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Per gli infermieri militari nessun obbligo d’iscrizione all’albo…in barba alla legge 43/2006

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Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 18-04-2011 Roma Politica Rai - trasmissione Porta a porta Nella foto: Roberta Pinotti Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 18-04-2011 Roma Politics RAI - porta a porta tv show In the picture: Roberta Pinotti
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Il Ministero Difesa ci aveva convinto che mettere a disposizione dei civili le eccellenti professionalità della sanità militare sarebbe stata una scelta logica e razionale.

Iniziative “dual use”, come quella tra la Marina militare e la ASL n. 5 Spezzino, si erano registrate, infatti, ormai in ogni parte d’Italia e la stampa nazionale, nonchè organi di informazione istituzionale, da tempo ci avevano fatto comprendere che le avanguardistiche collaborazioni interministeriali, fortemente promosse dall’Amministrazione difesa e dipinte quasi come antisignane della Riforma della Pubblica Amministrazione, stavano andando per il verso giusto.

Ma siamo davvero sicuri che quanto ci è stato raccontato è tutto vero e che i progetti stiano navigando a gonfie vele nel rispetto dell’ottimizzazione delle risorse pubbliche?

Beh ad oggi sembrerebbe proprio di no, quantomeno stando a quanto riportato da Luca Marco Comellini, Segretario del Partito dei diritti dei militari (PDM), con il suo articolo di Tiscali intitolato Infermieri militari? Forse si, forse no. Domandatelo alla Pinotti“. Il motivo del fallimento delle tanto pubblicizzate collaborazioni tra SSN e sanità militare sarebbe legato a quanto recentemente ribadito a chiare lettere dall’Ufficio Generale Affari Legali dello stato maggiore della Marina militare (U.G.A.L.) in tema di esercizio della professione sanitaria infermieristica, il quale, senza mezzi termini, ha voluto affermare, quasi senza timore di un contraddittorio, che “per gli infermieri della forza armata l’iscrizione all’Albo della Federazione nazionale dei Collegi I.P.A.S.V.I. non risulta funzionale allo svolgimento dell’attività lavorativa”.

Ma come? Abbiamo capito bene?

Ci sono infermieri della Marina militare che sono impegnati in contesti civili, come le attività di soccorso in favore di naufraghi e profughi, senza alcuna iscrizione all’Albo e, quindi, non abilitati all’esercizio della professione?

L’imbarazzante situazione del doverci porre una simile domanda dovrebbe, di per sè, essere sufficiente per allertare le Procure della Repubblica di mezza Italia!

Al riguardo, infatti, risulta utile ribadire che, in tema di esercizio abusivo di professione, l’art. 348 del codice penale recita quanto segue: “chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da centotre euro a cinquecentosedici euro. Il requisito dell’abusività richiede che la professione sia esercitata in mancanza dei requisiti richiesti dalla legge, come ad esempio il mancato conseguimento del titolo di studio o il mancato superamento dell’esame di Stato per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione. Integra il reato anche la mancata iscrizione presso il corrispondente albo (…)”.

Ma allora per quale motivo l’Ufficio Generale Affari Legali dello stato maggiore della Marina militare (U.G.A.L.) ha deciso di affermare che per gli infermieri della forza armata l’iscrizione all’Albo non risulta funzionale allo svolgimento dell’attività lavorativa mentre un concetto simile non è stato mai asserito per il personale medico, in relazione all’obbligatorietà di iscrizione all’Albo dei medici competenti di cui al decreto legislativo 81/2008?

La situazione diventa ancor più complessa se, oltre al disposto normativo penale, decidessimo anche noi di evidenziare che la legge 43/2006, che impone l’iscrizione all’Abo agli infermieri, sia in ambito pubblico che privato, è stata peraltro recepita dall’art. 212 del decreto legislativo 66/2010 (Codice dell’ordinamento militare).

Tempo fa vennero sollevati alcuni preoccupanti aspetti riguardanti l’arruolamento degli infermieri militari italiani e del fatto che il Ministero della Difesa recluta e stipendia studenti di infermieristica e dice no ai candidati laureati.

Anche in quella circostanza, oltre ad essere messo in evidenza il fatto che, presso la sanità militare, la professione sanitaria infermieristica risulta unica esclusa dal corpo sanitario degli ufficiali di forza armata, particolare attenzione fu data alle scelte discutibili di spesa delle singole forze armate per la formazione ex novo dei propri infermieri, malgrado i tempi di spending review e l’annoso problema della disoccupazione infermieristica.

Da allora qualche passo in avanti è stato fatto (sia l’Aeronautica militare che la Marina militare, infatti, consentono la partecipazione al concoso per Allievi Marescialli al personale civile già in possesso di laurea in infermieristica, mentre l’Esercito italiano continua a vietarne la partecipazione), tuttavia, ancora oggi, del transito della professione sanitaria infermieristica nel corpo degli ufficiali di forza armata non si è vista nemmeno l’ombra.

