E’ in corso di svolgimento in questi giorni (11-12-13 Settembre 2016) a Vieste (FG) un evento formativo residenziale, organizzato dal Collegio Provinciale IPASVI di Foggia che ha come tema “La professione infermieristica allo specchio, tra nuove e vecchie incognite”.
Il programma ha come obiettivo formativo l’approfondimento, durante tre giornate, aspetti che hanno a che fare con l’identità peculiare dell’infermiere, con le organizzazioni avanzate nella professione infermieristica e con la formazione, l’autonomia, la responsabilità e la ricerca tra nuove e vecchie incognite. Insomma,argomenti abbastanza dibattuti in ogni dove, dentro e fuori la professione che presentano molte criticità nell’essere declinate nella quotidianità dai professionisti infermieri.
La prima giornata ha visto succedersi, nel tentativo di delineare l’identità dell’infermiere, nell’ordine il Presidente del Collegio IPASVI di Varese A. Filippini, il Dott. E. Manzoni, la Senatrice Dott.ssa A. Silvestro, la Dott.ssa R. Maricchio, il Dott. P. Lattarulo, il Dott. A. Del Vecchio e per finire il Presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, la Dott.ssa B. Mangiacavalli.
Tra le relazioni degne di nota e che hanno aggiunto un valore reale alla discussione su quale sia o debba essere l’identità dell’infermiere va senz’altro citata la relazione del Dott. Manzoni, assente in aula plenaria per motivi personali, il quale tuttavia non ha voluto far mancare il proprio contributo alla discussione inviando un video nel quale ha provato, con l’eleganza e lo stile che lo contraddistinguono, a far luce attraverso le lenti della filosofia, sul concetto di identità.
Il Dott. Manzoni, ha di fatto sottolineato le differenze tra identità personale dell’infermiere e identità professionale. Se per ciò che attiene l’identità personale ognuno è chiamato a fare i conti con se stesso, per l’identità professionale il professionista non dovrebbe mai smettere di chiedersi “chi sono io come infermiere?”.
Chiedersi come professionisti dove poggiano i propri piedi e dove li indirizziamo ha un doppio valore, per se stessi e per l’intero corpo professionale. Sostiene Manzoni, sapere come professionisti su quali pavimento, oramai liquido e fatto sempre più di incertezze, poggiamo i piedi è importante perché vuol dire riconoscersi in quelle che sono le basi dell’essere infermiere e permette al contempo di sapere dove indirizzarli i propri piedi e immaginare il proprio futuro professionale.
Continua poi, citando quali possono essere i possibili motivi di fraintendimento della nostra identità professionale:
- L’identità della patologia: sono perché conosco le patologie;
- L’identità tecnica: sono perché so utilizzare;
- L’identità organizzativa: sono perché il contenitore mi dice di essere;
- L’identità procedurale: sono per i miei compiti.
Ciascuna di queste identità (ma ve ne sono altre ancora) può essere fuorviante, ad esempio, l’identità tecnica è faticosa da realizzare a causa della velocità dei cambiamenti in questo settore e in definitiva, i mezzi non possono avere fenomeni identitari.
Il Dott. Manzoni ha parlato inoltre, dell’identità formale dell’infermiere, quella data da leggi e codici. Ha concluso il suo intervento parlando di identità sostanziale che è quella che, a dispetto del pavimento liquido sul quale poggiamo i piedi, si fonda su due pilastri che sono “scienza e coscienza”, non considerate separatamente ma nel loro insieme.
A seguire l’intervento della Senatrice A. Silvestro, la quale ha posto alla platea (scarsa purtroppo!) delle domande quali: “E’ forse solo un problema di quadro giuridico il malcontento degli infermieri o piuttosto una questione di identità professionale?”, e ancora, “Perché tanta resistenza all’interno e all’esterno della professione circa il nuovo modello formativo proposto dalla Federazione Nazionale dei Collegi?”, e “Può l’infermiere di oggi continuare a lavorare in prossimo futuro, come faceva un tempo o come fa adesso?” e per concludere “Quali competenze degli infermieri nel 2016?”.
A tutte queste domande ha provato lei per prima a dare una risposta e lo ha fatto partendo da quella che è stata la sua lunghissima storia professionale e raccontando le sue difficoltà nel provare a rappresentare al meglio gli infermieri in ambito istituzionale, ha ribadito il concetto noto, che le risorse finanziare sono pressoché esaurite e che di noi infermieri e della specificità della nostra professione pochi sanno.
