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Le competenze specialistiche e le ricadute positive su tutto il sistema sanitario

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Nei nostri speciali che seguirano saranno evidenziate alcune tematiche trattate durante il convegno di Pugnochiuso. Nella prima giornata il tema trattato “Le Regioni e le Università nella formazione complementare e specialistica”, nella seconda giornata: Le “nuove” aree specialistiche definite dall’accordo “Stato – Regioni”.

In apertura dei lavori la presentazione del dott. Francesco Falli, presidente del collegio Ipasvi di La Spezia dal titolo: “Le aree di intervento declinate nell’accordo Stato-Regione sulle competenze avanzate”

Il dott. Falli nel suo intervento ha tracciato un rapido percorso storico, rievocativo, a dimostrazione della costante presenza storica (perfino contrattuale) dell’Infermiere specializzato, ritornando all’antenato del configurando “Infermiere specialista che verrà” (nel comma 566 della Legge di stabilità) del quale, come traccia portante, qui sul Gargano hanno ragionato in molti.

“Ho voluto ricordarecontinua F. Fallisia la storica attenzione alla figura (che i CCNL della fine XX secolo inserivano al 7° livello) , sia la esistenza all’interno della incompiuta Legge 43 del 2006. Ma, risalendo ancora all’indietro, di specialità si parla dal 1994 col profilo, o D.M. 739, dopo quasi 15 anni di azzeramento ed appiattimento, visto che nel 1980 il pensiero del sindacato di allora aveva malauguratamente varato la figura dell’Infermiere unico e polivalente..

Nella sua esposizione ha mostrato quale possibile evoluzione per gli infermieri specialisti, considerando che saranno le Regioni ad attuare le politiche di formazione complementare e/o a individuare il professionista specializzato, le situazioni, fra le tante, che dimostrano cosa decidono le Regioni circa l’Infermiere.

“Ho mostrato come un attento, accorto e intelligente impiego dell’Infermiere (per esempio, quello di continuità nelle realtà di Latisana e Palmanova, territorio friulano) porta a indubbi e documentati vantaggi per l’utenza e risparmi per la spesa pubblica. (Nell’esperienza citata, calava del 18% il numero degli accessi impropri in pronto soccorso)…questa, ed altre storie positive, invece di essere riprese da tutte le Regioni e da ogni singola ASL sono invece osservate talvolta con fastidio e con relativo interesse da componenti esterne alla categoria, da chi decide e spesso da chi ha interessi opposti”.

Lo testimoniano la cronologia degli interventi medici contro il comma 566 che pure non ha trovato un unanime trasporto e adesione incondizionata degli Infermieri d’Italia.

Per ora è senza dubbio ancora presto per trarre somme e conclusioni della evoluzione di questa nostra professione, alla luce del comma 566 ancora in fase di sviluppo normativo, semi affogato da minacce e ricatti di principio da parte di alcune sigle sindacali mediche.

“Dunque, una professione, quella infermieristica, schiacciata da molti fattori esterni, da ostacoli culturali sul cammino e caratterizzata da marcate divisioni interne, cosa che non appartiene ai nostri amici medici…”

 “Per finire – conclude Francesco Falli – una osservazione scaturita da analisi di aule gremite da colleghi nel recente periodo, come docente a eventi ECM qua e là per l’Italia: per molti, il comma 566 non è un problema ed i più, a mia precisa richiesta, mi informano che ne ignorano contenuti, possibilità e perfino l’esistenza, presi come sono da ricerca di lavori dignitosi, realtà professionali complesse, di ritorno a casa dopo mobilità obbligate; al cospetto di situazioni professionali poco serene, con pesanti carichi di lavoro.

Diventa difficile abbinare la crescita della categoria, in queste situazioni, a un comma su un decreto legge…E’ comunque importante che i Collegi compongano un sistema più coeso, almeno loro, per sostenere questa e altre battaglie professionali che possono avere indubbie ricadute positive sull’assistito; questo va fatto anche se la loro organizzazione provinciale non aiuta nel confronto con le Regioni, oggi più che mai “decisori” sui temi della salute pubblica e privata italiana.

Non sono riuscito per motivi di tempo a ribadire un concetto che mi è caro e mi preoccupa e che affido ai professionali, entusiasmanti colleghi giornalisti Infermieri di NurseTimes: il Paese è in una crisi che lo sta avvitando su se stesso, e non si capisce perchè la Professione dovrebbe costituire, e lo dico con amarezza, una eccezione positiva.

Ci stiamo un pò avvitando anche noi, e speriamo di riprendere presto quota, con forza e tenacia”.

Giuseppe Papagni
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