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Speciale NurseTimes. Intervista a Chiara D’Angelo: Il riformatore e l’infermiere. Il dovere del dissenso.

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Il team di NurseTimes ringrazia Chiara D’Angelo per l’opportunità concessaci. Parliamo subito del tuo libro “Il riformatore e l’infermiere. Il dovere del dissenso” che sarà lanciato a breve ma che già riceve curiosità riscuotendo successo tra i colleghi. Partiamo dal titolo che un po’ riassume alcuni concetti chiave: riformatore e dissenso.

Come è maturata l’idea di scrivere questo libro?
Attraverso l’esperienza di Infermieristicamente da più di un anno stiamo lavorando per diffondere fra gli infermieri una maggiore consapevolezza che la professione è nelle nostre mani. Abbiamo incontrato strada facendo Ivan Cavicchi che ci ha aiutato a capire i problemi degli infermieri in un’ottica di sistema partendo dalle riforme degli anni ’90 fino alla “guerra sulle competenze” di cui il recente Ddl sull’atto medico né è logica conseguenza.

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C’è un disegno strategico dietro le norme che hanno modificato la nostra professione negli ultimi vent’anni. Questo disegno va ripensato perché alla modifica della norme, e quindi dell’infermiere come dovrebbe essere, non è seguita la modifica della prassi, dell’organizzazione del lavoro e quindi di ciò che l’infermiere è e fa. Questo iato che segna anche oggi una frattura relazionale tra medici ed infermieri, è la principale causa dei nostri mali e dei mali delle professioni sanitarie.
Da questa analisi si vuole partire per proporre un nuovo pensiero strategico che punti non più sulla introduzione di nuove norme ma su un cambiamento riformatore dell’organizzazione del lavoro quale realtà ove si definiscono i ruoli e le funzioni di medici e infermieri in modo che ciascuna professione possa coevolvere per stare al passo con il più profondo cambiamento in ambito sanitario degli ultimi anni: il malato.
Tutto questo progetto ha origine dalla organicità e sistematicità del materiale fin qui prodotto da Cavicchi negli scritti presenti nella rete e nella sua letteratura.

La sua attenzione è rivolta a quegli infermieri che operano nelle unità operative e che giornalmente subiscono il peso dei pesanti tagli lineari che colpiscono la sanità attraverso il ridimensionamento delle dotazioni organiche. Qual è lo scopo del suo libro?
La situazione lavorativa degli infermieri è il punto di partenza e di arrivo del libro ed è ben rappresentata nell’epilogo fiabesco dalla storia di Siringhino.
L’infermiere, oggi, è nel pieno della post-ausialiarietà, ovvero della condizione di inconseguenza dell’essere incompiuto, normativamente autonomo e responsabile ma nei fatti della realtà lavorativa ancora una professione ausiliaria, demansionata e decapitalizzata utilizzata coma tappabuchi delle carenze organizzative. L’organizzazione del lavoro varia da nord a sud, da regione a regione, da azienda ad azienda, da reparto a reparto ma ha la costante di riproporre un’idea incompleta di infermiere conseguente alla “vaghezza” e “incompletezza” consegnataci dal nostro profilo professionale. La de capitalizzazione e il blocco del turn over sono condizioni aggravati questo fenomeno di un’organizzazione del lavoro che nega la costruzione di un reticolo professionale che veda i professionisti come “autori” (autonomi e responsabili) della propria “opera”. La proposta di recuperare il rapporto con i medici e superare la guerra delle competenze e il gap tra norma e prassi punta a creare un cambiamento nel modo di lavorare che permetta a ciascuna professione di evolvere insieme all’altra. Per fare questo cambiamento è necessario riformare l’organizzazione del lavoro. Per agire nell’organizzazione del lavoro evitando di compensare le deficienze del sistema noi proponiamo una modifica del nostro codice deontologico. Per proporre una modifica occorre anzitutto dissentire dallo stato attuale e dalla strategia in atto.

Lei parla di dissenso, dissentire verso il sistema o chi lo governa?
Il dissenso di cui si parla nel libro è un Valore, non un atteggiamento precostituito. Non si tratta tanto di dissentire da qualcosa o qualcuno (contestare); si tratta, affatto semplicemente, di assumere uno stile di pensiero che faccia dell’osservazione critica, della dialettica, del confronto anche duro un metodo. Se riusciamo ad assumere questo tipo di valore di dissenso allora sarà chiaro che non muoviamo critiche a qualcosa o a qualcuno, ma che le nostre riflessioni sono funzionali ad una rappresentazione diversa della realtà, ad abbattere la verità unica preparata e fornitaci da altri. Per questo motivo dissentire diventa un dovere: quando si tace sulla condizione infermieristica, di fronte alle proposte di implementare competenze o funzioni a costo zero, sul continuo demansionamento, sulla mancanza di trasparenza, sul conflitto di interessi, … si è complici. La categoria deve far sentire la propria voce che, a noi pare, non è proprio in sintonia con queste situazioni. Dissentire è un dovere per dire con Siringhino: non siamo d’accordo, siamo stanchi di “pulire il culo del re”.