Viene da chiedersi come ciò sia possibile, dato che tra tutte le professioni sanitarie la nostra è la più numerosa! Le riflessioni che scaturiscono dall’intervento della Sen. Silvestro se da un lato mettono in luce una realtà riscontrabile sui giornali o le televisioni (assai più spesso di quanto si possa pensare o si possa desiderare), in cui spesso la nostra professione viene spesso confusa con le altre, al contempo ci porta a riflettere sull’identità reale degli infermieri e quella percepita dalle persone circa gli infermieri stessi.
A questo problema identitario altri relatori hanno provato a dare una risposta, tra questi il Dott. P. Lattarulo che ha fatto il punto su etica e deontologia infermieristica, che devono guidare l’infermiere e portarlo a ragionare e a capire se quello che stiamo facendo è giusto.
Ha continuato ricordando, alle luce della revisione del nostro Codice Deontologico iniziata a Gennaio di quest’anno, quali erano i punti salienti e le parole chiavi che hanno caratterizzato i precedenti codici deontologici. Si è passati dalle parole amore e modestia del I° Codice deontologico, quello del 1960, a responsabilità, autorevolezza e competenza che sono state le parole chiave dei Codici che ci hanno condotto fino ai giorni nostri.
Un altro intervento che ha cercato di far luce su quale sia l’identità degli infermieri ai tempi della comunicazione social, è stato il Dott. A. Del Vecchio, Direttore di Nurse 24, che dopo aver brevemente descritto come viene rappresentato l’infermiere su Internet e i vari social, ha provato a tratteggiare l’importanza della comunicazione social e a ribadire l’importanza da operatori sanitari di usare con prudenza questi mezzi sia nei confronti dei pazienti, che sia dei colleghi.
Tuttavia, quella che poteva essere un’occasione di approfondire un tema sentito da molti infermieri, è sprofondata nelle paludi promozionali della piattaforma formativa creata dallo stesso Del Vecchio e degli obiettivi che intende raggiungere in un prossimo futuro con questa, coinvolgendo in questo progetto non solo gli infermieri ma anche gli O.S.S..
La serata si è conclusa con l’intervento del Presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, Dott.ssa B. Mangiacavalli, la quale ha esordito chiedendosi se “…coloro che usano il termine demansionamento sanno davvero cosa voglia dire e se non lo confondano piuttosto con il termine dequalificazione”.
Incuriositi da tale affermazione siamo andati a cercare l’etimologia e la definizione di questi due termini su un paio di dizionari online, Garzanti e Treccani, e ci è parso di capire che in realtà i due termini siano sovrapponibili.
Ma a prescindere da questa analisi etimologica sui termini su menzionati, non si può non concordare con il Presidente quando afferma che spetta all’infermiere decidere e documentare gli atti propri della professione infermieristica decisi in autonomia e gli atti che gli stessi infermiere decidono di delegare.
La presa in carico del paziente e la pianificazione dell’assistenza, ha aggiunto il Presidente, spetta all’infermiere e bisogna necessariamente coniugare aspetti pratici con i valori etici della professione.
Parlando poi di Codice deontologico, ha ribadito che, il Codice non serve all’infermiere ma al cittadino, per sapere cosa debba aspettarsi dai professionisti che lo hanno in carico, mettendo in guardia i presenti sulla deriva tecnicistica della professione a scapito della relazione con il paziente, che sempre più spesso viene delegata ad altre figure sanitarie. A tal proposito ha ricordato il rischio sempre più reale che gli infermieri vadano sempre più a ridursi negli ambiti di cura, a favore di altre professioni.
A proposito di comunicazione poi afferma, che ci si dovrebbe astenere dal parlare di cose che non si conoscono appieno e del fatto che l’infermiere dovrebbe fare un uso consapevole dei social, poiché un infermiere resta un infermiere anche quando posta qualcosa sui vari social come cittadino.
Per concludere ci ha esortato a riprenderci i nostri spazi acquisendo la consapevolezza sull’identità e sulla costruzione di un proprio costrutto, ricordandoci che questi spazi da occupare saranno sempre più sul territorio.
Il convegno è ancora in corso e ci prospetta altri interventi interessanti, dispiace tuttavia notare, a fronte di una nutrita presenza di Presidenti e dirigenti Ipasvi (spese a carico) la scarsa affluenza di infermieri (paganti) ad un Convegno che rischia per questo motivo di essere un’occasione sprecata di approfondimento oltre il cerchio Ipasvi.
Redazione Nurse Times
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