E’ doveroso ammettere che qualche segnale volto alla risoluzione del problema dell’inquadramento gerarchico degli infermieri militari, seppur timido, trasparirebbe dall’edizione 2015 del Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa (Ministero Difesa), dove, all’articolo n.127 viene stabilito che “in termini di capacità operative, la componente di forze di riserva dovrà consentire di disporre di “Capacità Specialistiche”, che non sono normalmente parte delle forze permanenti o lo sono in quantità non sufficienti. E’ il caso, ad esempio, di professionalità mediche o infermieristiche, di ingegneri o di esperti di comunicazione e di contrattualistica. Queste forze potrebbero essere necessarie fin dai primi momenti di situazioni di crisi e pertanto dovrebbero essere prontamente disponibili (…)”

L’istituto della Riserva Selezionata è previsto e disciplinato dal combinato disposto dell’articolo 674 del Decreto Legislativo n. 66 del 15 marzo 2010 (ex art. 4 R.D. 16 maggio 1932, n. 819 – c.d. Legge Guglielmo Marconi), integrato dal Decreto Ministeriale 15 novembre 2004, e dell’articolo 987 del sopraccitato Decreto Legislativo (ex art. 25 del DLgs. 8 maggio 2001, n. 215).

La Riserva Selezionata nasce dall’esigenza delle Forze Armate di disporre di un bacino di personale in possesso di particolari professionalità di interesse e non compiutamente disponibili nell’ambito delle stesse.Tali professionalità potranno essere reperite sia tra il personale civile, che risponda ai requisiti di seguito indicati, sia tra gli Ufficiali della Forza in Congedo che appartengano alle Forze di Completamento, fermo restando il disposto della comma 4 art. 984 D.Lgs. 66/2010. L’iscrizione alla Riserva Selezionata del personale civile è subordinata alla nomina ad Ufficiale di Complemento, ai sensi del sopra citato Decreto Legislativo, previa sottoscrizione della disponibilità al richiamo alle armi sul territorio nazionale ovvero per missioni all’estero.

Per quanto sopra non vi è alcun dubbio che il Libro Bianco della Difesa risulta estremamente interessante per la professione infermieristica, da una parte perché si parla di un generale adeguamento delle forze armate italiane agli standard della NATO (nei Paesi del Patto Atlantico N.A.T.O. la professione è da tempo inquadrata nel ruolo degli ufficiali) e, dall’altra perché per la primissima volta si citano le competenze specialistiche degli infermieri nel contesto delle Forze della cosiddetta Riserva Selezionata (personale appartenente al ruolo degli ufficiali)

E allora la Ministra Pinotti cosa aspetta ad attuare i suoi buoni propositi?

Aspetta, per caso, il benestare dei restanti dicasteri oppure la firma definitiva di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri? Beh, molto probabilmente si!

L’inquadramento gerarchico del personale infermieristico militare, infatti, così come quello di qualsiasi altro dipendente pubblico, è strettamente legato alla bozza del DPCM con la quale il Governo Renzi, a completamento della c.d. riforma Madia, disciplinerà l’istituto della “mobilità forzata e volontaria” del personale delle pubbliche amministrazioni, compresi quindi gli appartenenti alle forze armate.

Tuttavia, stando alla vigente Tabella di equiparazione tra militari e personale civile (DECRETO 18 aprile 2002) ed alla recente proposta dell’Amministrazione Difesa di revisione della tabella di equiparazione tra gradi militari e ruoli civili, gli infermieri militari continuano a risultare non equiparati agli infermieri civili e, nel caso di un transito volontario o forzato presso altre amministrazioni, continuano ad essere inquadrati tra gli operatori di Area 2 anziché tra il personale sanitario dell’Area 3 (CCNL cat. D).

Insomma, pare proprio che in Italia siamo sempre alle solite! Il Governo Renzi, indubbiamente, credeva di poter puntare tutto sulla riforma delle Pubbliche Amministrazioni e sulla risoluzione definitiva del problema degli esuberi del personale ma, fintanto che il Ministero Difesa continuerà a rinviare l’inserimento del personale sanitario infermieristico nel ruolo degli ufficiali di forza armata, asserendo peraltro che per gli stessi non sussite alcun obbligo di iscrizione all’Albo, la mega – Riforma del Presidente del Consiglio Renzi è probabile che continuerà ad essere rinviata ed i problemi dell’esercizio abusivo di professione, dell’esubero di marescialli e delle collaborazioni tra la sanità militare ed il SSN, resteranno attuali chissà per quanto tempo ancora.

Cara Ministra Pinotti: “sono buoni i suoi propositi, ma da soli non bastano!”.

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