Ilenia non ha mai giocato a calcio, ma in campo sembra una veterana, non tira indietro il piede e corre a testa bassa sulla fascia, ogni tanto sbuffa per la stanchezza, ma dopo pochi secondi riparte come se nulla fosse.
Emanuele, invece, è un po’ timoroso, impiega qualche minuto a studiare gli avversari ed il suo stile è meno fisico e più elegante.
Alessio è la mascotte del gruppo, si muove seguendo i compagni, prima di calciare si guarda intorno e cerca l’intesa con l’allenatrice.
Una squadra di calcio a tutti gli effetti, che sul campo incrocia i tacchetti contro l’avversario più duro: la disabilità.
La Total Sport, infatti, è la prima scuola calcio in Italia per bambini e ragazzi disabili – come riporta un articolo apparso sul Corriere della Sera datato Marzo 2015.
Il progetto nasce a Torino nel 2012 e, grazie anche ad un testimonial d’eccellenza come Giorgio Chiellini, in pochi mesi si estende a tutta Italia.
Nella capitale la Total Sport debutta nell’ottobre 2014 a Portonaccio ed è affiliata con la Roma Calcio femminile. E’ proprio il simbolo e capitano della squadra giallorossa, Maria Iole Volpi, a rivestire il ruolo di allenatore. “In questi pochi mesi i ragazzi sono cresciuti tantissimo. Si tratta di un miglioramento, sia a livello fisico, sia a livello interattivo esponenziale rispetto a chi, invece, soffrendo di disabilità non partecipa ad attività sportive” spiega Maria Iole.
In pochi mesi i ragazzi hanno raggiunto risultati da “campioni”. Non si tratta di traguardi soltanto sportivi, ma soprattutto del superamento di limiti che prima apparivano invalicabili. “Ogni piccolo sportivo ha un proprio percorso personale, ma tutti hanno fatto passi da giganti”, spiega Andrea Fabiani, psicologo della squadra. “Penso ad Alessio, che soffre di autismo, ed all’inizio si rifiutava di entrare in campo o, se lo faceva, restava isolato in un angolo, mentre adesso è la mascotte della squadra ed è coinvolto attivamente nell’attività sportiva”.
Lo sport come una medicina, che ha effetti in tempi brevissimi. “Se si considera come ‘terapia’ tutto quello che contribuisce al benessere generale di una persona, allora le attività che facciamo con la Total Sport sono a tutti gli effetti ‘terapeutiche’ – prosegue Fabiani -. L’aspetto più importante, che consente ai ragazzi di progredire, è il sentirsi parte di una squadra, giocare insieme a compagni di cui si riconoscono i problemi”.
Progressi che, però, non avvengono soltanto sul rettangolo di gioco. “Mia figlia fino ad ottobre non ha mai toccato un pallone, lo sport non rientrava nei suoi interessi”, spiega David Mariangeli, papà di Ilenia, una ragazza con un deficit cognitivo medio-grave. “Da quando frequenta questo campo è cambiata, prima era molto nervosa adesso è più calma e rilassata”.
Anche Alessio ha fatto progressi che, fino ad ottobre, sembravano impensabili. “In questi mesi siamo riusciti a raggiungere risultati molto più importanti che con un anno di terapia”, spiega Daniela Brodo, la mamma. “Adesso è molto più attento alla socializzazione, al gruppo, mentre prima per lui il prossimo era inesistente”.
Una crescita che è soprattutto merito degli stessi ragazzi, come spiega Volpi: “La spontaneità con la quale interagiscono, permette loro di aiutarsi e quindi di migliorarsi”. In campo, infatti, ogni piccolo calciatore guarda i movimenti dell’altro, lo corregge, lo sostiene. Fra un “dai la prossima volta andrà meglio” nel caso di salti sbagliati ed un “sei forte” nel caso di uno riuscito slalom tra i birilli, la squadra chiacchiera, parla di schemi e vita, di esperienze scolastiche e rigori.
Una squadra a tutti gli effetti, non un semplice progetto di volontariato. “La Total Sport è una vera e propria scuola di calcio che nasce dall’amore per i bambini e per questo sport. Io e lo staff tecnico siamo qui perché ci divertiamo – conclude Maria Iole – perché ci piace lavorare con questi ragazzi. Non si tratta di una missione o di volontariato”.
Fonte: roma.corriere.it
Scupola Giovanni Maria
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