PUGLIA, PIANO DI RIORDINO OSPEDALIERO: LINEE DI COSTRUZIONE DELLA NUOVA RETE OSPEDALIERA
Ieri mattina in Terza Commissione Sanità del Consiglio regionale della Regione Puglia c’è stata l’audizione sul Piano di riordino ospedaliero, illustrato dal Governatore Michele Emiliano coadiuvato dal direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Giovanni Gorgoni.
“Oggi noi presentiamo i principi generali del piano di riordino – ha ribadito Emiliano – le novità legislative e i criteri che stiamo utilizzando per definire nel dettaglio il piano di riordino stesso. Vorremmo dunque ascoltare i suggerimenti che riguardano l’applicazione di queste norme e principi.” I principi o capisaldi partono dal Decreto ministeriale n°70/2016 che sancisce gli standard clinici, quantitativi ed organizzativi della rete e dell’assistenza ospedaliera, la legge di Stabilità con il paletto dei costi/ricavi con il rischio – per la Puglia altissimo e probabilmente anticipato rispetto alla legge – del piano di rientro, la spesa sanitaria assistenziale e la spesa del personale che deve far riferimento alla spesa del 2014 decurtata dell’1,4% salvo deroghe.
In questo quadro normativo e soprattutto economico si inserisce la necessità oramai non più rimandabile di riorganizzare e riordinare la rete ospedaliera pugliese che riguarda ASL, AOU, IRCCS e privati accreditati: il che significa, a detta del governatore e auspicabile da parte di operatori e cittadini, che il riordino non sarà necessariamente un fatto negativo ma una possibilità di concentrare le forze laddove è utile, una riorganizzazione dolorosa ma comunque migliorativa.
La sostanza del piano si basa sulla classificazione degli ospedali che fa riferimento al DM 70/2016 che porterà alla rimodulazione in termini di numero: da 40 ospedali a 31 strutture economicamente e normativamente sostenibili – ospedali di base (17), ospedali di primo livello (9), ospedali di secondo livello (5).
Inoltre con dati che fanno riferimento al 2014 la Regione, seguendo lo schema dei volumi e degli esiti indicati dallo stato centrale racconta di una rete ospedaliera ancora in ritardo rispetto quelli che sono gli obiettivi.
La legge di stabilità prevede una novità, ovvero il controllo del rapporto costi/ricavi di ciascuna struttura ospedaliera (nelle varie forme) che se non rispettate porterebbero le stesse ad incanalarsi nella morsa del piano rientro a partire dal 2017, ma in commissione ci anticipano che molto probabilmente le Asl viste le precarie situazioni economiche in base ai dettami di stabilità dovrebbero iniziare il percorso di rientro già dall’anno in corso.
Per chi la sanità la fà e la produce le notizie sono sempre le stesse, quindi non del tutto positive. Il costo del personale – vero parametro per la realizzazione di qualsivoglia rete ospedaliera – non può superare il limite massimo della spesa 2004 diminuita del 1,4 %: sommando la spesa effettiva e quella residua (cioè quella relativa alle assunzioni soggette a deroghe) si ottiene un totale di 2.398 milioni di euro. Al momento, il 68 per cento dei costi del personale viene utilizzato per gli ospedali mentre al territorio resta il 32 per cento.
È proprio su questi ultimi dati che si inserisce lo spazio politico in materia sanitaria, quasi azzerato come lo definisce il Governatore, dell’inversione di tendenza e cioè di riequilibrare la proporzione tra spesa del personale ospedaliero e quello del territorio come Gorgoni dichiara: ”per limiti di legge e per non deprimere ulteriormente la sanità territoriale non possiamo spendere in stipendi ospedalieri più di quanto già non facciamo”.
Infatti in questa direzione procede il piano di investimenti (programmazione 2014/2020) di Fondi europei (FESR), per un totale di 404 milioni di euro, che permetterà alla Regione Puglia di sostenere il miglioramento e il potenziamento dei servizi di assistenza e cura extraospedalieri.
Comunque sorgono dubbi sul tempo limitato per la discussione del riordino con l’assise regionale e le parti sociali visto che si dovrebbe deliberare il piano entro il 29 Febbraio e lo stesso verrà presentato il giorno 27. Dubbi sulle capacità economiche per la spesa di personale e tutti gli obiettivi di volumi ed esiti clinici da rispettare. Dubbi, ma qui vi è certezza, sull’assenza di un fondo per l’edilizia sanitaria. Dubbi sulla permanenza di ospedali che diventerebbero di primo livello ma comunque divisi logisticamente in plessi diversi – vedi Andria/Canosa.
Dubbi sulla quantità di spesa sanitaria necessaria e la tagliola dei piani di rientro. Dubbi su quanti servizi rischierebbero di prendere la strada della mutilazione e della privatizzazione. Dubbi sulla politica e le parti politiche che ostacoleranno il processo contemporaneo della deospedalizzazione e della necessità di avere meno ospedali ma più grandi, funzionali e sostenibili. Dubbi minimi sull’attacco agli sprechi e alle spese perché finalmente partiranno gli appalti regionali unificati per gli acquisti centralizzati.
Sviluppata la fotografia dello stato dell’arte della rete ospedaliera non resta che attendere il 27 Febbraio ove il Piano di riordino verrà presentato al Consiglio regionale tutto e alle parti sociali che porteranno le loro considerazioni per eventuali modifiche, anche se, visti i dettami normativi scientifici e soprattutto economici probabilmente non sposteranno di una virgola gli intenti del Governatore e del dipartimento Salute pugliese a loro volta irrigiditi dalle politiche nazionali.
Nicola Tortora
Sitografia:
PIANO DI RIORDINO RETE OSPEDALIERA REGIONE PUGLIA
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