capitoli, aperti subdolamente dal comma 566, riprende e promette “epiche battaglie” il cui esito, a mio avviso, è scontato. Gli Infermieri continueranno a vivere il proprio essere in una sorta di crisi d’identità offrendo alla mercé di altre professioni le valutazioni sulla portata dei contenuti. Provvedimenti che dividono quindi, anziché aggregare la rappresentanza professionale infermieristica alle prese con tanti presunti “piccoli protagonisti” (vedi lettera a QS del 18 marzo), che pretendono di imporre a tutti ”verità” stabilite a priori, in modo dogmatico e autoritario.
Provo a formulare ipotesi riguardo ai cambiamenti che induce nell’attuale ordinamento il “postulato” coordinato (Bozza-Comma) non senza avanzare dubbi sugli strumenti giuridici utilizzati, rispetto all’attuale ordinamento che regola la professione sanitaria di Infermiere.
Le novità, sostanzialmente, riguardano :
– la definizione di aree di competenza specialistica (cure primarie, critica ed emergenza urgenza, chirurgica, pediatrica, salute mentale e dipendenze);
– l’attribuzione alle Regioni di competenze nell’ambito della formazione “complementare” e “modulare” specialistica.
Sostanzialmente, un dèjà vu che assume ragione di una significativa regressione rispetto all’art.6 legge 43/2006. Una legge inapplicata, magistralmente utilizzata dalle Università per “far cassa” con gli Infermieri con l’implementazione di un’infinità di master. Una legge, mai attualizzata nel CCNL del comparto sanità; nella normativa concorsuale e mai recepita dal nostro ordinamento nell’ambito dell’organizzazione sanitaria.
Si provi a leggere i contenuti di cui all’art.6 della legge 43/2006 di seguito riportata: In conformità’ all’ordinamento degli studi dei corsi universitari, disciplinato ai sensi dell’articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127, e successive modificazioni, il personale laureato appartenente alle professioni sanitarie di cui all’articolo 1, comma 1, della presente legge, è articolato come segue: a) professionisti, b) professionisti coordinatori, c) professionisti specialisti, d) professionisti dirigenti.
Ai lettori quindi, tratto il dado, non sfuggirà al dato temporale di riferimento sulla genesi del “comma 566” riguardo agli argomenti che tratta rimescolati secondo le stagioni della Politica e delle rappresentanze professionali. Almeno si abbia il coraggio di precisare che le tasche degli Infermieri, a prescindere dalle “intenzioni” del legislatore e dei suoi “benpensanti”, resteranno ancora per molto tempo vuote. Cosi come l’illusione dei cittadini di ogni Regione d’Italia a ricevere cure infermieristiche specialistiche adeguate ai loro bisogni e in coerenza con quanto le evidenze scientifiche documentano in tema di assistenza infermieristica.
Premesso, quanto precede sono orientato a ritenere che il “comma 566” sia un’ulteriore “pastrocchio” che arricchisce i dubbi che ho già mosso alla “Bozza di accordo” puntualmente ripresi da QS e crea le condizioni per insinuare nella comunità professionale e non solo, dubbi interpretativi sulla portata delle novità che il legislatore avrebbe in animo di introdurre. Sarà vero che l’obiettivo finale è quello di tracciare in modo definitivo le competenze avanzate e specialistiche degli Infermieri? Se la risposta è si: Quando si metterà mano alla necessaria modifica dell’organizzazione sanitaria per rendere funzionali le competenze specialistiche? Quando i CCNL e la normativa concorsuale contempleranno il profilo dello specialista infermiere?
Saverio Andreula
Presidente Collegio IPASVI di Bari
Lascia un commento