Il 12 maggio in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere, il fondatore di Emergency Gino Strada parla dell’infermiere volontario risultato positivo all’Ebola: “ieri un infermiere di Emergency, da poco rientrato da una missione in Sierra Leone dove ha curato i malati di Ebola, è risultato positivo al virus. A lui, amico sardo che ha compiuto il suo dovere con passione e professionalità, il mio pensiero e la speranza di riaverlo presto al nostro fianco“.
Ma ripercorriamo la vicenda che ha colpito il nostro collega sperando che abbia ovviamente un epilogo positivo.
Rientrato dalla Sierra Leone dove si trovava dal 15 febbraio, avendo lavorato nel Centro di cura dei malati di Ebola, era arrivato in Sardegna l’8 maggio. Dopo aver effettuato l’automonitoraggio delle proprie condizioni di salute, come previsto dai protocolli del ministero della Salute e di Emergency, ha iniziato a manifestare i primi sintomi nella tarda serata di domenica 10 maggio, quando colpito da iperpiressia (39.2° C) si è, autoisolato, mettendosi in quarantena.
Subito preso in carico dall’ospedale di Sassari per 48 ore, risultato positivo al virus Ebola, il 13 maggio viene trasferito presso l’Istituto Spallanzani di Roma, tramite un volo organizzato dall’Aeronautica Militare e in “alto biocontenimento”, cioè con sistemi per isolarlo dal resto del personale medico e dell’equipaggio in modo da evitare il contagio di altre persone. Grazie alle cure dei sanitari dello Spallanzani le condizioni di salute del collega sono andate migliorando col passare dei giorni.
Ultimo bollettino medico. “Il paziente con Ebola ha avuto un modesto miglioramento delle condizioni cliniche generali, e’ vigile ed autosufficiente. Non presenta febbre, quasi scomparsi i sintomi gastrointestinali, persistono modesti sintomi respiratori” come comunica l’Istituto Spallanzani “Continua il trattamento antivirale, la nutrizione parenterale e la terapia reidratante per via orale ed endovenosa- continua il bollettino- La prognosi resta riservata”.
Ma qual è la situazione dell’epidemia?
L’epidemia di ebola in Africa occidentale ha causato la morte di almeno 11mila persone, soprattutto in Sierra Leone, Guinea e in Liberia, dove l’emergenza sanitaria è stata dichiarata finita a inizio maggio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’epidemia sta recedendo anche negli altri paesi interessati dall’epidemia. Nel corso dell’ultima settimana in Sierra Leone e Guinea si sono registrati solamente nove nuovi casi di ebola, il numero più basso dall’inizio dell’anno.
Sul fronte della ricerca scientifica arrivano buone notizie dagli scienziati italiani. Secondo quanto sostenuto sulla rivista Nature, il metodo di trasmissione del virus ebola non è il respiro, come fanno i virus del raffreddore o dell’influenza.
Lo scenario “catastrofico” infatti era stato prospettato in alcuni studi internazionali degli scorsi mesi. Gli scienziati italiani frenano così gli allarmismi: il team, coordinato da Marco Salemi del Dipartimento di patologia e Istituto patogeni emergenti dell’università della Florida negli Usa, in collaborazione con Massimo Ciccozzi dell’Istituto superiore di sanità, ha analizzato dei campioni prelevati da pazienti e grandi primati, nelle epidemie del 1976 e del 2014, scoprendo che la maggior parte dei cambiamenti genetici del virus si sono persi nelle successive ondate di epidemia.
Ciò indica una scarsa evidenza a sostegno della possibile evoluzione verso un agente infettivo più potente e trasmissibile. Una buona notizia, assicurano gli autori, non sono per le popolazioni dell’Africa centrale e occidentale, ma anche per gli scienziati impegnati nello sviluppo di test, vaccini e terapie anti-Ebola.
La probabilità che l’Ebola si trasformi in un’infezione a trasmissione aerea è estremamente bassa, dice Taj Azarian, prima firma dello studio. Conferma Ciccozzi: “Non sappiamo di nessun virus che abbia cambiato la sua modalità di trasmissione a causa di mutazioni genetiche”, e comunque dalla ricerca “sembra che Ebola sia più stabile di quanto studi precedenti abbiano indicato”.
L’impegno di Emergency va avanti, vi proponiamo la presentazione dell’Ong del fondatore raccolta dal sito web www.emergency.it
“Negli ospedali, posti di primo soccorso e centri sanitari che abbiamo costruito e gestito in 16 Paesi, abbiamo fino ad oggi curato con passione e competenza oltre 6 milioni di pazienti. Questi risultati sono stati raggiunti grazie all’impegno di migliaia di volontari in Italia e di centinaia di medici, infermieri, tecnici con varie competenze, che hanno deciso di contribuire con la propria professionalità alle nostre missioni in Afghanistan, Sierra Leone, Sudan, Iraq…
Abbiamo ancora bisogno di professionisti che vogliano diventare compagni di viaggio di Emergency nel percorso di pratica quotidiana del diritto a essere curati. Sarà per tutti l’occasione per una straordinaria esperienza umana e professionale”.
Lo staff di NurseTimes esprime tutta la propria solidarietà al collega colpito, auguriandogli una pronta guarigione!
Giuseppe Papagni
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