Certe notizie fanno bene al cuore, in tutti i sensi. L’ASL di Lecce ha introdotto un nuovo metodo per il monitoraggio dello scompenso cardiaco, quel fastidioso deficit della funzione contrattile del cuore che porta affaticamento, affanno, aritmia, anemia, insufficienza renale, ipertensione arteriosa, coronaropatia, infarto, alterazione valvolari, fino alla morte improvvisa. Un problema serio, che causa il 23% di morti a un anno dalla sua scoperta.
Ed ecco che l’ASL di Lecce ha inventato “GISC”, ossia l’acronimo di “Gestione integrata dello scompenso cardiaco”.
GISC non è altro che una piattaforma online per la raccolta delle informazioni di salute del paziente con scompenso cardiaco. Informazioni che saranno condivise dal medico di base e dal cardiologo che segue il paziente, in modo tale che ci sia una condivisione costante in tempo reale della terapia che segue. Il progetto è stato avviato nel 2011 su iniziativa dei cardiologi Franco Pisanò e Paola De Paolis nei distretti di Gagliano del Capo e Poggiardo.
E’ quanto si legge nel servizio pubblicato sul Sole 24 Ore del 21 marzo scorso e, ripreso da Lecce Sette in un articolo datato 27 marzo 2016.
La piattaforma è stata realizzata dal team dell’ingegnere Stefano Santo Sabato.
Lo studio al momento vede coinvolti 75 medici di medicina generale, i cardiologi ambulatoriali, la Cardiologia dell’Ospedale di Tricase e 450 pazienti (i cui dati sono stati raccolti nel corso delle 10.448 visite eseguite dai medici di medicina generale e dei 2.274 controlli effettuati dal cardiologo specialista).
“Lo scompenso cardiaco – spiega il Direttore Generale dell’Asl Lecce Silvana Melli – è tra le patologie croniche più diffuse associata ad elevati costi sanitari per via di frequenti ospedalizzazioni e, dell’alto tasso di comorbilità. Si stima che in Italia la prevalenza della patologia aumenti con l’avanzare dell’età, fino a colpire circa il 17,4% dei pazienti che hanno superato gli 85 anni di vita, con tasso di ospedalizzazione/anno/100mila abitanti pari a 325”.
GISC non è utile – dunque – solo per la salute del paziente, che comunque resta sempre la cosa più importante, ma anche per la gestione economica delle aziende sanitarie e dei posti letto.
A livello nazionale la spesa sanitaria destinata a questa malattia è pari al 2% di quella totale. In Puglia i ricoveri annuali per lo scompenso cardiaco sono circa 15mila all’anno.
Questo studio non è rimasto tra le mura italiane, ma ha attirato l’interesse della rivista americana “Journal of evaluation in clinical practice” che nel 2014 ha fatto una prova conducendo un’analisi.
E dallo studio è emerso che, grazie alla piattaforma online, si possono risparmiare fino a 823mila euro all’anno.
E soprattutto si riduce del 90% la riospedalizzazione, con la riduzione della mortalità al 9,7% contro il 23% della media nazionale.
Un progetto valido dunque, che è partito adesso in Puglia con uno studio triennale e che vedrà coinvolti numerosi centri sanitari. La piattaforma non sarà a disposizione solo di medici di base e cardiologi, ma verrà estesa anche a nefrologi, nutrizionisti e pneumologi che aiuteranno a gestire nel miglior modo possibile la vita del paziente.
A livello nazionale GISC sarà condiviso con l’Università degli Studi di Padova – i risultati ottenuti hanno destato l’interesse di Sabino Iliceto, Direttore del Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari di codesta Università – mentre a livello internazionale i dati raccolti saranno parte di un progetto tra Italia e Cina.
Scupola Giovanni Maria
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