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“Tagadà” La7. Telecronaca di una disfatta

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È bene si…si tratta di una disfatta per noi infermieri. Aspettavamo tutti, con trepidante attesa, la riscatta televisiva di un intera categoria. Ed invece no!

Al fischio di inizio, la Panella con astuzia inizia il dibattitto chiedendo alla Presidente della FNC IPASVI, in maniera quasi informale, le modalità di assegnazione del codice di accesso in proto soccorso.

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La dott.ssa Mangiacavalli sottolinea chiaramente:le funzioni di Triage è stata sancita dal DPR ‘92….la funzione di Triage, come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione è svolta da personale infermieristico, che fa retraining costante, adeguatamente formato che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio. I protocolli, permettono agli infermieri di assegnare un codice di accesso (priorità), sulla base della valutazione dei segni e dei sintomi rilevati. Questo codice serve come equità di accesso al pronto soccorso, e per garantire sicurezza al cittadino”.

Ed ecco l’entrata scomposta della giornalista, che dice: “Dobbiamo fare a capirci”…(facciamo fatica noi a capirla) maliziosamente allude: “non sarà che l’infermiere fa una prima diagnosi?”.

Ribadendo che l’assegnazione di un codice di accesso, per lei, è come fare una diagnosi. Divertita dalla situazione ridendo dice: “gli infermieri vengono messi lì…e saranno anche stati anche istruiti per essere messi lì…a fare diagnosi”. Alludendo palesemente, all’inappropriatezza dell’infermiere, in quel ruolo, a favore di una figura più preparata come un medico. Passando così la parola al dr. Milillo in studio.

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Il dr. Milillo, Segretario Generale Nazionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici Medicina Generale) rettifica la giornalista Panella: “il triage non serve a fare diagnosi”, puntualizzando che il triage, serve a categorizzare, classificare le urgenze con procedure codificate. Semplificando afferma: “sono dei test che possono avere dei falsi positivi o falsi negativi”.

Da brava giornalista, la Panella interrompe il medico e si rivolge alla presidente nazionale dell’IPASVI, chiamandola per nome Barbara Mangiacavalli, ponendo un quesito: “un mal di testa viene prima o dopo una colica renale?”. Banalizzando non solo, il lavoro quotidiano di un gran numero di professionisti, ma focalizza ancora l’attenzione sulla necessità di figure di spessore (medico) per il ruolo.

La presidente degli infermieri risponde, con un aplomb ammirevole, che l’assegnazione di una codice di accesso non coincide con la diagnosi del paziente, e non solo, ribadisce che il medico ha la possibilità di rimodulare e rivalutare il codice in sede di anamnesi.

Seconda risatina della conduttrice, che nonostante le dovute spiegazioni, conferma i suoi dubbi e passa la parola a Rondolino, che mette l’accento sui tempi di attesa al pronto soccorso e sulla necessità di rivedere i protocolli.

Insiste la dott.ssa Mangiacavalli, affermando che l’assegnazione del codice è garante di equità e sicurezza per l’ammalato, il quale viene inserito in un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale pertinente allo stesso.

Finale accesso, con i tentativi maldestri della giornalista Panella, di far emergere le responsabilità infermieristiche in caso di errore, pronta la risposta del dr. Milillo: “la responsabilità è di chi ha messo a punto il triage, quindi ricade sul medico… l’infermiere è responsabile se non applica correttamente il triage…” e continua dicendo: “il triage va continuamente validato”.

Dubium sapientiae initium (Il dubbio è l’inizio della saggezza) diceva Cartesio, speriamo che i dubbi della Panella possano portarla ad una più approfondita conoscenza della professione infermieristica, ma diceva la nonna, meno celebre di Cartesio, chi nasce tondo non può morire quadrato… sarà il caso della nostra conduttrice?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Michele Fighera

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