Trasmissibile sessualmente, la Clamidia può portare le donne a sterilità. Ci sono 3,2 milioni di casi registrati in 9 anni. Tra il 2010 e il 2014, il numero di infezioni è aumentato del 5%.
La clamidia è una infezione sessualmente trasmissibile tra le più comuni, causata da un batterio intracellulare obbligato, il Chlamydia trachomatis. Il contagio avviene generalmente attraverso i rapporti sessuali di ogni tipo: vaginali, anali e orali. Nella maggior parte dei casi l’infezione interessa le donne, specie le giovani sessualmente attive e spesso la sintomatologia è così leggera da non essere riconosciuta.
Una percentuale (dal 10 al 40%) di donne con infezione non trattata sviluppa la malattia infiammatoria pelvica (pelvic inflammatory disease, PID) che può condurre a danni permanenti dell’apparato riproduttivo e alla sterilità.
Nei maschi l’infezione può interessare l’epididimo, causando dolore e febbre, ma è meno probabile che si instauri un danno permanente; e ciò nonostante negli ultimi anni alcuni studi abbiano segnalato una possibile correlazione tra la sterilità maschile e l’infezione.
Così afferma Andrea Ammon, Direttore del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cepcm):
“La clamidia può essere diagnosticata facilmente e curata in modo efficace attraverso l’impiego di antibiotici, ma può anche danneggiare irreversibilmente gli organi riproduttivi femminili. Non è disponibile nessun vaccino e dopo il trattamento è possibile contrarre nuovamente l’infezione se non vengono prese le dovute precauzioni”.
Il rapporto “Guidance on chlamydia control in Europe” pubblicato dal Cepcm ha fatto emergere che la Clamidia, con 3,2 milioni di casi registrati in 9 anni (dal 2005 al 2014) ed un aumento del 5% dei soggetti infettati dal 2010 al 2014, rappresenta l’infezione a trasmissione sessuale più diffusa in Europa.
Negli ultimi anni le attività di prevenzione e di controllo (la maggior parte degli stati possiede un sistema di sorveglianza attivo) dell’infezione sono migliorate in tutti i paesi dell’Unione Europea e dello Spazio economico europeo. Tuttavia, il tasso di diffusione della malattia resta ancora elevato: negli ultimi cinque anni, la Clamidia ha infettato oltre 180 persone ogni 100 mila abitanti. Particolarmente colpiti sono i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, che rappresentano i due terzi (63%) dei 396.000 casi registrati nel 2014.
Gli esperti affermano che, a livello globale, le attività di controllo dell’infezione siano ancora molto limitate e che l’incidenza dell’infezione, per sua natura asintomatica, sia presumibilmente più elevata rispetto ai dati ufficiali. Anche il fatto che venga diagnosticata più spesso nelle donne che negli uomini, potrebbe significare semplicemente che il gentil sesso sia sottoposto a maggiori controlli, poiché i rischi che corre sono più alti. Vi è quindi il fondato sospetto che molti casi di Clamidia non vengano diagnosticati o segnalati.
Alessio Biondino
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