Quanto è importante avere una forte unione della comunità infermieristica?
Come abbiamo detto, l’infermieristica ha di fronte a sè una sfida epocale, e la responsabilità del successo o dell’insuccesso di questo passaggio sarà principalmente in mano nostra.
Il divario tra mandato normativo ed esercizio professionale ha causato molti mali e ha diviso la categoria tra chi continuava ad andare avanti con una visione dell’infermiere quale quella descritta dalle norme e chi restava indietro perché impossibilitato ad essere quello che le norme stabiliscono perché l’organizzazione del lavoro lo imprigiona nella post ausiliarietà e nel conflitto interprofessionale.
Il progetto di riformismo che abbiamo in mente noi prevede una coevoluzione delle professioni, quindi un percorso comune ma, si sa, se camminiamo in montagna, per tener il passo dei nostri compagni dobbiamo essere allenati al pari loro altrimenti rischiamo di rimanere qualche passo indietro o, peggio, che gli altri si stanchino di aspettarci. Partire quindi da ciò che è più vicino a noi e più facile da cambiare: il Codice Deontologico. Non diamo alibi a chi ci vuole come tappabuchi o demansionati, iniziamo a compattare la comunità infermieristica dando dignità al nostro lavoro. Questa è la prima proposta riformatrice del libro.

Il ruolo della rappresentanza professionale?
La rappresentanza professione è stata fondamentale nel bene e nel male. Ha avuto per molto tempo una forza superiore a quella sindacale e, forse, è anche per questo che si è creata la condizione di post ausiliarietà della categoria nello scollamento tra norma e organizzazione del lavoro. Si è dato per scontato che bastasse cambiare la norma per cambiare l’esercizio della professione ma ad invarianza degli assetti organizzativi la categoria ha trovato tutti i disagi di cui oggi si lamenta. Purtroppo stiamo vedendo che si vuole continuare con lo stesso progetto politico che ci ha portato a questa situazione: si chiedono agli infermieri maggiori competenze a costo zero senza preoccuparsi di quale cambiamento organizzativo è necessario per valorizzare l’opera dell’infermiere. Con l’organizzazione del lavoro attuale non si realizzerà l’infermiere specialista ma solo l’infermiere con competenze avanzate. E sono due cose ben diverse!

Il ruolo della rappresentanza sindacale di categoria?
La strada del cambiamento organizzativo è la via maestra da percorrere per la soluzione della questione infermieristica come si è prospettata dalla separazione tra norma e prassi ma anzitutto occorre chiarire di quale tipo di sindacato si sta parlando. Il sindacalismo confederale si è dimostrato troppo debole e poco critico rispetto alla rappresentanza professionale e a un percorso di coevoluzione organizzativa necessario per realizzare quanto previsto dal nuovo profilo professionale. Questo a nostro avviso è paradossale perché dovrebbe essere proprio dell’assetto confederale. In una situazione di crisi i problemi non risolti si acuiscono e si demarcano più nettamente. Per tale motivo riscontriamo la nascita e crescita del sindacalismo autonomo. Nursind è il promotore di questo libro/percorso e ha dimostrato di vederci lungo nel formalizzare l’analisi del disagio e nell’offrire una serie di proposte per superarli. Chi leggerà il libro si confronterà con il contenuto di queste proposte (modifica del Codice Deontologico, Stati Generali degli infermieri, una nuova definizione di assistenza, l’infermiere come autore, l’infermiere nel reticolo professionale, …) e ne potrà condividere o criticare l’impostazione o la reale percorribilità ma a tutti è chiesto di fare lo sforzo di esprimere un giudizio perché lo scopo del libro è creare una coscienza di categoria e dare voce agli infermieri perché l’azione del sindacato Nursind si vuole fondare sulla condivisione e adesione volontaria e non poggiare sulla sicurezza della norma.

Grazie del suo contributo
Ringrazio a mia volta per l’attenzione. Ricordo che a giorni sul sito di Quotidiano Sanità sarà disponibile la versione ebook de IL RIFORMATORE E L’INFERMIERE – IL DOVERE DEL DISSENSO, pertanto colgo l’occasione per invitare chiunque lo desideri a condividere le proprie impressioni, i propri suggerimenti, le proprie perplessità attraverso le pagine del quotidiano online “Quotidiano Sanità” o del nostro sito www.infermieristicamente.it perché come insegna Hubert Horatio Humphrey: “La libertà viene scolpita a colpi di martello sull’incudine della discussione, del dissenso e del dibattito”.

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